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MAL D'AFRICA

Kenya: Quando il diverso sei tu

L'articolo sul giornale del Liceo di un ragazzo milanese dopo una vacanza

03-02-2017 di Christian Iacobone

Circa a 3 ore di macchina dall' aeroporto di Mombasa, nei pressi di Malindi (città famosa ahimé, soprattutto, per il lussuoso resort di Briatore), c'e la località di Watamu; lì si vive “pole pole” ovvero “piano piano”, non ci sono orari da rispettare, nessuno corre, tutto scorre tranquillamente e si impara a convivere con la noia. Eppure la confusione regna sovrana: tuk-tuk (taxi locali) che strombazzano e si sorpassano a vicenda, motociclette (i bajaj) che trasportano quattro passeggeri, mamme che lavano i panni per strada e ragazzi scalzi che percorrono chilometri a piedi per andare a scuola o prendere l' acqua dal pozzo: siamo in Africa e tutto è possibile!
Appena si arriva in qualsiasi villaggio turistico sulla costa, la prima azione che viene spontanea è quella di infilarsi  il costume e fare un bagno al mare, perchè non si è in un mare qualsiasi:  si è di fronte all’Oceano Indiano, che offre stelle marine giganti, pesci palla, delfini, squali e chilometriche distese di barriera corallina. Ma la vera Africa non è quella che si vive all’interno del villaggio…Semplicemente montando su un tuk-tuk o un bajaj ci si può avventurare nei villaggi locali  dove si respira il vero clima africano; vi sono infatti mercati all’aperto dove si vende di tutto: cibi, animali, vestiti ed oggetti di qualunque  genere. Tutto l' ambiente è immerso negli schiamazzi dei bambini. E' bellissimo vedere brillare i loro occhi! Nonostante tutti i problemi, sono sempre felici; se c’è qualcosa che si impara in Africa è che il sorriso non va mai perso, qui è difficile vedere qualcuno triste, ovunque si volga lo sguardo. Quando si va a trovarli in uno dei loro orfanotrofi ti accolgono con abbracci e sorrisi che ti rimangono nel cuore! Hanno solo quello da offrirti, loro che nella vita non hanno avuto niente, nè una casa, nè giochi, nè cibo, oltre alla sventura di essere orfani e a volte anche disabili...E quando ti metti a giocare con alcuni di loro che corrono senza arti capisci che hanno una forza di volontà eccezionale. Tutti ti supplicano di restare a "mangiare" con loro, condividendo quel poco di cibo che hanno solo perchè ti reputano la "fortuna" più importante capitata a loro da chissà quanto tempo...E allora pensi che il "mondo" che hai lasciato a casa e che pensavi fosse il migliore, in realtà è solo un piccolo angolo della Terra dove non sempre regna quella felicità che invece lì in Africa si trova nonostante la miseria. E così pensi che il "diverso" sei tu e forse meno fortunato, al di là dei pregiudizi.
Un' esperienza in Africa invita a tante riflessioni, e quando si prende l’aereo per tornare a casa, si è pervasi da quella "malinconia" che più comunemente viene chiamata “mal d’Africa”; non importa quanti souvenir hai portato via, non importa quante fotografie hai scattato in questo magnifico continente e continui a riguardartele per alleviare la nostalgia, non importerà nemmeno quanti viaggi in altri posti del mondo farai, perché l’Africa ormai ti ha contagiato e l’unica medicina è tornarci ancora.

TAGS: Christian Iacobone

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