Mille morti dal 26 marzo 2020 a ieri, 1 novembre, non sono affatto tanti per un Paese di 53 milioni di abitanti. Sicuramente sono molti, ma molti di più i morti di malaria ma anche quelli di infezioni ancora presenti specie nelle aree povere e rurali come ad esempio il colera.
La differenza è che il Covid-19, per gli esperti e l'opinione pubblica, va fermato perché è altamente contagioso e può colpire tutti indiscriminatamente, non solo i poveri, derelitti e perennemente dimenticati dai Governi. Oltretutto ogni giorno questa gente muore di patologie di cui non conosceranno mai il nome, l'origine e soprattutto una cura preventiva e il Covid-19 è solo l'ultima delle cause ad aggiungersi alla lista.
Così il Kenya, come tutto il mondo, quotidianamente celebra come una vera minaccia numeri che, se si riferissero solo a categorie circoscritte, sarebbero probabilmente ignorati, anche se fossero notevolmente superiori.
Tant'è, sta di fatto che pericolo quindi diventa tangibile, ad esempio, anche per gli stranieri che vivono in Kenya, in quanto si muovono in mezzo ad una popolazione locale (composta per la maggior parte dalle categorie vulnerabili di cui sopra) che non rispetta quasi per niente le regole.
Se aggiungiamo che buona parte di chi dovrebbe far rispettare le regole si occupa solo di trarre da questa situazione benefici personali, il quadro della pericolosità per chi vive in Kenya e non ha mai avvertito minacce sanitarie serie, è fatto.
Era un’introduzione necessaria e già accennata altre volte per dire che comunque la quota 1000 decessi che il Kenya ha superato ieri, con i 17 morti di Covid-19 che hanno fatto salire il totale a 1013 morti nel Paese, è comunque un dato di cui tenere conto, così come i 55877 positivi registrati in otto mesi. Le percentuali che interessano riguardano anche i casi per tampone, ieri è stato rilevato il 15% (685 positivi, di cui 26 stranieri, su 4433 test) e da qualche giorno si fluttua tra il 15 e il 20. I pazienti asintomatici continuano ad essere nove su dieci.
Nelle ultime 24 ore sono stati però dimessi altri 231 pazienti, 130 dal programma di assistenza domiciliare e 101 dagli ospedali di tutto il Paese. Il totale delle guarigioni rilevate è ora pari a 37.194.
La distribuzione dei casi per contea di domenica 1 novembre è divisa come segue: Mombasa 203, Nairobi 202, Busia 95, Nakuru 18, Kiambu 18, Bungoma 18, Kilifi 17, Kisumu 17, Embu 17, Kajiado 15, Kakamega 14, Kwale 8, Machakos 6, Kirinyaga 5, Kericho, Murang'a, Taita Taveta, Turkana e Tana River 4, Homabay 3, Isiolo, Kisii 2 e Garissa 1.
Attualmente la sanità keniana sta tenendo, ma teme numeri in aumento nelle prossime settimane, per questo ci saranno nuove decisioni che potrebbero riguardare controlli più severi e qualche limitazione, anche se non un vero lockdown.
Attualmente ci sono 4800 pazienti circa inseriti nel programma di isolamento domiciliare e relative cure, 1271 personme ricoverate in strutture sanitarie, 53 casi gravi sono in Terapia Intensiva (ICU), altri 31 sono in supporto ventilatorio e 22 in ossigeno supplementare. 17 sono nell'Unità di Alta Dipendenza (HDU).