Editoriali

BRICS

Il Kenya aspetta e resta a guardare

La vicina Etiopia aderisce agli anti-dollaro

25-08-2023 di Freddie del Curatolo

Il Kenya, a differenza della vicina Etiopia e della terza nazione africana ad aderire dopo il Sudafrica, uno dei fondatori, non entrerà prossimamente nei BRICS.
La quindicesima riunione dei paesi che vogliono creare un mercato parallelo per fermare l’egemonia del dollaro, tenutasi a Johannesburg (Brasile, Russia, India, Cina e appunto Sudafrica) ha sancito l’ingresso di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nel gruppo.
Per il Kenya era presente il ministro degli Affari Esteri, Alfred Mutua che ha rilasciato una dichiarazione piuttosto neutrale ed evanescente sul suo profilo X Twitter: “Il Kenya è diventato un attore importante sulla scena internazionale grazie al nostro spirito panafricano, alla democrazia e alla spinta per un sistema finanziario internazionale equo che sostenga lo sviluppo delle persone e liberi le nazioni dal giogo della schiavitù del debito".

Fatto sta che la “schiavitù del debito” di cui parlano i Brics è rappresentata dall’abbandono della moneta americana e dalla possibilità di creare una valuta unica in grado di competere e non costringere i paesi meno ricchi a farsi pilotare.
La posizione del Kenya è sempre stata di attesa, anche se William Ruto ha più volte espresso il suo sostegno alle iniziative economiche di Stati Uniti ed Unione Europea e quando il mese scorso il presidente russo Vladimir Putin ha invitato i capi di Stato africani per un vertice economico a Mosca, Ruto ha brillato per la sua assenza, scegliendo di inviare una delegazione parlamentare. Così come in questi giorni a Johannesburg, nonostante la presenza di capi di stato africani come la dirimpettaia tanzaniana Samia Suluhu, ha preferito delegare a Mutua.

Di contro, lo scorso 29 maggio, ha accolto il ministro degli Esteri di Mosca, Serghej Lavrov, con una delegazione diretta proprio al meeting di Johannesburg, dichiarando al termine dell'incontro che il Kenya e l'Africa contano su amici come la Russia nella creazione di una nuova architettura del Consiglio delle Nazioni Unite, mentre la stampa titolava che "le relazioni tra Kenya e Russia sono sempre più forti". Ricordiamo che Mosca resta il più grande esportatore di grano nei confronti di Nairobi e che la farina di mais è il maggior sostentamento del paese.

Non ha avuto dubbi invece l’Etiopia, che aveva già fatto la domanda formale per entrare, e se l’è vista accettare con ufficialità dal 1 gennaio 2024.
“E’ un grande momento per l'Etiopia – ha scritto il presidente Abiy Ahmed Ali - oggi i leader dei Brics hanno approvato il nostro ingresso in questo gruppo. L'Etiopia è pronta a cooperare con tutti per un ordine globale inclusivo e prospero”.
Secondo Etiopia, Sudafrica ed Egitto, che sono pronte a convincere anche altre nazioni africane, entrando a far parte dei Brics, le economie africane potranno beneficiare delle dinamiche delle principali economie del gruppo e ne potranno cogliere i benefici per il loro sviluppo, soprattutto attraverso il commercio.

Quello su cui fanno leva i paesi Brics per l’Africa, sono i progetti infrastrutturali, di cui l’Africa ha disperatamente bisogno per far crescere la propria economia. Dopo la Cina, anche l’India recentemente ha superato gli USA come numero di progetti infrastrutturali in fase di sviluppo o di esecuzione per un valore superiore a 25 milioni di dollari.
Attualmente, la Cina ha il maggior numero di progetti infrastrutturali in Africa. Avendo aiutato, tra il 2000 e il 2020, i Paesi africani a costruire oltre 13.000 chilometri di ferrovie e più di 80 centrali elettriche di grandi dimensioni. Ma è chiaro che il gap infrastrutturale africano non può essere colmato solo da Pechino, c’è bisogno della partecipazione attiva degli altri membri Brics.

Lungi da noi aggiungerci alle chiacchiere partigiane e al campanilismo economico-sociale, imperante sui media. A noi interessano le sorti del Kenya e l’ingresso di due grosse potenze africane come Etiopia ed Egitto fa capire che, comunque vada, il continente africano non è ancora in grado di sopravvivere con il suo mercato interno. L’accordo di libero scambio tra i paesi dell’Unione Africana aveva illuso, ma senza ad esempio strade, ferrovie, porti e aeroporti, condotti per il trasporto delle materie prime e via dicendo, non sarà mai possibile arrivare, non diciamo all’indipendenza economica, ma almeno ad una moneta unica e ad una buona percentuale di autarchia commerciale.
Il Kenya intanto, sperando nell’aiuto di tutti e che nessuno si offenda, fa come le stelle dei minatori: resta a guardare.

TAGS: bricsetiopiamutuadollaroeconomia

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