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Emergenza acqua: solo un'azione di massa può risolvere il problema

Appello al Governo, proteste e altre proposte: imprenditori e residenti si uniscono

29-01-2018 di redazione

Una settimana senz'acqua a Malindi e Watamu, e non ci sono buoni segnali che i rubinetti possano essere riaperti a breve.
Il problema che da anni quasi ogni mese affligge la popolazione, i residenti stranieri e di conseguenza il comparto turistico della Contea di Kilifi ha raggiunto il punto di non ritorno.
Il debito dell''azienda erogatrice dell'acqua, la Malindi Water and Severage Company (MAWASCO)  nei confronti della azienda dell'energia elettrica, la Kenya Power & Lightning, ha raggiunto la cifra record di 3 miliardi di scellini, di cui 1 miliardo è il debito della Contea di Kilifi.
Nel 2016 è stato firmato un accordo per il rientro rateale del debito, ma dopo due anni la situazione non è migliorata, quindi ora la KPL sembra aver deciso di fare muro ad ogni richiesta di rateizzazione.
Non sono serviti gli sfoghi personali, le iniziative di singoli imprenditori e gli appelli a più riprese di politici locali e privati cittadini.
Resta solo una cosa da fare per far sì che il problema venga affrontato seriamente e si prenda la strada per risolvere il grave problema, la mobilitazione di massa.
E' un disagio che ormai inizia a costare tanto in termini economici e non solo, perché a lungo andare la mancanza d'acqua può portare altri grossi guai, come malattie di vario genere, problemi negli ospedali, nelle scuole, alle coltivazioni, agli allevamenti.
Una situazione davvero drammatica, che la devolution in Kenya ha reso ancor meno risolvibile.
Il nostro portale, come già avvenuto per altre problematiche che affliggono questo luogo per tanti versi ideale per viverci e lavorarci, e mai come quest'anno nuovamente ambito da turisti di tutto il mondo, si fa portavoce di una protesta che non può più essere fine a se stessa.
Quindi, su suggerimento di alcuni hotelier, ristoratori ed altri investitori di Malindi e Watamu, non solo italiani, siamo disponibili ad organizzare una causa comune, una cosiddetta "class action" per portare questo scandalo, di cui abbiamo più volte denunciato i motivi peraltro già annunciati anche dai media keniani. Si tratterà di dare mandato ad un avvocato per chiedere alla MAWASCO di risolvere il problema da subito, denunciando l'ammontare complessivo dei danni provocati ad ogni singola attività e in generale a tutto il settore turistico, individuare una volta per tutte i responsabili e proporre anche soluzioni pratiche per far terminare questa assurda situazione.
Non solo, per chiedere al Governo centrale di trovare una soluzione economica per questa vera e propria emergenza senza precedenti. 
In tre giorni abbiamo già ricevuto le adesioni di una decina di titolari di attività legate al turismo.
Secondo la Coast Water Severage, il Governo dovrebbe iniettare un importo iniziale di 60 milioni di scellini, per far riattivare gli impianti.
Ma ciò come sempre servirebbe solo a rimandare il problema al prossimo mese, perché con la richiesta mensile di 90 milioni di litri d'acqua, il debito è destinato ad aumentare. Oltre a Kilifi, sono coinvolte le contee di Mombasa (1.2 milioni di debito) e quella di Taita-Taveta.
"E' una situazione insostenibile che minaccia il nostro lavoro - è il commento di Maurizio Mogavero, proprietario del Baby Marrow di Malindi - è necessario che questa volta ci sia unità nel portare avanti una causa comune".
Fanno eco altri ristoratori della costa, come Eugenio del Curatolo del People Bar & Restaurant.
"Per qualsiasi azione che possa risolvere una questione che si trascina ormai da troppo tempo, io ci sono e mi auguro che anche gli altri colleghi capiscano che è l'unica strada da seguire" conferma Del Curatolo.
"Oltre una settimana senza una goccia d’acqua...a comprare camion e camion per far fronte all'emergenza - lamenta Raffaele Coniglio del VR Club di Watamu - Kshs 22.500 per ogni camion, e solo noi al Sun Palm Resort ne abbiamo comprati 15! Impensabile pensare di dare un servizio turistico come si deve con una situazione di questo genere. E' arrivato il momento di mettersi insieme e convocare chi di dovere, a partire dalle istituzioni".
Sulla stessa linea d'onda anche Guido Bertoni, GM di Garoda Resort: "Per ogni iniziativa che possa risolvere la situazione, noi ci siamo".
Il Manager di Garoda, Daniel Mwita ha ammesso che la struttura ha già speso più di un milione di scellini per procurarsi acqua.
"La situazione sta paralizzando il settore turistico - ha detto Philemon Mawala, vice chairman per la costa della Kenya Association of Hoteliers and Caterers - i danni economici sono altissimi in un momento in cui gli hotel a Watamu sono all'ottanta per cento di occupazione di turisti stranieri".     
Altre adesioni stanno giungendo alla nostra redazione.  
Per informazioni su come organizzarsi, potete scrivere a promotion.mwta@gmail.com oppure a info@malindikenya.net.
Nei prossimi giorni verrà comunicata la probabile data per una riunione pubblica, con annessa conferenza stampa per i media locali.

 

TAGS: acqua malindiacqua watamumancanza malindiclass action malindi

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