SATIRA
15-10-2017 di Freddie del Curatolo
Secondo un sondaggio svolto dal nostro portale, su un campione di italiani (uno solo, un campione di briscola chiamata al Bar Bar nel 2003), che frequentano Malindi, il motivo principale per cui hanno scelto questa località non è quello che potreste pensare.
I nostri connazionali non sono qui perché vogliono aiutare gli africani a casa loro.
Sembra che non gli freghi molto che continuino a sbarcare sulle coste della Sicilia e diano lavoro alla mafia nel resto della Penisola.
Al massimo portano qualche caramella per cariare i loro denti e qualche penna, neanche alla matriciana.
Molti aiutano i giovani, quello sì.
Perché gli viene normale dedicarsi a loro e contemporaneamente aiutare anche le loro parti intime a rimanere in attività.
Per questi lodevoli gesti di solidarietà spesso pagano somme considerevoli e si legano a ragazzi e ragazze, aiutandone anche i figli e i parenti.
Ma non è questo il motivo principale, no.
Non è il prezzo del pesce e dei crostacei ad averli convinti, e neanche l'innegabile piacere di poter dare mancette a tutti senza problemi.
Il motivo principale è indiscutibilmente il clima!
Infatti gran parte degli italiani arriva intorno a novembre e se ne va a Pasqua, sfruttando i famosi sei mesi di visto turistico, e gli altrettanto famosi sei mesi di svernamento dal freddo italico, nonché dalle spese sempre più insostenibili di riscaldamento.
L'età media dei frequentatori di Malindi lo attesta: le ossa hanno bisogno di caldo e poca umidità, il cervello di avere un alibi alla naturale bollitura, le natiche provate da penetrazioni posteriori dello Stato italiano cercano il refrigerio di piscine e oceano.
Si fa presto a capire come mai Malindi sia diventata una delle mete preferite dai turisti d’ogni dove, ma specialmente italiani.
Il motivo è soprattutto geografico, geofisico, gerontocomico.
La sua felice posizione a soli 200 km di strada dissestata dall’unico aeroporto internazionale della costa keniota (Mombasa), la vicinanza con il fiume Sabaki che per sei mesi all’anno rende il mare marrone, sono già delle buone ragioni, ma la cittadina può vantare oggi anche un traffico di livello egiziano e una serie di infrastrutture abbandonate da fare invidia a Gioia Tauro o Termoli.
La fertile terra offre ogni tipo di frutto, alle numerose varietà di meraviglie tropicali, nel corso dell’invasione italiana si sono aggiunte anche le specialità occidentali: dalla rucola al prezzemolo, dalle mele alle arance, dalle puntarelle ai fagiolini di Sant’Anna.
Sono nati anche curiosi innesti e incroci straordinari: la gustosa pàpera (papaia + pera), la morbida avococca (avocado + albicocca), gli stuzzicanti cilicis (ciliegie + licys), il saporito prussion (prugna + passion), la dolce susana (susina + banana) e il simpatico e richiestissimo pompindo (pompelmo + tamarindo).
Ma veniamo al clima: la lunga estate calda ha inizio a novembre, dopo le piccole piogge, e termina a marzo (prima della grande afa), poi la stagione delle grandi piogge irriga e rinfresca per due mesi e la primavera si annuncia con il vento di luglio e con il tempo variabile di agosto.
Settembre e ottobre sono i mesi migliori, per la mitezza del clima e la pulizia del mare.
Infatti sono quelli in cui l’afflusso dei turisti è minore.
Flora e fauna soddisfano ogni tipo di aspettative; se il pesce fa la parte del leone, con crostacei a volontà, ostriche e molluschi (tranne le cozze) e pesci grandi e piccoli (tranne le sarde e le acciughe), sulla terra si trovano polli buonissimi ed è gustosa anche la carne di capretto e quella (musulmani permettendo) di maiale. Il resto è dignitoso manzo e buonissimo bue. Sempre più difficile reperire invece la carne degli animali da savana, lì è il leone stesso a fare la sua parte.
La fioritura delle bouganville regala spettacoli cromatici che non stancano mai l’occhio e a dicembre sono di scena i rossi flame trees che, con il contorno di mediterranei oleandri e altre specie di piante tropicali, spargono i loro profumi con più discrezione delle ragazze locali.
Come si fa a rinunciare a un paradiso del genere?
Ci vorrebbe solo qualche comodità in più, come il volo diretto Castelfranco Veneto-Mambrui, oltre al Bergamo-Malindi e al Cuneo-Watamu.
E poi l’acqua abbondante e gratis, pannelli solari in dotazione all’arrivo per ricaricare il telefonino, permessi di lavoro a pagamento, ma da parte dei keniani che devono sentirsi onorati per le prestazioni degli europei nel loro territorio, e via dicendo.
Per chi invece vuole solo immergersi nella Natura, la vicinanza di Malindi all’ingresso del parco nazionale dello Tsavo è un’altra grande attrattiva della località turistica più importante del Kenya.
Cosa volete di più nel giro di poche centinaia di chilometri?
Paesaggio marino, foreste e savana.
Con il prezioso contorno, oggi, di cemento, automobili, telefonini cellulari e antenne paraboliche.
La natura selvaggia incontra la civilizzazione.
Selvaggia.
Ma senti che bel freschetto la sera…e che caldo secco!
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