Ci risiamo, gli insegnanti del Kenya hanno lanciato l’ennesimo ultimatum alla Teacher Service Commission, l’organo governativo che dà loro lavoro. Una settimana per formulare una contro offerta alle loro richieste o sarà sciopero generale.
Non è la prima volta, dall’inizio della pandemia, che la categoria dell’istruzione pubblica arriva ai ferri corti con il Governo, in un periodo già molto problematico per la continuità del servizio nei confronti di 6 milioni di ragazzi.
I sindacati degli insegnanti; Kenya National Union of Teachers (KNUT), Kenya Union of Post Primary Education Teachers (KUPPET) e Kenya Union of Special Needs Education Teachers (KUSNET) si sono incontrati questa settimana per negoziare un nuovo accordo di contrattazione collettiva con un ritocco su stipendi e tutta una serie di bonus, per i prossimi 4 anni. L’attuale contratto della categoria scade alla fine di luglio e si cercava di spuntare poco più di un adeguamento, fino al 2025.
Almeno questa era l’intenzione degli insegnanti, che usciti dal meeting hanno annunciato che l’offerta della TSC è improponibile: il Governo ha proposto il congelamento di ogni aumento per i prossimi 2 anni con l’offerta di alternative che includerebbero l’allungamento dei congedi di maternità e paternità.
“Non ci hanno offerto nulla di vantaggioso – ha ammesso il segretario generale del KUPPET, Akelo Misori - . Abbiamo quindi dato al TSC sette giorni per formulare una contro-offerta; in caso contrario, chiederemo agli insegnanti di non presentarsi nelle scuole per il primo trimestre del 2021 che inizierà a fine agosto 2021.  Il TSC sta usando l’alibi della crisi della pandemia e la consulenza della Commissione per gli stipendi e le remunerazioni (SRC) per frustrare gli insegnanti e offrirci una controfferta non monetaria”.
Più morbida e possibilista la posizione del KNUT, che si augura di arrivare a soluzioni “amichevoli” con il Governo, aggiungendo alle offerte di contorno, ritenute buone, anche un valore aggiunto per le tasche degli insegnanti.
Tutto questo affinchè il prossimo anno scolastico possa finalmente iniziare in maniera regolare.