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Imprenditori Malindi Watamu: "preoccupati per Silvia, non per il turismo"

La comunità italiana: "Qui ci sentiamo sicuri, fanno più male le fake news sul Kenya"

22-11-2018 di Leni Frau

“Siamo preoccupati più dalla disinformazione dei media che dal timore di perdere turisti. La vicenda della volontaria italiana, accaduta ben lontano dalle zone turistiche ci mette addosso grande tristezza e speranza che tutto si risolva bene. Siamo preoccupati per lei, noi ci sentiamo sicuri. La costa del Kenya lo era prima e lo sarà ancora di più nel periodo delle festività se come tutti gli anni ci sarà una maggiore attenzione da chi garantisce la sicurezza nelle destinazioni turistiche. Ma le fake news possono fare danni inimmaginabili”.
Questo il comunicato delle associazioni di albergatori ed imprenditori del Turismo di Malindi e Watamu riuniti in una conferenza stampa nella splendida cornice dei resort PlanHotel a Malindi.
La Presidente regionale della Kenya Association of Hotel Keeper Maureen Awuor ha aggiunto che se ci saranno cancellazioni delle prenotazioni alberghiere (a Natale si prevede l’overbooking, con un’occupazione del 70% da metà gennaio in poi) sarà dovuto soprattutto alle fake news che hanno accompagnato la vicenda del rapimento della volontaria italiana Silvia Romano a Chakama.
“Non si possono scrivere tali inesattezze che poi ricadono su un intero settore e su migliaia di lavoranti fissi e stagionali – ha detto Awuor – Chakama è un piccolo villaggio remoto a 80 km dalla costa dove non ci possono essere hotel o centri commerciali, semplicemente perché non c’è turismo, ne c’è mai stato. Gli unici stranieri che vanno lì, in mezzo al nulla, sono volontari”.
Alla conferenza stampa ha parlato anche il portavoce della comunità italiana, Freddie del Curatolo.
“Gli italiani di Malindi e dintorni sono in pena per le sorti di una connazionale, ma non si sentono né in sicuri ed in pericolo – ha detto del Curatolo – nonostante quello che scrivono certi giornali e siti italiani, nell’intera Contea di Kilifi, comprese le zone sperdute come Chakama, non ci sono stati mai attacchi terroristici. Non solo perché sono zone tranquille, ma perché sono difficili da raggiungere, per le formazioni estremiste somale, e soprattutto da abbandonare. Da una parte chiuse dal mare, dall’altra dalla savana e da un fiume che ha un solo ponte stradale, per giunta alla sua foce. Da subito abbiamo avuto la percezione che non si trattasse di un’operazione di Al Shabaab, ma nonostante questo c’è ancora chi ama speculare su queste notizie o lega il Kenya sempre a questo tipo di episodi. Ora è tempo solo di sperare che Silvia torni dalla sua famiglia sana e salva. Questo è l’importante”.
Dello stesso avviso anche il General Manager dei resort Planhotel, Alex Zissimatos: “I nostri resort sono sicuri e ciò che è avvenuto non riguarda le località turistiche, purtroppo però rischiamo di essere danneggiati da notizie false”.
Philip Chai, storico manager del Billionaire di Briatore, invoca comunque più sicurezza durante il periodo di alta stagione, per prevenire tentativi di imitazione. “Il Ministro del Turismo, come gli anni passati, deve garantire che i turisti, locali e stranieri, possano godere appieno delle loro vacanze, come è avvenuto negli ultimi mesi. Soprattutto non meritiamo un calo di visitatori”.
Il timore di un contraccolpo su zone lontane da quelle interessate dall’ultimo episodio di cronaca serpeggia anche tra gli operatori locali del turismo. Il responsabile dei Beach Operators della Contea di Kilifi, Justin Kitsao, chiede al mondo dell’informazione, a blogger e a chi scrive sui social network di collaborare per il Kenya e il suo turismo. “I media devono darci una mano, non affossarci cercando il sensazionalismo. Può andarci di mezzo il lavoro di tutti, specialmente di noi keniani”.  
 

TAGS: turismo kenyacosta kenyaimprenditori kenyaalbergatori kenya

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