Racconti

I RACCONTI DI CLAUDIA

Tre banane

LO SGUARDO IRONICO E GARBATO DI UNA DONNA CHE HA VISSUTO A MALINDI

12-08-2011 di Claudia Peli

Passeggio sulla Silversand beach impegnandomi in uno slalom tra i beach boys e le venditrici di parei.

Ho un ragazzino attaccato alle caviglie da venti minuti che vuole vendermi ad ogni costo un pacchetto di noccioline tostate.

Nel frattempo ho già rifiutato con cortesia: una aragosta viva, una noce di cocco, un paio di ciabatte, una coppia di maasai di ebano (?), un vasetto di crema abbronzante di pura papaya (?), una seduta di treccine, un accompagnatore rasta  muscoloso…

Vi prego basta…fratelli e sorelle d’Africa lo so che dovete campare ma io non posso comprare ogni giorno le vostre mercanzie.

Il primo anno lo facevo; ero più emozionata dalle novità, più ingenua nei loro confronti, meravigliata di fronte a tanta bellezza e certamente più ignorante.

Ebbene sì, ero una di quelle persone che pensava davvero che le statuette di ippopotamo fossero intagliate nell’ebano!

Scrivevo a casa dicendo “Mamma, lo sai che in Kenya l’ebano costa niente?!”

Poi ho imparato a grattare via il lucido da scarpe nero dalla pancia dell’ippopotamo con una chiave: che delusione.

Ed ero sempre io che credevo che nel vasetto giallo col tappo verde ci fosse veramente estratto di papaya abbronzante, fino al giorno che son tornata a casa con le bolle sulla faccia.

Giravo tra le bancarelle e mi pareva tutto originale ed economico e così riempivo i miei cassetti di tante cianfrusaglie. Frugavo nelle ceste delle mama e i parei mi parevano uno più bello dell’altro.

Ma oggi no.

Oggi le noccioline tostate non le voglio, e neppure il portachiavi a forma di tonno col mio nome inciso sopra.

Mi dispiace fratelli e sorelle d’Africa, oggi vorrei passeggiare da sola e rilassata. Godermi il mare e il sole senza interferenze.

Mi si fa incontro una signora italiana che tiene un bambino africano per mano e mi porge la sua macchina fotografica.

“Signorina per favore mi farebbe una foto mentre do un biscotto a questo bimbo? Così quando torno a Milano la faccio vedere alle mie amiche.”

“Certamente, che bel gesto generoso.”

Tira fuori un fazzoletto di carta in cui è avvolto un biscotto sgraffignato al buffet dell’hotel.

“Apri la bocca tesoro.” Gli dice col sorriso mentre si mette in posa di profilo e infila il biscotto tra i dentini bianchi e contenti del bimbo.

Ed io scatto.

“Oh no!” Sbotta lei allarmata tirando via il biscotto dal piccoletto che non è neppure riuscito a sentirne il sapore.

“Cosa succede signora?”

“Deve assolutamente farmene un’altra perché non avevo tirato dentro la pancia.”

Non rispondo, ma annuisco ed eseguo.

L’accontento solo per assicurarmi che il bambino riscuota il suo premio. Mi viene in mente che io in sette anni non ho mai dato un biscotto né una caramella a nessuno. Di solito coi bambini ci parlo e basta e mi faccio prendere in giro perché so che si divertono.

Proseguo nella mia passeggiata e quasi subito mi sento chiamare per nome. Non mi volto perché non ho voglia di altre fesserie.

Mama Claudia!” Insiste la voce.

Uffa…va bene mi volto.

Riconosco il ragazzo che si sbraccia oltre la siepe di una villa.

“Lewa sei proprio tu!”

E’ lo shamba boy che lavorava nel mio team fino a pochi mesi fa: un ragazzo educato, sgobbone e onesto. Qualcuno potrebbe pensare “una specie in estinzione da queste parti”.

“Lavori qui adesso?”

“Sì,  giardino di bwana Aldo.”

Mi mostra orgoglioso il suo nuovo regno.

“Sei felice?”

“Lavoro buono, pesa buona.”

“Sono contenta per te Lewa, te lo meriti.”

Mi sorride e prende tre banane dalla sua cesta.

Me le porge.

“Lewa mi dispiace ma non ho soldi con me.”

Lui scuote la testa e mi dice che è un regalo.

Ed io nello stesso momento mi sento scema e commossa.

“Io non dimentico mama, tu sempre buona con me.”

Resto senza parole, meravigliata di questo piccolo dono.

Lo accetto con gratitudine perché so che potrebbe essere il suo pranzo e lui se ne sta privando.

In questi anni sono stata quasi sempre abituata a dare più che a ricevere. Ecco perché persino tre banane mi commuovono un po’.

Fratelli e sorelle d’Africa, qualche volta siete ancora capaci di sorprendermi. Vedete?

Ci sono giorni che mi pare di non sopportarvi più, di non farcela proprio a capirvi e mi do per vinta.

Mi chiedo che cosa c’entro io con voi e perché mai insisto nella volontà di comprendere le vostre azioni e i vostri pensieri. Poi all’improvviso mi saltate fuori con queste sorprese che mi riaccendono la speranza!

Saluto Lewa e pole pole continuo la passeggiata.

Il ragazzino con le noccioline torna alla carica, e indica col dito il mio bottino, forse ha fame. Allora mi viene un’idea:

“Barattiamo le mie tre banane con un pacchetto delle tue noccioline?”

Lui annuisce, sembra soddisfatto dello scambio, e finalmente se ne va per la sua strada.

Adesso io potrei tornare dal mio amico Lewa e regalargli le noccioline così ricambio il suo bel gesto, oppure tentare di barattare ad una bancarella il mio pacchetto con un  qualunque gingillo.

Che faccio? Va beh, intanto che ci penso sentiamo che sapore hanno queste noccioline …

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