L’Italia è tra le mete preferite per i keniani, e non si tratta certo di dati dell’immigrazione, dato che, salvo qualche clandestino con doppia cittadinanza (somali e sud sudanesi) il popolo del Kenya non rientra tra quelli che rischiano continuamente da anni la vita, prima attraversando il deserto e poi imbarcandosi su carrette del mare.
Il nuovo rapporto di VFS Global, uno dei più attendibili strumenti di statistica adottato da governi e missioni diplomatiche, riguardo al Kenya segnala che ha registrato un aumento del 80% circa dei viaggi all’estero da parte dei suoi cittadini, rispetto al 2022 che già aveva visto un leggero aumento sull’anno precedente.

Basti pensare che le domande per ottenere visti turistici, dal 2021 a questa parte, sono triplicate.
E’ segno chiaro che il Kenya è in crescita, secondo i parametri finanziari mondiali per cui a tanta ricchezza corrisponde un record del debito pubblico e quelli che come prezzo da pagare per lo sviluppo vedono l’allargamento della forchetta tra (troppo) benessere e (profonda) miseria, ma anche quello di una visione globale, internazionale dei suoi abitanti.

Al di là delle analisi geopolitiche, il dato che a noi balza all’occhio è che l’Italia è nelle prime posizioni, tra le nazioni scelte come meta turistica, ma anche di business. Sul podio ci sono Cina, Australia e Canada, stante la difficoltà per tanti keniani ad ottenere visti per recarsi negli Stati Uniti. Ma subito dopo, arrivano Gran Bretagna, Italia e Olanda.
Tra i motivi dei viaggi non c’è solo il turismo, sono in grande aumento anche i soggiorni per motivi di studio e quelli per partecipare ad eventi culturali e conferenze. Artisti, politici, sportivi o uomini d’affari spesso in “missione” per conto loro, più che del paese che rappresentano.
Secondo VFS essendo aumentato il numero delle famiglie benestanti in Kenya, chi prima si muoveva da solo ora lo fa portando partner, figli e parenti in vacanza o al seguito, se lui è impegnato per lavoro.

Lo shopping in Italia, d’altronde, per i nairobini viene visto come un gran momento di attrazione, per la moda, l’enogastronomia e l’artigianato. I keniani ricchi da questo punto di vista sono un po’ gli americani d’Africa. Un altro motivo delle “fughe” temporanee all’estero dei keniani che se lo possono permettere, è rappresentata dal momento difficile dell’economia locale. C’è chi ha investito in valuta straniera che nel frattempo si è molto rinforzata e ritiene sia il momento di spendere quei soldi o anche piazzarli da qualche parte in Europa o altrove. Proprio come abbiamo fatto noi italiani per tanti anni con il Kenya ed altri paesi che ai tempi, rispetto al nostro, ritenevamo accattivanti.

Sic transit gloria mundi, dicevano i latini. Gli italiani oggi se la passano così male che si fermano spesso davanti ai prezzi degli aerei e che non riescono più nemmeno a permettersi le bellezze della propria nazione, preferita dagli stranieri benestanti, e migrano in Albania e Montenegro per le vacanze estive perché perfino la Grecia, che un tempo guardavamo come l’eden del rapporto qualità-prezzo di sole e mare, è diventata troppo cara. E i nostri ricchi, che ancora ci sono, se vengono in Kenya lo fanno per i megasafari, ma sono sempre di meno. Basti pensare che negli anni Novanta l’Italia era il terzo paese per ingressi in Kenya, dopo Usa e Gran Bretagna e sfiorava le centomila presenze turistiche all’anno, oggi è desolatamente al quattordicesimo posto con diecimila.