Editoriali

EDITORIALE

Ritorno dal Kenya: la quarantena delle banane

Ancora obbligatoria in Italia, ma i controlli latitano

09-02-2021 di Freddie del Curatolo

L’Italia non permette ancora i viaggi per turismo fuori dalla cosiddetta area Schengen, ovvero da quasi tutti i Paesi europei.
E allora cosa ci fanno sulla costa del Kenya centinaia di italiani, arrivati specialmente dopo le feste di Natale e Capodanno?
E’ forse cambiato qualcosa?
Questa è una delle FAQ (Frequently Asked Question, in gergo internet, mentre in gergo “malindikenya” si chiamano RSQ, rotture di scatole quotidiane...) che rimbalzano sulle nostre pagine social e nelle nostre mail.
Rispondo qui a tutti: no, non è cambiato nulla, come nel 2020 il decreto presidenziale c’è, ma quasi nessuno lo fa rispettare.
E' il SRI. In gergo degli sconsolati, "Sistema Random Italia".
Le compagnie aeree hanno tutto l’interesse ad imbarcare passeggeri e a non scontentarli quando si presentano al check-in (d’altronde non è compito loro, non sono stati investiti di responsabilità civili o penali se non controllano lo stato di residente o lavoratore all’estero di un passeggero) e le autorità doganali sono, diciamo così, “leggerine”.
La percentuale di quelli che restano a terra, quindi, se la batte con quella di positivi per tampone.
Chi non vuole rischiare o vuole essere ligio al dovere, non parte.
Chi non ce la fa più e trova l'escamotage (casa di proprietà o in affitto ecc...) parte tranquillo.
Chi se ne frega, fa il biglietto e quasi sempre ce la fa.
Non interpretate questo come un invito a partire. Tutto come sempre dipende dal proprio senso di responsabilità sociale e civile e dal rispetto delle regole a prescindere.

RSQ numero due: c’è ancora la quarantena per chi torna in Italia dal Kenya?
Come per l’uscita dal Kenya, anche il rientro e SRI.
La quarantena è ancora OBBLIGATORIA, o forse è meglio dire "sarebbe"...
In ogni caso, bisogna farla assolutamente, anche se non si viene controllati.
Non solo per non infrangere la legge, ma anche per le eventuali conseguenze civili e penali del proprio gesto, nel caso nei giorni successivi si fosse positivi. Verreste infatti denunciati non solo per aver infranto le regole, ma anche per la volontarietà nel contagiare gli altri.
Non è una scusante che i controlli dell’ASL avvengano anche quelli in modalità SRI, per mancanza di personale e/o menefreghismo.
Questo dovrebbe accadere all’arrivo di un volo extraeuropeo: insieme alle autorità doganali, dovreste trovare al lavoro un funzionario dell'ASL che vi misura la temperatura corporea, vi pone alcune domande ed infine vi fa firmare un foglio con i vostri riferimenti di residenza o domicilio (indirizzo, telefono).
Nel caso l'ASL quel giorno o a quell’orario non sia disponibile, dovrebbe essere premura dell'autorità aeroportuale ritirare la vostra autocertificazione o, nel caso non l'abbiate compilata, prendere i dati dei passeggeri in arrivo dal Paese extraSchengen e trasmetterli alle autorità sanitarie della zona di residenza o domicilio del “quarantinando”.
Il giorno dopo l’ASL dovrebbe chiamare la persona e controllare, a distanza ma anche eventualmente con una visita, che per 14 giorni rispetti la legge e se ne stia buonino. Tutto questo avviene in realtà solo nelle favole del Belpaese.
Nella realtà del formaggino Galbani, invece, arrivi all'aeroporto, nessuno ti si fila, vai a casa, il giorno dopo esci tranquillamente e nessuno ti chiederà mai il perché di quella bella abbronzatura.
Salvo inconvenienti di cui alle percentuali già comunicate.
Questo ovviamente non significa, come ho detto, che sia giusto l’obbligo di quarantena arrivando da un Paese che ha molto meno Covid-19 dell’Italia, né tantomeno che si debba venire meno al proprio senso di responsabilità.
Fare la quarantena è una questione di coscienza e la sicurezza di evitare guai, anche se i rischi sono minimi.
Vi assicuro che dalla riapertura delle frontiere e del Kenya al turismo internazionale, iniziamo ad avere una casistica da "demoskopea" e possiamo asserire che sono pochissimi i connazionali controllati e segnalati al ritorno. Può comunque capitare, e allora la quarantena è garantita.
Quelli che ancora continuiamo a non capire e di cui deploriamo il comportamento, sono gli spavaldi da social che si vantano di aver passato tranquillamente i controlli e di non aver rispettato i 14 giorni di isolamento fiduciario.
E la scusa spesso è più o meno "quei cialtroni non mi hanno controllato". Evviva!
Molti lettori ci hanno invece comunicato di essersi “autoquarantinati” e, cosa ancora più meritevole, lo hanno comunicato anche all’ASL.
“Nonostante non mi abbiate controllato, né chiamato, volevo informarvi che al ritorno dal Kenya mi sono messo in isolamento volontario”.
Con il sano rischio di essere preso per matto, come chi crede ancora nell’onestà intellettuale e nel rispetto e che ci sono altri modi democratici per chiedere l’annullamento di un decreto o di una legge, e fare i finti tonti o i troppo furbetti non sono tra quelli.
 

TAGS: quarantena kenyaritorno kenyadogana kenyadpcm kenya

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