AVVISI
29-08-2020 di redazione
Mai come in questo periodo c’è bisogno di chiarezza.
Siamo bombardati da notizie e contronotizie ed ogni strada trasversale via social è buona per dire la propria e confondere ancor più le idee, a chi ancora ci tiene ad averle.
Anche sull’asse Italia-Kenya, che è l’ambito nel quale ci muoviamo e teniamo ad informare, ad ogni variazione di norma, decreto o regola nazionale, europea o intercontinentale, si ricomincia inevitabilmente da zero. Le stesse domande, le stesse richieste di informazione e lo stesso rischio di risposte a casaccio.
Ecco quindi, alla luce delle ultime micro-variazioni del Governo keniano rispetto all’emergenza pandemia e a quelle rimandate al prossimo 7 settembre dall’Italia (anche in base a quelle dell’Unione Europea, specie per quanto riguarda i viaggi all’estero) le risposte ufficiali ai quesiti che stiamo ricevendo.
1. E’ POSSIBILE RECARSI IN KENYA DALL’ITALIA PER TURISMO?
No, non è ancora possibile. E’ un problema dell’Italia, che segue direttive dell’Unione Europea. Il Decreto vigente stabilisce che non si possa uscire dai Paesi dell’area Schengen (Il Kenya, ovviamente come tutte le Nazioni extraeuropee e la Svizzera, non ne fa parte) con la sola motivazione di una vacanza. Il fatto che si vogliano trascorrere 3 o più mesi in Kenya, ma sempre con visto turistico, non è un motivo valido che permette il viaggio.
In questo caso acquistare un biglietto aereo per recarvi in Kenya da turista è operazione a vostro rischio e pericolo. Può andarvi bene e al check-in aeroportuale non esservi richiesto il motivo del viaggio, ed eventuale autocertificazione e documenti allegati, così come può capitare che non succeda. Nel caso, all’arrivo in Kenya non ci sarà comunque alcun problema ad ottenere il visto turistico.
2. QUALI SONO I MOTIVI PER CUI UN ITALIANO PUO’ RECARSI IN KENYA?
Un cittadino italiano attualmente può recarsi in Kenya se è residente in quel Paese, oppure se ha un permesso di lavoro temporaneo, un rapporto di volontariato o segue un programma di studio, ricerca. Altresì, mostrando un’autocertificazione corredata da documenti comprovanti l’autenticità della richiesta, può essere stato convocato per un lavoro, un convegno o altre attività che abbiano date e riferimenti. O ancora può avere familiari in Kenya e chiedere il ricongiungimento temporaneo. Anche in questo caso serve dimostrare il ricongiungimento con documenti. Chi ha un’abitazione regolarmente denunciata in Kenya, può anche chiedere lo spostamento temporaneo di domicilio.
3. PER ENTRARE IN KENYA CI VUOLE IL TAMPONE O BASTA IL SIEROLOGICO?
Il Ministero della Sanità del Kenya è stato chiaro, nel suo protocollo emesso il 27 luglio scorso: per i viaggiatori che vogliono entrare nel Paese proveniendo dall’estero è necessario il Tampone PCR, emesso entro le 96 (4 giorni) ore dalla partenza del volo.
Nel caso si arrivasse in Kenya sprovvisti di questo certificato, le norme locali prevedono che il viaggiatori osservi un periodo di quarantena di 14 giorni. Se ha prenotato un hotel o ha un domicilio segnalato nel modulo online inviato precedentemente al Ministero della Sanità o indicato sul visto online, potrà svolgere la quarantena al domicilio, altrimenti dovrà effettuarla in una struttura governativa, scegliendo tra quelle disponibili, ma a sue spese.
4. QUALI SONO ATTUALMENTE LE RESTRIZIONI IN KENYA?
Come si può notare in tutto il mondo, le norme ci sono ma non sempre vengono applicate e spesso viene sanzionata solo la più evidente, ovvero la mancanza di mascherina.
In Kenya bisognerebbe rispettare il distanziamento sociale (1.5m), lavare o disinfettare le mani all’ingresso di ogni locale o ufficio, pubblico o privato, e indossare la mascherina.
Inoltre non è possibile passeggiare in spiaggia o fare il bagno in mare, a meno che non si sia ospiti di una struttura turistica, o clienti di un ristorante sul mare.
In Kenya fino al 26 settembre prossimo vige ancora il coprifuoco, dalle 21 alle 4 del mattino.
Nei ristoranti e fast food non si possono somministrare alcolici e la legge punisce sia i venditori che i consumatori. I bar che non danno da mangiare e le discoteche o pub devono restare obbligatoriamente chiusi. Ricordiamo che la legge keniana, mutuata dalla “common law” inglese, prevede che le contravvenzioni vengano discusse davanti ad un giudice.
Questo fa sì che per evitare la chiamata in corte o di dover trascorrere in cella il tempo che separa dall’udienza, spesso le forze dell’ordine chiedano un “pizzo”, specialmente agli stranieri.
Per questo motivo, nonostante si possa notare in giro gran parte della popolazione non rispettare le norme vigenti (tranne il coprifuoco, per cui c’è l’arresto immediato per tutti), il consiglio è quello di non sgarrare.
5. PER TORNARE IN ITALIA DAL KENYA E’ OBBLIGATORIO FARE (O RIFARE) IL TAMPONE?
Attualmente non ci sono voli diretti dal Kenya all’Italia, quasi tutti arrivano da Paesi da cui all’arrivo in Italia il tampone PCR non viene richiesto. Ci sono però alcune linee aeree che richiedono il Tampone per l’imbarco. Conviene informarsi con la propria agenzia di viaggio oppure, se si acquista il biglietto online, chiedere direttamente alla linea aerea. Fermo restando che il Tampone PCR è valido 14 giorni, quindi per eventuali vacanze più brevi di dieci giorni non ci sono problemi.
6. AL RITORNO IN ITALIA DAL KENYA E’ OBBLIGATORIA LA QUARANTENA?
Attualmente sì, viene richiesta la quarantena di 14 giorni al domicilio o residenza segnalato nell’autocertificazione che viene fatta compilare in aeroporto.
La quarantena in Italia viene applicata con restrizioni e controlli variabili da regione a regione. Facendo il tampone entro 72 ore dalla partenza dal Kenya, però, a seconda delle regioni, sarà possibile ottenere permessi per uscire di casa anche frequentamente.
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