Ultime notizie

APPROFONDIMENTI

Blocco turismo Italia-Kenya, i keniani che più ne soffrono

La crisi delle categorie legate particolarmente all'affusso di italiani

27-10-2021 di Freddie del Curatolo

La notizia del proseguimento del blocco del turismo dall’Italia al Kenya, prorogato dal Governo italiano fino almeno al prossimo 15 dicembre, non ha gettato nello sconforto solamente i molti connazionali che avevano sperato di potersi recare in vacanza in una delle poche destinazioni internazionali in cui si possono abbinare ferie al caldo nella stagione invernale dell’Occidente, mare, natura e safari e in cui gli italiani da sempre sono benvoluti e in certe località come Malindi, Watamu e Mambrui, addirittura “di casa”.
Oltre ai cosiddetti “repeaters”, molti dei quali hanno già sperimentato con successo diversi escamotage per recarsi senza problemi in Kenya e ad amanti dell’Africa che dal febbraio 2020 non possono veder realizzato il loro sogno, a patire dopo questo ennesimo rinvio della possibilità di viaggiare per turismo, sono molti cittadini keniani.
Si tratta di lavoratori del settore del turismo che particolarmente sulla fascia costiera dipendono in gran parte dal turismo italiano e comunque da quello alberghiero, specialmente a Watamu, dei tour operator di casa nostra.
Vediamo quali sono le categorie che sono state maggiormente penalizzate dalle decisioni italiane.

TRANSFER E TAXI

La maggior parte dei turisti italiani che s’imbarcano da Roma Fiumicino o Milano Malpensa (e prima della pandemia, specie durante l’alta stagione, anche da Bergamo, Verona e Bologna con i voli charter, nonché da altri aeroporti regionali con Turkish Airways, oggi non operativa) arrivano al Moi International Airport di Mombasa.
Da lì, per chi ha scelto le destinazioni più frequentate dai nostri connazionali, sia quelle nella Contea di Kilifi (Malindi, Watamu e Mambrui) sia quelle nella Contea di Kwale (Diani e Tiwi Beach) l’unico mezzo di trasporto per arrivare nel proprio alloggio è il “transfer”.
Gli hotel solitamente si affidano ad agenzie esterne, che sono quasi tutte locali, con cui hanno un contratto stagionale. Pochi infatti possono vantare grossi pullman di proprietà.
Anche le compagnie di transfer che allo stesso tempo organizzano safari e che hanno mezzi di diversa capienza, contano molto sugli introiti del trasporto di turisti dall’aeroporto al resort.
Molte di queste compagnie da un anno e mezzo sono rimaste al palo o hanno dovuto cambiare destinazioni e tipologia di lavoro.
Alcune ad esempio si sono convertite al trasporto dei turisti di Nairobi che arrivano sulla costa tramite il treno veloce SGR. Chi ad esempio sceglie le destinazioni della Contea di Kilifi, scende alla stazione di Mariakani e lì trova transfer che lo porta a Kilifi. Watamu e oltre.
Un servizio privato, a fronte di una spesa leggermente superiore, offre di sicuro più comodità, sicurezza, cura per i bagagli e prudenza nella guida dei celeberrimi matatu.
A queste nuove tratte si sono convertiti anche molti “padroncini”, proprietari di auto private che solitamente stabiliscono con i loro clienti abituali un rapporto di fiducia. Non solo garantendogli il transfer, ma spesso anche affitando loro un’auto e offrendo altri servizi durante la vacanza.

SAFARI

Il parco nazionale dello Tsavo Est, tra tutte le riserve della savana keniota, è quello che più risente della mancanza di appassionati italiani di natura selvaggia. I tanti lodge, specialmente quelli appena fuori dal parco a pochi chilometri dal Sala Gate, stanno soffrendo della mancanza dei turisti di hotel e strutture con cui avevano convenzioni particolari. Ma molti di loro, conosciuti da anni, hanno sempre contato anche sul flusso di residenti e villeggianti privati che abitualmente si recano in savana o a cui piace alternare il mare e la vita da cittadina, con la pace assoluta di un “buen retiro” oggi raggiungibile in un’ora da Malindi, lungo una comoda strada asfaltata.
Senza italiani e particolarmente senza turisti da “primo safari della mia vita” molti di questi campi non hanno riaperto ed altri faticano. Si salvano le situazioni all’interno dello Tsavo, rimaste ormai pochissime, tra storici lodge e nuovi lussuosi “tented camp”, perché attirano anche clientela di altri paesi europei, di stanza tra Mombasa, Kilifi e Watamu, oltre ad indiani e poche famiglie keniane.
Ma anche per loro la mancanza degli italiani è un problema, così come per gli introiti del Kenya Wildlife Service ricavati dagli ingressi nel parco.
Oltre alle strutture, soffrono tutte le agenzie di safari e i driver locali. Alcuni di loro, partendo tanti anni fa da dipendenti, nel tempo si sono specializzati e hanno frequentato corsi professionali conseguendo anche licenze e patentini. Già alcuni mesi fa i grandi fuoristrada che molti keniani della costa avevano acquistato in momenti più felici del turismo e dei safari, erano in vendita, se non in “svendita”.



ARTIGIANATO E CURIO SHOP

La vendita di souvenir, oggetti fabbricati dalla manodopera e dalla creatività locale, finanche le boutique e i “curio shop” hanno sempre proliferato grazie al turismo e particolarmente a quello italiano. Per molti versi i viaggiatori di piacere africani sono una risorsa, particolarmente per bar, ristoranti e supermercati, ma difficilmente li vedrai acquistare un ippopotamo di pietra saponaria o un guerriero maasai d’ebano. Buona parte dei tessuti venduti sulla costa sono di produzione asiatica o al limite tanzaniana, che i keniani trovano anche nella loro città di provenienza.
Il mercato dell’artigianato locale è stato concepito qualche decennio fa, in tutto il Kenya e non solo sulla costa, per offrire ai turisti “di primo pelo” la possibilità di portare a casa un ricordo della terra in cui hanno fatto una bella vacanza e spesso hanno lasciato un pezzetto di cuore.
Anche i proprietari di case e villeggianti non occasionali hanno “già dato”, senza veri e propri turisti il mercato di produttori, espositori e venditori di souvenir è in grossa crisi. E con loro quello informale dei procacciatori di clienti che sperano in una percentuale sugli acquisti.

 

OPERATORI DI SPIAGGIA

Sulle rive dell’Oceano Indiano, da Shimoni al confine con la Tanzania, fino all’arcipelago di Lamu, non stazionano solo i famigerati “beach boys”, almeno quelli considerabili cani sciolti.
Da Diani alle varie località balneari fuori Mombasa (Nyali, Bamburi, Bombolulu, Shanzu Beach) fino a Watamu e Malindi, i “Beach Operator” si sono riuniti in associazioni e si sono dati delle regole. Chi non le rispetta è fuori e chi si approccia alla spiaggia con altre intenzioni, viene demotivato e nel caso segnalato. Non sempre ovviamente queste azioni hanno successo, ma la situazione dell’eccessivo attaccamento dei beach boys ai turisti che passeggiano o sono in procinto di fare il bagno, prima della pandemia era migliorata. Così come grazie a queste associazioni riconosciute dal Governo e dal KWS, sono migliorate le condizioni delle spiagge, perché gli stessi operatori partecipano attivamente alla pulizia e al riciclo della plastica.
Ma i Beach Operator, nel scegliere quel mestiere da “professionisti” hanno fatto un investimento, alcuni di loro sono anche proprietari di piccoli chioschi di souvenir (vedi voce precedente) o fanno parte di cooperative di barcaioli che organizzano escursioni. Per loro la mancanza di turisti italiani significa dover tornare a lavori saltuari e diversi da quello che avevano scelto anche per “fare squadra” e rendere più piacevole e appetibile l’esperienza dei viaggiatori sui bagnasciuga del Kenya.
Con loro anche diverse associazioni di donne che producono borse ed altro materiale riciclando quel che trovano sulla spiaggia, oltre ai già citati barcaioli che organizzano le escursioni nei parchi marini della costa, da quello dell’isola di Wasini a sud, per nuotare tra i delfini, a quelle di Watamu e Malindi, tra snorkeling e grigliate di pesce fresco sugli atolli di sabbia.

 

Vi sono altre categorie, più informali o al limite della legalità, come quelle dell'intrattenimento serale e del cambio valute, ma vale la pena dire che ognuna di queste branchie dell'indotto turistico non hanno sempre mantenuto solamente il singolo lavoratore, ma spesso tutto il nucleo familiare che si appoggia a chi ha un lavoro collegato all'arrivo di italiani, stagionale o meno che sia.

TAGS: turismo kenyablocco kenyaitaliani kenyacosta kenyaartigianato kenyatransfer kenya

Hai trovato utile questo articolo?

Apprezzi il nostro lavoro quotidiano di informazione e promozione del Kenya? Malindikenya.net offre questo servizio da 16 anni, con il supporto di sponsor e donazioni, abbinando scritti e video alla diffusione sui social e ad una sorta di “ufficio informazioni” online, oltre ad affiancarsi ad attività sociali ed istituzionali in loco.

Di questi tempi non è facile per noi continuare a gestire la nostra attività, garantendo continuità e professionalità unite a disponibilità e presenza sul campo.

TI CHIEDIAMO QUINDI DI CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PER NON COSTRINGERCI A CHIUDERE. TROVI TUTTE LE INFORMAZIONI SU COME AIUTARCI A QUESTO LINK:

https://malindikenya.net/it/articoli/notizie/editoriali/come-aiutare-malindikenyanet-con-una-donazione.html

GRAZIE
ASANTE SANA!!!

Due giorni di concerti, esibizioni, produzioni artistiche e artigianato al Museo di Malindi per l'ormai consueto happening "Malindi International Art & Culture Extravaganza", che va in scena venerdì 29 e sabato 30 settembre per tutto il giorno e

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

La notizia della trattativa tra il Ministero del Turismo italiano e il Governo per ottenere...

LEGGI L'ARTICOLO

Il rimpasto del Governo voluto dal Presidente Uhuru Kenyatta per fronteggiare una crisi politica dovuta a scandali e truffe che hanno coinvolto alcuni ministri, ha fatto sì che al Ministero del Turismo tornasse una vecchia conoscenza degli imprenditori e dei...

LEGGI TUTTO

La buona notizia è che finalmente, dopo mesi di appelli, richieste, pressioni, incontri a vari livelli, il Ministro...

LEGGI L'ARTICOLO

Migliaia di turisti, particolarmente keniani, stanno già affollando le località di ...

LEGGI L'ARTICOLO

Tra i progetti di infrastrutture presentati dal Ministero dei Trasporti a Mombasa, per rendere più agevole la viabilità urbana, c'è anche la costruzione di un secondo ponte a Nyali. 

LEGGI TUTTO

Tra i progetti di infrastrutture per la Costa del Kenya presentati con la nuova finanziaria c'è anche quello per la costruzione della linea ferroviaria Mombasa-Malindi-Lamu.
Il progetto...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Mezza Nairobi si è trasferita sulla costa keniana per le vacanze di Natale e di fine anno, unitamente a qualche migliaio di turisti europei, soprattutto italiani ed inglesi. Per questo...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

La notizia è di quelle che fanno ben sperare per la ripresa del turismo italiano nella costa nord del Kenya, a Watamu, Malindi e Mambrui.
Con l'arrivo di un buon numero di villeggianti, nelle due settimane centrali di agosto, si...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Una nuova direttiva del governo, per quanto il fine sia sacrosanto, rischia di creare problemi al settore...

LEGGI L'ARTICOLO

Disavventura che si poteva rivelare fatale per una turista italiana che aveva deciso di viaggiare in automobile...

LEGGI L'ARTICOLO

Dopo l’improvvisa ed esaltante escalation di provvedimenti delle ultime 48 ore, il settore turistico del Kenya...

LEGGI L'EDITORIALE

Dopo il blocco di tutta la nostra Nazione, sono arrivati segni di grande solidarietà al popolo italiano dalle...

LEGGI L'ARTICOLO

Un corridoio "covid free" tra l' Italia e la costa del Kenya, con un sistema di accoglienza sicuro, che investa tutti i momenti

LEGGI L'ARTICOLO

Amareitalia, brand di Sostravel.com, entrata nella destinazione Kenya con la commercializzazione esclusiva...

LEGGI L'ARTICOLO

Sabato 10 dicembre torna a Malindi il classico "Christmas Craft Fair", il mercatino di Natale con...

LEGGI L'ARTICOLO