Sempre più giù.
Il Kenya scende decisamente sotto le percentuali di sicurezza, facendo registrare 83 casi (era dal 1 giugno scorso che non si scendeva così in basso) su 3093 tamponi, con una media di 2,68 contagi su 100 persone. Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità inviti a mantenere cautela e non “liberare i buoi dalla stalla”, ormai parte del Governo keniano è convinta che si potrebbe accelerare la riapertura totale del Paese, ad iniziare dalle scuole, uno dei punti dolenti della società che riguarda milioni di famiglie e migliaia di dipendenti statali e privati.
Ieri peraltro altri 72 pazienti sono stati dichiarati guariti. Di questi, 33 hanno liberato un letto d’ospedale mentre gli altri erano già in cura a casa propria e sono solo una ventina in tutto il Paese i malati ricoverati nei reparti di terapia intensiva.
Tre persone nell’arco delle ultime 24 ore sono decedute, portando il totale delle morti collegate al Covid-19 nel Paese a 597, mentre i casi tuttora attivi di cui si è a conoscenza sarebbero 13276.
Sulla costa da segnalare solo un caso conclamato di positività al virus, registrato a Mombasa.
Nairobi ha registrato solo 27 casi, era da mesi che nella capitale non si segnalava un dato così basso.
Il Ministero della Salute, ridotta l’emergenza, si sta concentrando ora sui danni compiuti dalla pandemia in questo mese, soprattutto per quanto riguarda i cittadini vulnerabili.
“La denutrizione è uno dei problemi riscontrati in un bambino su 10 nel Paese ed il 45% dei decessi di bambini sotto i cinque anni di età è associato a questo problema – ha detto il Segretario Amministrativo della Sanità, Rashid Abdi Aman – mentre il 25% di loro ha rilevato problemi di salute mentale”.
Per combattere la minaccia della sotto-nutrizione, Abdi Aman ha ribadito pubblicamente che l'integrazione di micro-nutrienti di ferro/acido folico per le donne in gravidanza, e di vitamina A per i bambini sotto i 5 anni, sono forniti gratuitamente nelle strutture sanitarie pubbliche.