LIBRI
25-01-2013 di redazione
Frank Sinatra che canta ubriaco in riva all’Oceano Indiano per Ava Gardner.
L’inseguimento...
RACCONTI
23-01-2013 di Hilary Mazzon
È solo quando si vedono i risultati che si ha la voglia di andare avanti e continuare a sognare.
Vengo da un paese, l’Italia, dove ...
APPROFONDIMENTI
18-01-2013 di Freddie del Curatolo
Chi frequenta la costa keniota (o Costa Swahili, come in futuro verrà chiamata turisticamente) conosce...
LIBRI KENYA
15-01-2013 di redazione
Aidan Hartley è nato in Kenya nel 1965 da genitori inglesi.
Ha studiato in Inghilterra ma ha sempre sentito l'Africa come la sua terra.
Ha vissuto nelle farm materne e a Malindi, prima di intraprendere la carriera di giornalista di guerra e d'avventura.
Ha commentato per l'agenzia Reuters le guerre di Etiopia, Somalia, Ruanda e altri conflitti minori e paradossi maggiori dell'Est Africa.
ARCHIVIO
01-01-2013 di redazione
Aperta la Biennale di Malindi 2013
Un appuntamento ormai fisso e indispensabile, una boccata di arte e cultura sotto l'immenso cielo africano. La Biennale di Malindi, creatura nata dal mai domo mecenatismo e amore per l'Africa del patron Sarenco, è giunta alla sua quarta edizione ed ha inaugurato ieri un percorso all'insegna del pacifismo. "Arti marziali, opere di combattimento" è il titolo anche un po' ironico se vogliamo, ma che giunge alla vigilia (estenuante, è vigilia già da mesi) delle nuove elezioni in Kenya. Parlare delle tragedie della guerra e delle ignominie nel continente nero, è argomento forte, prima ancora che attuale. Residenti e turisti malindini con la passione per l'arte e la curiosità di chi vive il Kenya non solo come un surrogato della Sardegna, sono giunti in buon numero per ascoltare il discorso introduttivo del curatore della mostra, il critico Achille Bonito Oliva. Un discorso che non poteva essere anche un "manifesto" fin troppo politico della "resistenzialità" dell'arte al giorno d'oggi. L'ideatore Sarenco ha invece voluto consegnare un premio alla carriera per lo scultore della Sierra Leone John Goba, che già da anni espone in tutto il mondo. Nell'interessante esposizione, che resterà aperta al pubblico fino al 28 gennaio prossimo, spiccano le opere tra fotografia e dipinto di Gian Paolo Tomasi (i grandi vecchi Mijikenda, qualcosa di palpabile e senza tempo, di ancestralmente tridimensionale), la pop-art su tappi di bottiglia di Margaret Mayo, artista dello Zimbabwe, le istantanee pittoriche di Sara Landriscina, le banconote di Mari Verriello, il surrealismo dei pittori tanzaniani (Lilanga in testa) e interessanti opere di emergenti kenioti come John Nzau, Cheff Mwai e Peter Wanjau. Non potevano mancare "aficionados" della Biennale malindina come Luigi Colajanni, il celebrato Richard Onyango e Alexandra Spyratos. Interessante anche l'introduzione di artisti orientali, oltre che alcune significative opere provocatorie sulla guerra, veri e propri allestimenti come quello che ritrae donne guerriere in burka mimetico. Anche in questa occasione, chi dice che Malindi è solo effimero divertimento, lussuria e vita vanzinesca, è servito. Malindi è viva, multiculturale e, come il continente che la ospita, varia, sorprendente, controversa e luminosa.(01/01/2013)