Salgono positivi e percentuali nel giorno in cui il Presidente del Kenya dovrebbe annunciare qualche novità nel proseguo dell’emergenza pandemia. Dopo un mese abbastanza tranquillo, sia nel computo dei casi che in quello dei decessi (124 negli ultimi 30 giorni, due soli nelle ultime 24 ore), e di percentuale di casi su tampone che si è attestata sotto il 5% come auspicato dal Ministero della Sanità, è arrivato il momento della verità.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Kenya ha raggiunto a fine agosto il picco pandemico, questo ha coinciso con un minor afflusso di aiuti e fatalmente con un calo di attenzione sia da parte delle istituzioni (le Contee hanno iniziato ad accusare ammanchi e disorganizzazione, per poi denunciare un passivo nei bilanci non sanato dal Governo) che da parte dei cittadini, che ormai nella sola Nairobi sono portati a rispettare le regole, ma dove peraltro la distanza sociale permane solo negli uffici e nei ristoranti.
Quello che ci si aspetta oggi, dopo i 244 casi di ieri e il totale alle soglie dei 40 mila (38.115) è almeno un prolungamento dell’apertura serale, con il coprifuoco ridotto di qualche ora (11 o mezzanotte) e un annuncio che renda felici i proprietari dei bar o riabiliti la vendita degli alcolici nei locali pubblici già aperti. Peraltro c’è poco altro da annunciare, dato che ormai il Paese ha riaperto un po’ tutto e giustamente rimangono alcune restrizioni riguardo al numero di presenze alle cerimonie pubbliche (funerali e matrimoni e nelle chiese, limite di 100 persone) ma dove iniziano a verificarsi meeting e comizi politici dove accorrono centinaia di persone, spesso senza rispettare alcuna regola. Ieri tra l'altro a Mombasa si è tenuto un concertone, alla presenza del Governatore Hassan Joho, con migliaia di persone assiepate a vedere i propri idoli, senza nessuna precauzione. Ormai l'emergenza è finita e da questo anche i media leggono la concreta possibilità che si inizi a giocare a carte scoperte e non bluffando.
In forza di questo verrebbe da pensare che il Covid-19 effettivamente in Kenya non sia più (se lo è mai stato) un grosso problema, specie ora che tornano ad aumentare gli incidenti stradali e che vengono nuovamente a galla i numeri dei casi di malaria.
Sarebbe anche ora che gli ospedali tornassero ad occuparsi di quei malati che la pandemia ha trasformato in pazienti di serie B o che hanno dovuto curarsi in maniera alternativa per timore di incontrare in qualche modo il virus su cui erano puntati i riflettori e poi doversi comportare di conseguenza (isolamenti, quarantena, cure a pagamento) anche in caso di sintomi leggeri o inesistenti.
Attendiamo quindi il discorso di Uhuru Kenyatta e capiremo quale futuro si profila per il Paese, i suoi cittadini e la sua economia.