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Taita Hills: avvistata una rarissima mangusta albina

Il racconto di un incontro indimenticabile in savana

21-06-2024 di Giovanna Grampa

La savana, da oggi, ha una magia in più, un rarissimo esemplare di mangusta albina. Uno di quei miracoli che l’Africa riesce a regalare per stupirci ancora una volta. Il grazioso animaletto si aggira all’ingresso del Salt Lick Lodge, nel Taita Hills Wildlife Sanctuary, un parco naturale tra lo Tsavo Est e lo Tsavo Ovest. Il panorama è straordinariamente gradevole, con morbide e piene colline che scivolano dolcemente in una grande pianura di velluto, estesa fino al monte Kilimanjaro così perfettamente stagliato contro il cielo nelle giornate più limpide. 
Nei parchi del Kenya sono soprattutto diffuse manguste dal manto grigio-rossastro o striate ben mimetizzate nell’habitat della savana con prati erbosi o zone rocciose, luoghi ideali per nascondersi da eventuali pericoli. 
Corpo allungato, muso appiattito con orecchie piccole, occhi tondi e furbetti, coda lunga e affusolata, usano la loro vista per tenersi lontano dai predatori. In costante ricerca di cibo, le manguste passano il giorno ad ingurgitare qualsiasi cosa, dagli insetti, ai vermi, ai serpenti di cui sono abili predatori. Grazie alla loro agilità e ai riflessi rapidi riescono ad evitare i morsi dei rettili e sembrano anche essere immuni da alcuni veleni.
Corrono in gruppo ondeggiando veloci e al minimo sentore di pericolo si rifugiano nelle tane o nei termitai per sfuggire ai pericoli: per questi piccoli animali la vita è comunque dura.


Ma ancor più dura è la vita di una mangusta albina dal manto bianco come la neve, caratterizzata dal bordo degli occhi rosati come rosata è la punta del naso. In mezzo alla savana è ben visibile agli occhi di un predatore e per questo è ben lontana dall’avere una vita facile. Non riescono a mimetizzarsi rispetto agli esemplari più scuri, sono svantaggiate nella caccia, difficilmente riusciranno a trovare un partner per riprodursi e possono anche essere escluse dalla comunità, proprio perché diverse a causa della loro mutazione genetica che le rende prive di melanina. Come negli esseri umani, l’albinismo è un fenomeno che riguarda anche gli animali sia domestici che selvaggi.
Anni fa, nello Tsavo Est, io stessa fotografai un dik dik albino, foto che fu pubblicata in esclusiva per i lettori di malindikenya.net. Un’emozione unica, incisa ancora nella mente, un incontro che è rimasto negli occhi per non svanire mai.
Stessa emozione nel vedere una creatura bianca come la neve, simile ad un ermellino, passare davanti alla nostra macchina per rifugiarsi in una aiola fiorita all’ingresso del lodge: pochi secondi per scattare una foto ed eccola scomparire alla nostra vista con velocità fulminea. Forse l’habitat in cui vive non è una scelta a caso. Dalla foto si evince che la mangusta è adulta e vive in una zona con recinzioni, aiole, parcheggi per auto e alberi con generose chiome che probabilmente, grazie anche alla sua intelligenza e scaltrezza, le hanno permesso di non essere predata e di vivere protetta dall’ambiente che frequenta con vigilata attenzione. Sinceramente vogliamo credere che questa rarità, che la natura ci ha regalato come un diamante prezioso, possa vivere la sua vita più a lungo possibile. Ipnotizzati da tanta e delicata bellezza ci rendiamo conto che è giunta l’ora in cui il tramonto corre veloce verso il buio della sera, accendendo la savana con colori e contrasti così differenti da non poterli mai paragonare gli uni agli altri.
È ora di rientrare al lodge: domani in savana sarà un altro giorno indimenticabile.   

TAGS: savanaTaitamangustaTsavo

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