Ambiente

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Rina e gli altri: turismo responsabile a Watamu

Il bello di passeggiare in spiaggia raccogliendo plastica

15-01-2020 di Leni Frau

Buone notizie dal piccolo mondo che cerca di limitare i danni ambientali che in gran parte sembrano ormai irreversibili, anche se c’è ancora tanto da fare.
Sempre più turisti incantati dalla bellezza delle spiagge e del mare di Watamu, occupano parte della loro vacanza per ripulirla dalla plastica e dai rifiuti.
Complici anche alcuni beach operator che hanno preso a cuore la vicenda, come Anthony “Toyota” Furaha alla Jacaranda Bay, e ovviamente grazie all’opera instancabile della Watamu Marine Association e del centro di riciclo Eco World di Dabaso, dove si può portare la plastica raccolta, Watamu ha sensibilizzato tanti turisti ad essere responsabili per mantenere questo paradiso, ma la maggior parte dei frequentatori delle splendide baie della località turistica continua a fregarsene e molti locali si propongono per la pulizia, ma solo a pagamento.
“Ogni volta che vengo acquisto i sacchi e io personalmente raccolgo plastica e rifiuti vari – ci conferma Rina Furegato, pensionata italiana che ha casa a Watamu -  L’altro giorno con i ragazzi della spiaggia , Rosolino e company, che cerco in tutti i modi di sensibilizzare, abbiamo pulito, nei limiti del possibile, una spiaggetta dopo quella del Garoda. Quando c’è la bassa, da casa mia prendo una stradina che mi porta direttamente a questa meravigliosa spiaggia, che ho trovato colma di rifiuti di plastica , credo più x mareggiate che per “lasciti” di persone di passaggio”.
Rita non è l’unica, in tanti ci scrivono segnalandoci le loro giornate di pulizia e mandandoci foto eloquenti.
Anthony Furaha invece ha deciso che la sua è una missione e ha fondato un’associazione, che chiede donazioni per acquistare sacchi e pagare il trasporto di quanto viene raccolto quotidianamente (sono quintali e quintali tra ciabatte, accendini, spazzolini, bottiglie e relativi tappi e microplastiche varie). Purtroppo però lui rimane ancora un caso raro e isolato.
Anche Olivia e Nelly, turiste che vengono quindici giorni all'anno a Watamu, ci scrivono della loro raccolta, portando in spiaggia anche alcuni ragazzi di una scuola. "Per noi una vacanza senza rispettare l'ambiente non avrebbe senso - dicono le ragazze - quindi ci armiamo di guanti e sacchetti e diamo il buon esempio, sperando che altri turisti e soprattutto tanti keniani capiscano che è per il loro bene che lo facciamo. A noi comunque diverte e lo facciamo volentieri, perché ormai abbiamo questa terra nel cuore".
Come loro ci sono tanti altri stranieri che hanno questa abitudine, dagli ospiti della fondazione A Rocha, lungo la Turtle Bay Beach, all'artista Andy Mc Naughton che vive in una casa sulla spiaggia e raccoglie quintali di rifiuti di plastica per farne opere d'arte.
“Non c’è verso di far loro capire che una spiaggia pulita fa onore al loro lavoro – spiega ancora Rina - si complimentano con me quando mi vedono raccogliere di tutto, ma nessuno si muove per farlo se non viene pagato. Qualche volta per farmi aiutare pago loro una bibita, ma non entra nella loro testa l’abitudine di abbassarsi per raccogliere quello che spesso loro stessi buttano”.

TAGS: ambiente kenyaspiaggia watamuplastica watamu

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