REPORTAGE
28-09-2020 di Freddie del Curatolo
“Non venire in Kenya se non ti puoi permettere di vedere un’alba in savana.
E’ come per un turista straniero viaggiare in Italia e non passare da Venezia”.
Me lo disse uno dei primi connazionali che mi parlarono di questo Paese, al mio arrivo trent’anni fa.
Da allora il sole è spuntato innumerevoli volte dall’orizzonte di una riserva naturale, colorando di arancio tenue un’acacia ad ombrello, un baobab o una palma dumdum e dipingendo il cielo ogni volta in maniera sorprendentemente diversa o inargentando con grazia il corso di un fiume.
Ogni volta, come oggi, confondo l’emozione col torpore della fredda mattina con la certezza che bisogna sempre andare incontro alla vita e non farsi imprigionare mai da niente e da nessuno.
Le considerazioni sarebbero tante e molto lente, meglio affidarsi all’orizzonte, anche perché da qui a poco, scendendo dalle colline del Saruni, si incontrano zebre, giraffe, elefanti e gazzelle a profusione.
Facciamo colazione ai piedi di una pozza di proprietà di una famiglia di ippopotami canterini, con le giraffe che ci girano attorno curiose. Non credo sia per pane burro e marmellata.
Sarà una giornata eccezionale, con l’escursione al fiume Mara ed altre scene di caccia e di riposo, di dolore e coinvolgimento, con l’apice raggiunto al santuario dei rinoceronti della Olchorro Conservancy.
La guida maasai Sinya s’inerpica con il Land Rover per una leggera collina da cui si domina gran parte del Mara. Mentre siamo impegnati a godere di cotanto panorama, un ranger a piedi chiede di accostare l’auto e da un cespuglio appare un enorme rinoceronte bianco.
Spettacolo!
“Scendete, prego” dice il ranger.
In trent’anni non ho mai camminato al fianco di un rinoceronte e Leni addirittura non ne ha mai visto uno. Come diceva qualcuno che forse non è un Poeta ma certe cose le sa cantare, “l’emozione non ha voce”. Ci abbiamo provato con un video che potete vedere qui sotto.
Il degno finale di questo safari è al ritorno al Saruni, con un bicchiere di vino rosso davanti al tramonto e l’enorme e tranquilla antilope Eland che si piazza al mio fianco (solo un po’ d’ansia per le lunghe corna, non si sa mai che per sbaglio...) incuriosita dal bicchiere e forse anche dagli stuzzichini dell’aperitivo e sicuramente confortata come noi dal calore del falò.
Restiamo lì a condividere questo momento che gli impoveritori della lingua italiana bollerebbero come “pazzesco”, che come il grigio sta sempre bene su tutto.
Ma in Kenya, come dico sempre, i colori in mezzo al bianco e al nero sono tantissimi e vale la pena di viverli tutti, sempre.
A domani!
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