Editoriali

POLITICA

Elezioni sì, elezioni no. Il Kenya attende di ripartire

Giorni pacifici nelle piazze ma complicati negli ambienti politici e giudiziari

25-09-2017 di Freddie del Curatolo

A un mese dalle nuove elezioni, il Kenya si appresta a vivere giorni complicati.
Fortunatamente non dal punto di vista delle tensioni di strada e di piazza, che sembrano per ora scongiurate anche grazie ai proclami di pace che sono l'unica cosa "bipartisan" che arriva dai vertici dei due schieramenti politici.
E' tutto il resto ad essere un bel garbuglio.
Dopo la lettura integrale della sentenza della Corte Suprema che ha confermato i motivi dell'annullamento delle precedenti elezioni (errori e irregolarità anticostituzionali, ma non si parla di frode volontaria e brogli come chiedeva l'opposizione, né di coinvolgimento diretto o indiretto del presunto vincitore Kenyatta), è iniziato o, meglio, ricominciato il ping-pong da campagna elettorale.
Questa volta però a colpi di magistratura, più che di sferzate nei comizi.
L'alleanza guidata da Raila Odinga ha posto le sue condizioni per lo svolgimento delle elezioni, posticipate dal 17 al 26 ottobre per agevolarne l'organizzazione da parte della IEBC. Innanzitutto proprio la IEBC: Odinga e i suoi vogliono l'epurazione di alcuni elementi, tra cui il CEO Chiloba, e hanno chiesto al Giudice dell'Alta Corte di Nairobi di procedere contro il direttore Wafula Chebukati.
Chebukati che è già al lavoro per preparare la macchina elettorale.
L'alleanza NASA pretende che si cambino i dirigenti, altrimenti per loro "queste elezioni non s'hanno da fare", parafrasando il Manzoni.
Ma non solo, l'opposizione chiede anche che la società che si occupa della logistica, la francese Safran-Ot Morpho, indicata da loro come connivente nelle irregolarità elettorali, non prenda parte al processo elettorale, così come che l'azienda produttrice delle schede elettorali venga cambiata.
Richieste abbastanza difficili da soddisfare, anche volendo, dati i tempi molto ristretti.
Secondo il partito di Governo Jubilee, il "diktat" della NASA oltre a non essere vincolante e non avere motivi, svela le chiare intenzioni di Odinga, quelle di evitare le nuove elezioni per arrivare a una crisi politica definitiva che porti ad un governo di coalizione con un presidente di garanzia che non sia Kenyatta.
La risposta del Jubilee non si è fatta attendere: Kenyatta resterà al comando anche in caso di elezioni non ripetute entro i 60 giorni, e la NASA non potrà boicottarle, perché verranno svolte anche senza di loro.
Da qui accuse reciproche di scavalcare la Costituzione e di volersi sgambettare a vicenda.
Come sempre in questi casi, chi ci va di mezzo è il Paese nella sua spina dorsale, l'economia, ma anche nel resto del corpo, la forza lavoro e le varie piccole e medie imprese di una nazione in crescita esponenziale. Oltre alla fiducia dei mercati esteri, in standby da ormai troppe settimane.
Oggi dovrebbe esserci un primo incontro tra i due schieramenti e la IEBC per trovare un accordo, nel frattempo anche il Jubilee ha chiesto alla giustizia ordinaria di procedere contro due dei delfini di Odinga, Mudavadi e Orengo, per le evidenti intrusioni non autorizzate nei sistemi operativi della commissione elettorale, nel tentativo di provare le irregolarità di cui sopra.
Un'altra settimana di passione, quindi, mentre anche il settore del Turismo attende con ansia di poter confermare che la stagione invernale sarà un successo.
Le prenotazioni continuano ad arrivare, le cancellazioni sono ancora poche per fortuna e c'è tanto interesse per la meta africana che coniuga il caldo con il mare e i safari.
Come sempre, malindikenya.net vi terrà aggiornati. 

TAGS: Elezioni Kenyakenya votaodinga presidentepresidente Kenyaricorso Kenya

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