Reportage

VIDEO REPORTAGE

A Tsavo, dove i leoni mangiavano uomini

La storia raccontata dal 'Maneaters Lodge'

23-09-2023 di Freddie del Curatolo

La storia è nota, è scritta in un’autobiografia, un romanzo ed è stata anche drammatizzata a Hollywood, con i volti di Michael Douglas e di Val Kilmer (Ghost and the darkness). E’ quella dei leoni “mangiatori di uomini” nella savana dello Tsavo, in Kenya.
Due esemplari senza criniera che sbranarono, secondo le leggende dell’epoca (1898) ben 135 operai indiani assoldati per costruire parte della ferrovia dell’Impero Britannico che avrebbe collegato la città portuale di Mombasa a quella ugandese di Kampala. Anche se da studi successivi sui leoni, sembrerebbe che i due catturati sarebbero responsabili solo di 35 morti.

Guidati dal tenente colonnello John Henry Patterson, con l’aiuto di soldati e masai, i leoni “maneaters” sarebbero stati catturati e oggi sono esposti, imbalsamati, al Field Museum di Chicago.
Abbiamo deciso di raccontarvi la storia in un video girato sul posto, proprio di fianco all’ex stazione di Tsavo, dove per tanti anni si è fermato il famoso Lunatic Express, e che langue abbandonata dopo la costruzione della moderna ferrovia veloce dei cinesi.

Quel che invece rimane è il lodge sulle rive dell’omonimo fiume, dove si abbeverano elefanti ed altri erbivori e nuotano ippopotami e coccodrilli, ma non c’è traccia, fortunatamente, di parenti degli efferati leoni. Siamo a Maneaters Lodge, un luogo di relax e memorie, in cui non si fa solo una sosta vacanziera, ma si può visitare la mostra-museo che racconta una storia unica.
 

Bruce Patterson, che nonostante il cognome non è parente del protagonista della vicenda, nel suo libro intitolato "I leoni dello Tsavo", scrive che quello era un luogo maledetto: la zona di Mtito Andei (e il nome della cittadina, in dialetto akamba) ricorda uno dei più grandi massacri compiuti dai masai nei confronti della popolazione locale.

Il primo uomo a sparire fu l’aiutante del tenente Withehouse, tale Abdallah. Lo trovarono senza arti e così scoprirono altre vittime. In pochi mesi, sparirono altri 16 uomini di Patterson.
Dei mille e cinquecento operai che lavoravano alla ferrovia, in parecchi nell’aprile di quell’anno lasciarono il posto di lavoro impauriti e la costruzione del ponte sul fiume Tsavo bloccò l’intera ferrovia fino a dicembre, quando fu catturato il primo dei due “maneaters”. Ci sono volute tre settimane prima che Patterson, con l’aiuto di un cacciatore professionista, riuscisse a catturare anche il secondo. Il ponte venne ultimato a febbraio del 1899 e poco dopo sarebbe stata aperta l’intera ferrovia. Nel 1907 il graduato britannico si ritirò e scrisse dell’incredibile avventura africana che aveva vissuto.

Tante le congetture sul perché i leoni dello Tsavo si fossero nutriti di uomini, anziché di erbivori come naturale. Oltre alla coincidenza di una peste bovina sul finire dell’Ottocento che potrebbe aver colpito anche zebre e gazzelle, più di un secolo dopo, studi di zoologi e paleoecologi hanno ipotizzato che i leoni si siano nutriti di uomini per via di malformazioni all’apparato dentale, per cui l’essere umano, pur non graditissimo come sapore, avrebbe avuto carne e ossa più morbide.
Gli studi procedono, ma la leggenda rimane e la si può ancora rivivere in quel preciso luogo.
A Tsavo, in Kenya.

TAGS: tsavoleonimaneatersferrovia

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