Quindici anni fa, quando alternavo la mia attività di giornalista e corrispondente dal Kenya per alcune testate ed agenzie con la gestione di un ristorantino sulla centralissima Lamu Road, le voci sul presunto arrivo di Flavio Briatore a Malindi per Natale alimentavano scommesse sotto gli ombrelloni in spiaggia e facevano stringere le chiappe dei sedicenti vip di casa nostra in terra africana che millantavano amicizie fraterne con l’allora “deus ex machina” della Formula Uno.
Che onta se non fossero riusciti a farsi invitare al suo esclusivo veglione di San Silvestro, dove contemporaneamente avresti potuto incontrare Naomi Campell, Fernando Alonso, Giovanna Melandri (ma che fine ha fatto?), Beppe Grillo e Paolo Bonolis.
Ma soprattutto avresti potuto incontrare Katana, il giardiniere.
Mio informatore di fiducia sui gossip che, in assenza di instagram e in presenza dei soli paparazzi di Eva e Novella, erano fondamentali.
Era la seconda età dell’oro di Malindi, quella del metallo un po’ più grezzo, che faceva sempre un po’ rabbrividire, nonostante il caldo equatoriale.
Se oggi, 2021, le domande che mi rivolgono lettori e conoscenti (e anche i pochi lettori conoscenti) riguardano visti, green pass, lettere d’invito e autocertificazioni, la leggerezza del 2006 che con il senno di poi (anzi, di “poa”) tanto ci manca, sublimava nel quesito fondamentale delle vacanze in Kenya: “E’ arrivato Briatore?”.
Tutte le altre aspettative passavano in secondo piano: la situazione politica è tranquilla? Il mare è pulito? Le strade sono piene di buche?
La luce continua ad andare e venire? Ci saranno animali in savana? Com’è il giro di studentesse?
No, prima di tutto Briatore.
Perché se arriva lui, significa che la situazione politica è tranquilla, il mare è pulito, c’è buona possibilità che rattoppi le strade e risolva il problema della corrente elettrica e magari mette una buona parola anche con leoni ed elefanti. In più è uno che le studentesse se le porta da casa…
Così, per scherzo e un po’ per provocazione, mi ero inventato un gadget da vendere nel mio locale, la t-shirt con la scritta “E’ arrivato Briatore?”.
Un successone, si direbbe in tempi in cui l’accrescitivo viene usato anche per salutare, basta che questo avvenga dalla giusta distanza. Ne ho vendute tantissime e mi hanno detto che qualcuno era riuscito a presentarsi da Mister Billionaire per farsela autografare.
Negli ultimi anni Flavio ha avuto le sue peripezie sentimentali, la gioia di diventare padre e allevatore di un Falco e di abbinare alle sue molteplici attività, molte delle quali conosciute, quella di assaggiatore di pizze in varie destinazioni mondiali.
Si è però ammosciato il suo interesse per Malindi. Come spiegò nell’ultima intervista rilasciata ai media locali qualche anno fa, le promesse non mantenute dal Governo riguardo all’aeroporto internazionale o quantomeno un serio e continuativo programma di coincidenze dirette su Malindi e un piano regolatore per l’upgrade (come dice lui, in cuneese invece sarebbe “alzuma el livel”) della destinazione turistica.
Niente da fare. Poi è arrivata anche la pandemia, con il lockdown e i divieti di turismo e, come accennavamo prima, ciaone!
Ma adesso, dopo quattro, forse cinque stagioni, Briatore torna a festeggiare il Natale in Kenya!
Annunciato dai suoi social e seguibile, likeabile e commentabile in tempo reale, l’imprenditore ha rimesso piede nelle sue tenute del Parco Marino.
Ne vedremo delle belle o sarà una visita privata e rispettosa dei protocolli covid?
Che farà?
Cosa dirà?
Rilascerà un’altra intervista illuminante?
Riporterà l’acqua nelle condutture della Mawasco?
Ci sarà tempo per un capodanno vecchio stile, anche senza troppi vip e con la pizza al posto dell’aragosta?
Intanto, visto i tempi che corrono, vado a stampare le nuove mascherine: “E’ tornato Briatore”, ma stavolta con il punto esclamativo.