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EDITORIALE

Watamu nella "Tv del dolore": solo falsità

La tristezza di denigrare il Kenya per avere visibilità

02-05-2020 di Freddie del Curatolo

Non ci basta aver perso la coda della stagione turistica, ritrovarsi fianco a fianco con i tanti cittadini keniani che dipendevano e dipendono (in quanto dipendenti) dall’industria dell’ospitalità che a Malindi e Watamu è gestita in buona parte da noi italiani, e con le loro problematiche.
Sulla costa del Kenya restare senza lavoro significa letteralmente patire la fame, passare da un pranzo abbondante al giorno nel luogo di lavoro e uno decisamente più frugale nella propria casa/baracca/capanna, a non avere né il pasto principale né i soldi per quello frugale di tutta la famiglia. Aspettando che il raccolto del mais sia pronto.
Non basta collaborare con le istituzioni, donare ognuno con i suoi mezzi e metodi cibo, disinfettanti, mascherine ed altro alla popolazione, sensibilizzare, rassicurare e dare corrette informazioni.
In questo periodo di emergenza, ci mancava solo che arrivasse in aiuto di due connazionali mezzi mitomani la Tv del dolore e dell’indignazione di Giancarlo Magalli, a darci un altro colpetto a suon di fake news e malafede.
Così la Watamu desolata ma tranquilla di questi giorni, la solidarietà tra residenti italiani e keniani, le speranze condivise, l’assenza da quaranta giorni di un singolo caso di Coronavirus nella Contea, sono state accomunate a parole come “incubo”, “odissea” e soprattutto ad informazioni false, prese dai primi che capitano in forza di un video “virale” (come si usa oggi).
Era dai tempi del caos post elettorale, dodici anni fa, che non accadeva.
E' bastata un'intervista senza contradditorio e i kenioti sono diventati individui ostili a cui gli italiani non sono mai stati simpatici (buona questa, Magalli...chi te l’ha scritta?), affermazione che viene suffragata dal fatto che appena un connazionale mette il piede fuori di casa (ma quale casa, sono tutti hotel abbandonati in cui uno si rifugia in stato di totale disperazione...c’è da chiedersi come mai non vengano occupati da chi vive in capanne dove in questo periodo inizia a piovere dentro) la gente si rivolge a lui con il disdicevole appellativo di “Corona”.
L’abbiamo scritto e ribadito più volte sul nostro portale, il desiderio e le richieste di poter far ritorno nel proprio paese sono legittime, ma a supporto di questo diritto non si possono inventare panzane.
Nell’affermare che per le dichiarazioni rese nella televisione nazionale i due turisti italiani ospiti della trasmissione “I fatti vostri” sarebbero passibili di denuncia da autorità e settore turistico in Kenya e che è stato facilmente verificabile da tante persone a Watamu che le dichiarazioni rese per gran parte non corrispondono al vero (non alloggiano in un resort abbandonato, ma in appartamenti in affitto attigui al resort, hanno semplicemente allungato di un mese l’affitto e ci risulta anche a condizioni di favore, la loro quotidianità non è cambiata dopo la data del biglietto di ritorno).
Hanno parlato di almeno cento persone nella loro stessa situazione. Sappiamo che ci sono tanti connazionali che hanno motivi validi e d'urgenza per tornare, infatti sono prioritari in lista, altri semplicemente attendono e sperano che al più presto questo loro diritto si realizzi (pagando, s'intende, non c'è guerra o altro, poi starà a loro farsi rimborsare i biglietti dalle compagnie che non hanno potuto ottemperare). 
Abbiamo letto anche dei messaggi in una chat del 18 marzo scorso in cui sapendo che il loro volo era stato cancellato, chiedevano consigli ed è stato risposto loro, proprio perché genitori di bimbi piccoli, di acquistare uno dei tanti voli Ethiopian disponibili nei giorni successivi.
Ma un po’ per non anticipare la fine della vacanza, un po’ sperando forse in una successiva riprotezione da parte di Kenya Airways, non se la sono sentita di partire. Queste sono alcune delle verità non dette in trasmissione, poi ci sarebbe da discutere su quelle inventate o annuite di fronte alle imbeccate del fantastico Magalli che oltre a sospettare antipatia dei keniani nei nostri confronti, estrae dal cilindro una storia di rapine ai danni di turisti italiani di cui evidentemente ha notizia a differenza nostra.
Sarebbe ora auspicabile che la coppia si cospargesse il capo di polvere di baobab e chiedesse scusa per le esagerazioni, anche per non rischiare sì un clima di ostilità nei loro confronti, ma da parte dei connazionali presi "a nolo" dalle loro parole e del buono di Watamu e della sua comunità italiana, che rappresenta almeno il 90% del totale degli italiani, anche se in tanti dovrebbero darsi una regolata morale e capire un po' di più dove sono.
A parte questo, l’intervista di Rai Due purtroppo è un campanello d’allarme, ci ha fatto capire quale potrebbe essere il trend futuro nei confronti del Kenya come, si suppone, di altre mete nel mondo frequentate da italiani (ma Malindi e Watamu rimangono al primo posto, specie dopo le ultime due buone stagioni). Possiamo anche capire che dal “restate a casa” si passi al “restate in Italia”, ma non che dalla realtà si debba passare definitivamente alle menzogne, magari sfruttando l'ingenuità e l'opportunismo di chi si esalta per un pugno di "like".

TAGS: turisti kenyarientro kenyaitaliani kenya

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