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STORIA

Nove siti storici in Kenya che rischiano di scomparire

Rapporto del Revisore: tre di questi si trovano a Malindi

23-07-2019 di redazione

Fatte le debite distinzioni, nell’antichissima Italia abbiamo Pompei, in Kenya c’è il pilastro di Vasco Da Gama.
Nel nostro Paese alcuni edifici storici rischiano quotidianamente il crollo, in Kenya siti molto meno datati sono comunque esposti alle ingiurie del tempo e potrebbero presto scomparire. L’allarme rosso per almeno nove siti storici in Kenya è stato lanciato dal revisore generale dei conti dello Stato Edward Ouko.
“La situazione in cui versano i siti storici, se non affrontata con urgenza – ha detto Ouko – avrà un impatto negativo sull’insostituibile patrimonio nazionale”.
Ecco i nove monumenti nazionali su cui bisognerebbe intervenire.

  1. KENYATTA HOUSE A LODWAR
    All’apparenza è una semplice casa bianca in cemento con un tetto di “mabati”, ma in realtà il suo valore, per la storia del Kenya, è importantissimo. Infatti questa abitazione di Lodwar, sulla strada per il Turkana, è stata la prigione del futuro primo Presidente del Kenya e di suoi quattro complici sei (Ramogi Achieng Oneko, Kung'u Karumba, Paul Ngei e Fred Kubai) dal 1959, anno in cui fu costruita, al 14 agosto 1961 quando fu definitivamente rilasciato e portato nella sua casa a Gatundu. A Lodwar di fatto Kenyatta riceveva la visita dei leader politici in libertà (tra cui il suo futuro vice e secondo Presidente del Kenya Daniel Arap Moi) e continuava a dirigere la rivoluzione che portò all’Indipendenza del Paese. Secondo Ouko la casa è a rischio di crollo.
     
  2. VASCO DA GAMA PILLAR DI MALINDI
    Il monumento simbolo dello sbarco dei Portoghesi in Kenya e del loro approccio amichevole (a differenza di quanto accadde a Mombasa) non è più il pilastro originale eretto per segnalare il passaggio di esploratori cristiani. Quel “padrao” fu distrutto un secolo più tardi ma ricostruito e tuttora rappresenta uno dei riferimenti della storia conosciuta del Kenya. Le sue condizioni, per l’erosione della roccia, il vento e la salsedine, sono precarie anche se il Governo portoghese ha promesso un aiuto economico per restaurarlo.
     
  3. MUSEO NAZIONALE DI MERU
    L'edificio che ospita il museo di Meru risale al 1916. Nell'era coloniale serviva come polo amministrativo nella regione del Monte Kenya. Oggi è la vetrina degli aspetti della storia e della cultura dell’etnia Meru, con una mostra permanente a loro dedicata, un giardino di arbusti ed erbe medicinali indigene ed altre facilities. Le sue colonne di legno sono ormai divorate dagli insetti e anche le opere sono già state attaccate.
     
  4. CAVERNE DEGLI SCHIAVI DI SHIMONI
    Le imponenti grotte coralline di Shimoni nella contea di Kwale sono una testimonianza vivente dei tempi terribili della schiavitù sulla costa africana orientale. Furono utilizzate dagli arabi per vendere e deportare gli schiavi keniani dall’ottavo al dodicesimo secolo.  A pochi metri dal sito si trova lo Shimoni Slave Museum, gestito dai Musei Nazionali del Kenya. Il museo ha collezioni di manufatti culturali della popolazione locale Digo e altri raccolti dalle aree costiere dell'Africa orientale come Pemba e Zanzibar, che erano i centri della famigerata tratta araba degli schiavi. Secondo Ouko l'edificio storico è in rovina, mentre i siti con le tombe degli schiavi sono a rischio di essere spazzati via dalle maree. Inoltre parte del terreno del museo è stato invaso da un muro permanente eretto dal Dipartimento della Pesca.
     
  5. CAPPELLA PORTOGHESE E CIMITERO DI MALINDI
    Nella zona del Vasco Da Gama Pillar e di fronte allo storico baobab che ha più di cinquecento anni, sorge la cappella portoghese fatta erigere nel sedicesimo secolo da Francisco Xavier. Nello stesso sito c’è il cimitero che raccoglieva le spoglie di marinai lusitani ma anche quelle dei primi governatori britannici di Malindi. Qui, nonostante il rifacimento dell’area e il nuovo muretto, dispute sulla proprietà del terreno potrebbero creare problemi ed atti di vandalismo.
     
  6. FORTE DI LAMU
    Il forte dell’isola di Lamu ed il suo museo sono ancora oggi il punto di ritrovo degli abitanti dell’arcipelago islamico a nord della costa del Kenya. La costruzione del Forte di Lamu iniziò nel 1813, poco dopo la vittoria delle forze dell’isola su Pate e Mombasa nella battaglia di Shela. Questo importante lavoro di costruzione fu presumibilmente intrapreso con la collaborazione di Seyyid Said, il Sultano dell'Oman che allora stava coltivando una nuova promettente alleanza con Lamu. Il forte diventò sia una protezione per le guarnigioni che un punto importante di commercio. Ben presto il Forte diventò il simbolo della comunità, un ruolo che svolge ancora oggi. Ma secondo il rapporto in questione, la comunità si sta appropriando dell’area per farne un uso non rispettoso della cultura, dell’arte e della storia dell’isola.
     
  7. ROVINE DI JUMBA LA MTWANA
    La città di Jumba la Mtwana, antico insediamento tra Kilifi e Mombasa con rovine simili a quelle di Gede ma che si affacciano sul mare, è una testimonianza di insediamento arabo del XIV secolo, dove gli abitanti erano dediti alla pesca e gli schiavi venivano spesso liberati per lavorare nelle case degli abitanti. Oggi il rischio è dato dall’erosione della spiaggia e dalla boscaglia che cresce incolta e invade i resti.
     
  8. NJURI NCHEKE DI MERU
    Il sito che ospita il luogo dove da sempre i consigli degli anziani si incontrano per discutere le questioni della loro comunità e per risolvere gravi controversie che coinvolgono il popolo Meru, ha più di ottocento anni. L’edificio è sicuramente molto più recente ma egualmente versa in condizioni non buone.
     
  9. MUSEO ETNOGRAFICO DI MALINDI
    La famosa “Casa delle colonne” di epoca portoghese che ospita il museo etnografico di Malindi rischia di crollare se non verrà restaurata ed oltretutto nelle immediate vicinanze ci sono abitanti che stanno invadendone la proprietà.
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