Racconti

I RACCONTI DI CLAUDIA

La patente

LO SGUARDO IRONICO E GARBATO DI UNA DONNA CHE HA VISSUTO A MALINDI

29-10-2010 di Claudia Peli

Un paio di anni fa ho deciso di prendere la patente di guida keniota.
Mi sono informata sulla procedura da seguire e mi hanno detto che come in tante cose che si possono ottenere qui ci sono due modi: il modo legale …e l’altro.
L’altro è quello più semplice e veloce che va tanto di moda tra noi wazungu: paghi il giusto (spesso anche di più), trovi la persona giusta e nell’arco di pochi giorni ottieni più o meno ciò che ti serve.
Talvolta però paghi troppo o troppo poco la persona sbagliata e ti arriva una fregatura colossale.
C’è sempre un amico di un amico che conosce un tizio che è cugino di qualcuno che è un pezzo grosso da qualche parte e per qualunque cosa ti serva: hakuna matata.
Quando ho detto ai miei amici che avrei preso la patente seguendo il canale ufficiale mi han dato della matta.
“Perderai tempo in inutili lezioni di guida, ed esami e documentazione. Fatti furba e compratela.”
“Sarà un’esperienza nuova.” Ho risposto entusiasta, non sapendo ancora bene a cosa andavo incontro.
Ma siccome sono testarda e sono nipote di un maresciallo dei carabinieri che mi ha cresciuta insegnandomi i valori di giustizia ed onestà, mi incammino sempre sulla retta via.
E se poi scivolo, non è colpa mia.
Così una mattina mi sono presentata alla scuola guida che mi era stata vivamente consigliata dal mio askari Kamau, come la migliore in città.
Jambo, vorrei la patente.”
“Per quale veicolo?”
“Per tutti.”
“Tutti?”
“Mmmm … facciamo macchina e moto per adesso.”
Mr. Z. mi guarda perplesso, poi sorride e mi fa compilare qualche documento.
Una stretta di mano e ci accordiamo su tutto.
Per il pagamento mi chiede se pago subito, o a rate; oppure se voglio impegnare qualcosa tipo una capra, tre galline, l’orologio…sta scherzando, ma non mi stupirei se alcuni africani lo facessero: qui la patente costa  quanto uno stipendio medio locale.
Per le lezioni di teoria mi dice che non ne ho bisogno.
D’altra parte, penso, a cosa mi serve imparare la loro la teoria se poi in pratica passa sempre per primo quello con la macchina più grossa, o quello che si è mangiato più marungi?
La  prima lezione di guida per la moto si svolge in un campetto da calcio in una località non ben definita vicino all’aeroporto.
Quando arrivo non vedo alcuna moto, ma solo un tuk tuk sbilenco e arrugginito.
“Sorry, abbiamo finito le moto. Oggi solo tuk tuk.”
Mi dice l’assistente di mr. Z.
“Sicuro che fa lo stesso?”
Hakuna matata,  moto e tuk tuk sono uguali, anche all’esame finale ci sarà tuk tuk.” 
Mi presenta  l’istruttore di guida: un simpatico vecchietto magro come un grillo che mi aspetta già a bordo, con un bel sorriso a nove denti e mezzo.
Jambo mama! Vieni su che io imparo te guida bene, ah ah ah!”
E batte contento una mano sul sedile frontale.
Sarà mica ubriaco…mi chiedo da quale bettola di Majengo sia appena saltato fuori.
Telefono a mr. Z.
Naturalmente ha il telefono staccato!
L’istruttore mi spiega come maneggiare i comandi: frizione, marce, retro, clacson etc.
“E le frecce?”
Lui mi guarda perplesso e scuote la testa.
“Freccia rotta, usare braccio, metti fuori mano. Così.”
E mi mima il gesto.
“Ah, certo, ho capito, ce la posso fare.”
“Ok mama, twende!” Esulta lui allegro.
Do gas e parto, accelero e comincio a prenderci gusto.
Nel frattempo è arrivato un ragazzino a far pascolare un branco di capre nel campo. Ecco mi tocca pure fare un po’ di slalom.
Il vecchietto si attacca con accanimento al clacson e ride di gusto, mi sa che crede di stare sopra una giostra.
Oops, credo di aver preso una buca o un sasso, perché il tuk tuk sobbalza, mi volto a guardare:  era una capra seduta.
“L’ho ammazzata?”
“No morta, adesso poco zoppa. Hakuna matata.”
E si fa un’altra risata.
La lezione è durata 20 minuti, mi dice che sono pronta, non ne serve un’altra.
Posso andare all’esame.
“E la lezione di guida con la macchina?”
“Macchina rotta.”
“Ok.”
“Ok.”
Il giorno dell’esame arrivo in anticipo, ma mi accorgo che sono già l’ultima. Siamo in 97, ossia io e 96 africani.
Tutti seduti sul marciapiede in tripla fila.
C’è chi si gratta, chi guarda fisso nel vuoto, chi si esplora il naso con caparbietà.
Io resto in piedi.
L’assistente di mr. Z. fa l’appello: c’è anche il mio nome, buon segno.
Aspettiamo 3 ore che arrivi l’esaminatore da Mombasa e quando finalmente giunge si comincia.
Ci dividiamo in 2 gruppi, quelli per l’esame del tuk tuk sono 80 e quelli per l’esame della macchina 16.
Io sto nel mezzo.
Gli ottanta ragazzotti mi guardano perplessi quando monto sul tuk tuk, forse pensano che ruberò loro il mestiere?
Io invece me li imprimo bene nella memoria, perché dopo averli visti alla guida so che non salirò mai con nessuno di loro se mi capiteranno davanti un giorno.
L’esaminatore mi dice che sono brava, poi ci spostiamo sulla macchina. Prova d’esame sulla Lamu road in pieno traffico d’agosto.
Mi ricordo di allacciare la cintura, azzecco tutte le marce, mi tengo bene a sinistra,  non tiro sotto nessuno e concludo con  un bel parcheggio in retro.
Eh sì, vengo promossa a pieni voti.
Penso di aver finito, e di poter andare a casa, e invece no.
C’è la consegna del foglio rosa, che qui poi è giallo.
Quindi mi devo mettere in coda di nuovo dietro ai 96 colleghi che non capisco grazie a quale miracolo abbiano superato tutti l’esame di guida. Che bello, da oggi in poi le strade di Malindi saranno ancora più sicure!
Quando arriva il mio turno, l’ometto dietro alla scrivania mi dice che hanno perso il mio foglio giallo.
“Ma sono stata in coda 40 minuti! Io voglio il mio foglio! Me lo sono meritato!” Sbotto arrabbiata.
Per fortuna arriva di corsa un ragazzo a cui per sbaglio è stato consegnato anche il mio documento e tutto si risolve.
Ecco, stringo in pugno fiera il mio bel pezzo di carta!
L’ometto mi dice che la patente mi arriverà alla scuola guida nel giro di un mese circa, ma se pago un piccolo extra mi arriverà nel giro di una settimana.
E va bene, paghiamo l’extra…
Naturalmente dopo una settimana neanche l’ombra della mia patente. Sollecito Mr. Z.  che si fa vivo verso la fine di settembre.
Jambo mama Claudia! Patente è qui!”
“Che bello, avevo perso le speranze… vengo subito a prenderla!”
Quando entro nel suo ufficio lo vedo pensieroso, e capisco che qualcosa non va. Mi dice che c’è solo un piccolo matata, ma che si risolve presto.
Apro la mia patente di cartoncino rosso e sotto il mio nome vedo incollata la foto di un africano.
“Ma non sono mica io questo qua!” Protesto.
Mr. Z. sospira guardando il cielo e incolpa un fantomatico impiegato distratto di Nairobi che deve aver scambiato le foto.
“Quindi c’è un africano qui in città che guida il tuk tuk con la mia faccia incollata sulla sua patente?”
I’m sorry …”
Tipica risposta locale a tutto.
“Cosa facciamo?”
“Rimandiamo tutto a Nairobi con tue nuove foto e aspettiamo.”
“Grrrr …..”
Alla fine è arrivata, mooooolto in ritardo e l’ho pure plastificata per conservarla meglio.
Malgrado le battute dei miei amici che ancora adesso mi prendono in giro, io posso dire che ho fatto la patente di guida e non l’ho comprata.
Ma se mi chiedete se lo rifarei … non vi rispondo.

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