EDITORIALE
24-09-2021 di Freddie del Curatolo
Nell’emisfero boreale è iniziato l’autunno e con la stagione che annuncia temperature meno miti e giornate un po’ più brevi, come consigliava il “vate” D’Annunzio, per molti italiani “è tempo di migrare”.
L’Africa subsahariana, e in particolare le sue coste o l’immediato entroterra, infatti, viene identificata come meta ideale per non subire l’ingiuria fisica del freddo e quella economica delle bollette del riscaldamento. Per molti è il sogno di una vacanza, per chi se lo può permettere il trasferimento nella seconda casa o un periodo anche più lungo per “svernare” all’equatore.
Quest’anno, per la seconda stagione di seguito, la situazione è problematica.
Le restrizioni del nostro Governo hanno praticamente annullato la possibilità di vacanze organizzate, di “settimane al caldo” ed altri tipi di viaggi di svago. Come sa bene chi frequenta il nostro portale, da ormai 18 mesi i decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri vietano di recarsi in Kenya (così come fino ad ora in tutte le nazioni africane) per semplici motivi di turismo.
Non solo: anche chi vi si reca per altre ragioni, sia come residente o con doppia cittadinanza o nel rispetto delle eccezioni elencate dal Ministero degli Esteri italiano (lavoro, studio, ricongiungimento familiare) al ritorno dovrà comunque restare in isolamento al suo domicilio per 10 giorni per l’obbligo di quarantena. Periodo passato il quale sarà tenuto ad effettuare un ultimo tampone.
L’obbligo viene applicato anche ai cittadini muniti di Green Pass e la speranza per i tanti appassionati d’Africa è che, al termine della proroga dell’attuale decreto, il prossimo 25 ottobre, questa regola cambi, dando la possibilità ai vaccinati di poter viaggiare o quantomeno a chi non viaggia per turismo ed è munito di Green Pass, di non dover effettuare quarantena.
Questo è ciò che è scritto e regolamentato.
All’atto pratico, come testimonia il primo anno e mezzo di trasferimenti di connazionali tra Italia e Kenya, non tutti rispettano le regole e una buona parte dei trasgressori riescono a farla franca sfruttando i controlli molto morbidi e “random” delle autorità doganali negli aeroporti italiani.
Come si sa, infatti, il Kenya accettando gli italiani (come il resto degli europei) anche con il solo visto turistico, non è tenuto né a controllare i motivi del viaggio, né tantomeno a trasmettere alle autorità italiane l’ingresso di un loro cittadino per turismo.
Come dire “se ce l’avete mandato voi, a noi sta bene”.
Anche certe compagnie aeree, che hanno tutto l’interesse a lavorare e riempire i propri voli, ragionano allo stesso modo, benché siano state avvertite dalle autorità italiane di effettuare controlli. Alcune sono più lige e inflessibili, altre accettano motivazioni e autocertificazioni di maniera (per usare un eufemismo).
Dai nostri sondaggi che dopo un anno e mezzo si basano sull’esperienza di quasi un migliaio di viaggiatori che si sono presentati, più dell’ottanta per cento di chi si presenta in un aeroporto italiano con destinazione finale Kenya riesce ad imbarcarsi sull’aereo che lo porterà, dopo almeno uno scalo (attualmente non ci sono voli diretti dall’Italia al Kenya) a Nairobi o Mombasa.
Molti di loro, è il caso di dirlo, esibiscono documenti o autocertificazioni false o non hanno con loro certificati o documentazioni comprovanti quello che dichiarano.
Una buona parte non viene controllata o viene controllata superficialmente.
Come abbiamo già scritto, produrre autocertificazioni false o dichiarare comunque il falso ad un’autorità doganale comporta rischi penali.
Qui potete leggere quello a cui si può andare incontro, una volta scoperti.
In ogni caso, un po’ perché la voglia di Kenya e delle sue attrazioni è tanta, un po’ perché ormai da anni le ossa di migliaia di italiani non sono più abituate al freddo, c’è chi continua a rischiare.
Di fatto da quello che ci viene raccontato dai connazionali che sono stati fermati, il rischio reale è soprattutto quello di perdere il volo e quindi i soldi del biglietto aereo di andate e ritorno.
Eppure c’è chi continua a rischiare, confidando nella buona sorte, in lettere d’invito fittizie ed altri espedienti “all’italiana”.
Dunque l’ostacolo più grosso per i frequentatori abituali che tra ottobre e novembre ogni anni sono soliti arrivare in Kenya, per adesso rimane la quarantena al ritorno.
Ma è anche vero che dopo un lungo periodo all’estero, ci può anche stare e che si spera sempre che prima o poi, anche durante la permanenza in Kenya e prima del ritorno, le cose possano cambiare.
Aspettiamoci quindi un buon numero di svernatori abituali e di “avventurieri” anche quest’anno, a fronte dello zero quasi assoluto di turisti da “tutto compreso”, voli charter e villaggi vacanze.
(PHOTO: SEAN GALLUP/GETTY IMAGES)
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