La filosofia dell’azienda italiana di Malindi Vinyasa Food, importatore di prodotti di altissima qualità e di marchi che danno lustro al Made in Italy nel mondo (Nutella, biscotti del Mulino Bianco, vini Mezzacorona, tanto per fare subito qualche nome), si sposa con quella dei nostri alfieri dell’estetica enogastronomica e dei teorici del “peccato di gola”.
Come diceva qualcuno, assaggiare con gusto vuol dire «evitare l’espressività più debole e ottenere quella più efficace». Sembra facile: è tutto, ed è una strada in salita. Un maestro vero, un maestro come Gualtiero Marchesi, non è uno che nascondeva gli ostacoli. Li indicava. Sembra quasi di vedere il dito che si tende verso un punto, più o meno lontano. La vedi? Quella è la sciatteria. Quella è la (pericolosa) confusione fra cucina parlata e cucina fatta. E quella? Quella è la linea della banalità, anzi il muro della banalità. Va abbattuto. Come? Il maestro vero segnala gli ostacoli, ma costringe il discepolo a ingegnarsi per superarli. Non gli prepara il libretto delle istruzioni, anche perché non esiste.

L’amore per la trasparenza, per una onesta chiarezza, spingeva Gualtiero Marchesi a evitare illusioni e camuffamenti. Imparare a cucinare – inutile girarci intorno – vuol dire imparare a essere svegli e selettivi. Operando meglio – esercitando cioè, alla lettera, l’intelligenza – si capiscono i prodotti adatti, si seleziona il meglio del meglio, e si può sperare di fare passi più sicuri sulla strada della cucina di qualità. Più precisi. Più efficaci. E di saltare gli ostacoli, quando ci si parano davanti.

Lo scintillio fosforico di Gualtiero Marchesi trova oggi compendio nella attività di Vinyasa Food l’azienda di fronte all’aeroporto di Malindi, che si è specializzata in eccellenze: oltre ai prodotti già citati, vi potete trovare i paccheri De Cecco, l’acqua San Pellegrino, la passata Mutti, i dadi Knorr, il pesto di Madama Oliva e così via.
Il tutto deriva – come spiega il manager di Vinyasa Food Paul Taura - dall’esaustivo assortimento che ha Vinyasa Food”.
Questa realtà malindina, fatta di moltissime domande e di tante esplorazioni, fa diventare le risposte interrogativi ulteriori. Non è falsa modestia. E’ consapevolezza: forse è questa la parola chiave.  Vinyasa Food mette sul banco attributi utili ad accrescerla, ad affinarla.
E’ come voler offrire piccole dosi di Vissani, di Marchesi, di Cracco e di Niko Romito, pillole di Cannavacciuolo e di Massimo Bottura, come fossero aforismi, ed affidarle ai ristoratori italiani in Kenya (a Malindi c’è chi raccoglie con passione queste perle, pensiamo ad Antonella Braccini, Maurizio Mogavero, Elisabetta Ratto) e a chef come Walter D’Ambrosio.
Spostando avanti e indietro il cursore sulla linea del tempo, prodotti di qualità e ristoratori di qualità si incontrano e si danno la mano, convinti entrambi – come Marchesi – che chef non si nasce, ma si diventa.