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TURISMO

Imprenditori italiani in Kenya: "Ora date e strategie"

I pareri del settore all'indomani della presentazione del protocollo

03-07-2020 di Leni Frau

All’indomani della presentazione ufficiale del protocollo definitivo per la ripresa del settore turistico in Kenya da parte del Ministro del Turismo Najib Balala e relative direttive da seguire in ottica Covid-19, gli imprenditori italiani di Malindi e Watamu attendono un segnale dal Governo riguardo all’effettiva riapertura degli aeroporti, a livello nazionale ed internazionale. Senza date certe, rotte e orari non è infatti ancora possibile programmare vacanze per chi vuole venire in Kenya, né strategie di marketing per gli operatori e le stesse attività di hospitality nel Paese.
In particolare per quanto riguarda la costa keniana, si attende la ripresa dei voli da Nairobi a Malindi, così come a Mombasa, Lamu e Ukunda, e una data quanto prima del ripristino della viabilità aerea dall’Europa.
“Siamo indietro rispetto ad altri Paesi africani che hanno già riaperto o che hanno comunicato la data della ripresa dei voli internazionali – spiega il nostro direttore Freddie del Curatolo - in questo periodo abbiamo seguito e valutato positivamente l’operato del Ministero della Salute riguardo all’emergenza provocata dalla pandemia Covid-19 e non abbiamo mai pressato e spinto per una riapertura prematura, né lo facciamo adesso anche perché riteniamo che nel breve la stagione sia già compromessa, e non certo per colpa del Kenya. Vorremmo però avere qualche rassicurazione sulle iniziative da parte del Governo keniano per sostenere un settore in forte crisi e i suoi dipendenti, per i quali noi stiamo facendo il possibile, cercando di non licenziare nessuno”.
Malindi non vede l’ora di ripartire, forte della presenza assortita di turismo internazionale (e non solo italiano) e locale registrata nella buona stagione, bruscamente interrotta dalla pandemia lo scorso mese di marzo.
“L’esperienza della riapertura in Italia ha messo in luce la difficoltà nell’adeguarsi ai vari protocolli molto simili a quelli previsti in Kenya – spiega Bruno Pianetti, proprietario del Kilili Baharini Resort & Spa di Malindi - ed in alcuni casi le sanzioni sono state pesanti, come speriamo non debba avvenire in Kenya per i nostri resort, che stanno facendo il possibile per essere pronti. Certo è che nessuno in Italia, (e può suonare strano) si è sognato di chiedere di ridurre i prezzi. Per quanto riguarda il nostro Resort abbiamo mantenuto buona parte dell’occupazione e ritengo che sia un fatto da evidenziare. Sarebbe stato più semplice licenziare tutti, ma ora per decidere di riaprire servirebbe un sostegno delle istituzioni e garanzie sulle regole  almeno da un punto di vista procedurale”.
 Su questa linea di pensiero è anche Sabina Vivaldi, titolare del Boutique Hotel Cozy Point Homes .
"Il protocollo definitivo – dice Sabina Vivaldi, titolare del Boutique Hotel Cozy Point Homes – comporterà costi aggiuntivi e come sta succedendo in tutto il mondo anche noi adotteremo tutte le misure necessarie per far sentire i nostri ospiti al sicuro e nello stesso tempo liberi di vivere un’esperienza indimenticabile. La soluzione proposta dal Ministro di ridurre i prezzi non è fattibile e nemmeno aiuterebbe ad attirare una clientela in grado poi di generare un indotto (safari, escursioni, shopping, ristoranti ecc..) importante per la destinazione e i suoi abitanti. Ci sono anche regole difficili da applicare, come il controllo del personale tramite tamponi ogni 14 giorni e trovo assurda la disposizione in cui noi albergatori dobbiamo prendere disposizioni necessarie per consentire agli ospiti di compilare il modulo di dichiarazione medica di viaggio al momento della prenotazione prima dell’arrivo. Questo sistema allontanerà i viaggiatori perché non avranno voglia di compilare certificati, imbattersi in moduli online, fare lunghe code per controlli e che quindi sceglieranno paesi con burocrazia più snella e più welcoming". 
Tra gli imprenditori di Malindi, fa eco Aldo Menduni, gestore della Malindina, una delle strutture che per prime si sono adeguate e hanno riaperto in conformità con le direttive del Governo.
“Ora ci viene suggerito dal Ministro del Turismo di abbassare i prezzi – sorride Menduni – in realtà senza la minima collaborazione di nessuno, i prezzi dovremmo alzarli, anche per differenziarci da chi riaprirà senza tutti gli accorgimenti a cui ci siamo sottoposti senza battere ciglio. Chi viene da noi deve essere certo di vivere un’esperienza sicura e senza problemi”.
A Watamu la situazione grava maggiormente sui resort che hanno sempre confidato negli accordi con i tour operator italiani che ora si trovano spiazzati e non hanno certezze su quando ricominciare a programmare il Kenya per i loro clienti.
“Mi piacerebbe sapere se tra i contributi che sono stati dati dal Governo al Ministero del Turismo ci siano alle viste aiuti concreti al settore e a chi continua ad investire – chiede Roberto Lenzi che sta per riaprire il suo Crystal Bay come bed & breakfast per dare un servizio a chi arriverà almeno da Nairobi, ma senza sapere né come, né quando – Speriamo di conoscere quanto prima date, orari e programmi dei voli interni per poterci organizzare. Si parla di marketing, ma come facciamo ad organizzare anche una singola campagna pubblicitaria se non sappiamo nulla?”.
Mentre si attendono annunci ufficiali, il settore è gravato anche da tante spese ed adeguamenti ai quali non viene dato alcun supporto né facilitazione.
“Abbiamo trasformato le strutture in relazione alle regole Covid-19, sostenuto le spese e ci siamo adeguati al nuovo corso, senza chiedere nulla – commenta Lenzi - E’ impensabile però dover addirittura pagare i tamponi e le visite mediche per i dipendenti. Chiediamo che la Contea e il Governo si affianchino a noi per tutelare la salute dei propri concittadini, aiutando chi già sta garantendo loro uno stipendio pur non lavorando da tre mesi”.
In attesa di conoscere le prossime mosse del Kenya a livello di accessibilità, molte associazioni di categoria come Kenya Association of Hotel Keepers and Caterers, Kenya Tourism Federation, KATO ed altre stanno facendo quadrato per riuscire a superare il difficile momento ed ottenere qualche risposta concreta da Nairobi. Servirebbe più attenzione da parte degli organismi di marketing del Turismo (che hanno ricevuto discreti stanziamenti per rilanciare l'immagine del Paese come destinazione "safe" per Malindi e Watamu. Qui, peraltro, realtà come PWAM lavorano da tempo di concerto con Contea e Municipio ed in certi settori, come quello delle infrastrutture, la musica sta cambiando.
Ora si attende una “direzione d’orchestra” all’altezza.

TAGS: turismo kenya

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