CORONAVIRUS
23-08-2020 di redazione
Le percentuali di contagi per tampone continuano a scendere, ma il Governo keniota non molla la presa ed insiste che il Covid-19 resterà in Kenya almeno fino a fine anno, intanto a Nairobi irrompe la protesta dei giovani e dei venditori di alcolici artigianali.
Questo lo scenario del fine settimana in Kenya, con l’ultimo bollettino che segnala 355 casi su 5724 tamponi analizzati e 10 decessi collegabili al Coronavirus.
Dopo le parole di venerdì scorso del Direttore Sanitario Mercy Mwangangi ha spento il nascente entusiasmo di chi sperava che i numeri “sotto controllo” degli ultimi giorni preludessero a un imminente riapertura dei bar e del Paese dopo le 9 di sera, dichiarando che il virus resterà nel Paese a lungo, con picco a dicembre e lenta discesa fino a marzo 2021 e che perciò non bisogna abbassare la guardia.
Ieri il Governo ha fatto intendere che sta preparando nuove norme anti Covid-19 da introdurre in Kenya proprio per questa consapevolezza. Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture James Macharia ha già nominato una task force che dovrà occuparsi specificatamente dei mercati, con misure volte a mitigare la diffusione dei virus e mantenere l’igiene della catena di approvvigionamento alimentare.
Il progetto “Keep Our Market Open” mira allo stesso tempo a mantenere aperte le attività commerciali che danno linfa al Paese, di cui l’agricoltura è trainante per il mercato interno e a sviluppare una nuova strategia per rendere più sicuri in ottica pandemia i luoghi di commercio più affollati, che in ogni città e paese sono appunto i mercati pubblici.
Anche i chioschi, cosiddetti “kibanda” e non solo i negozi, dovranno essere in regola con le normative che prevedono lavaggio mani e mascherine, pena la chiusura.
A Nairobi, nei quartieri fuori dal centro, ieri è stata una giornata di proteste di vari gruppi di cittadini. I giovani, a loro dire, protestavano per non essere ancora stati retribuiti dopo aver prestato servizio per il programma del Governo atto a dare lavoro ai disoccupati durante la pandemia, coinvolgendoli nei rifacimenti delle strade ed in altre opere pubbliche. Alla loro protesta si sarebbero uniti anche i venditori di “chang’aa”, la potente grappa artigianale venduta nei baracchini degli slum e dei quartieri periferici di Nairobi che sono ormai chiusi da 5 mesi.
Tra una settimana è previsto il nuovo intervento pubblico del Presidente Kenyatta per ufficializzare le nuove misure e dire se il Kenya si prepara comunque a riaprire del tutto o manterrà ancora le restrizioni in atto.
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