Arte e cultura

ARTE E CULTURA

A Malindi tele e vele nella interessante mostra di Pgnerì

"Dove sono andate a finire le barche a vela?" a The Lawfords

26-12-2023 di Piergiorgio Nembrini

All'ìnterno di The Lawford, in Mama Ngina Road a Malindi, fino al 15 gennaio è ospitata la mostra di quadri, fotografie, reperti ed altro di Pgnerì, al secolo Piergiorgio Nembrini, artista nell'anima residente da tanti anni in Kenya.
E' lui stesso a scriverne ed invitarvi a visitarla.

"J'aurais voulu être un artiste”…così cantava Claude Dubois negli anni ’80.
C’ho messo un po’ di tempo. 
In famiglia siamo tutti un po’ artisti a cominciare da mio padre maestro tappezziere per non dire di mia madre maestra nell’arte di far quadrare i conti a fine mese. Mia sorella pure. Siamo figli d’arte dunque, almeno nel barcamenarci negli alti e bassi della vita.

A 70 e più anni, ometto l’età giusta perché tutti gli anni dopo i settanta sono dettagli inutili da rivelare, dopo aver dato l’acqua a tanti, soprattutto in Africa, espongo per la prima volta e sicuramente per l’ultima, i miei quadri, fotografie, video, libri e altre cose del mare, nate o comprate negli ultimi 20 anni. 

Soprattutto di barche a vela del luogo, della costa dell’oceano Indiano, dove ho riprovato a dar vita e colori alle vecchie barche a vela, i “dhow”, o meglio i “ mashua”, che per anni,  secoli, hanno servito per la pesca e soprattutto per il commercio, nelle versioni più grandi, i “jahazi”.

Nel 2006 ne ho pure fatto costruire una, a Faza, sull’isola di Pate, a nord di Lamu, che ho poi venduto dopo averne apprezzato le qualità, ma anche i difetti, a dir vero pochi se non nella rusticità della costruzione, fatta solamente con pochissimi utensili, al punto che mi domandavo quale sarebbe stato il risultato. Ed è stata una bella barca, certo non come quella d’epoca con cui navigavo sul lago di Ginevra e che era stata costruita nel 1936 e che solca il lago ancora adesso, ma sempre una bella barca, anche se con criteri diversi.

Da Faza, son venuto a vela fino a Malindi, dove qualche modifica è stata fatta, per riparare i danni dell’ultima rotta, quando il mare ha mostrato la sua forza, per dirci che bisognava stare attenti, e rispettarlo. Poi le “sorties”, perché non si possono chiamare crociere, verso le isole che lo diventano a bassa marea, verso Watamu, Che Chale, mai più in là, per delle rotte di giorno, perché di notte l’oceano è nero, e le luci scarse, sognando magari di poter andare fino a Pemba o a Zanzibar, dove ho lavorato per anni.  

Comunque l’acqua ha sempre segnato la mia vita, per me e per la gente dei paesi a ”rischio”, in molte guerre, dove viene a mancare a tanti, come a Gaza adesso, e altrove, dove ho lavorato per cercare di ripristinare i danni collaterali delle ostilità, e non solo l’acqua.

Ho vissuto già dall’università, magari anche prima, quando si andava ai pozzi in valle a fare il bagno, o accanto all’acqua, negli anni di studio e di ricerca e poi quando ho “inventato” con altri la sezione “acqua e abitato” che ha avuto un successo, scontato, alla fine del secolo scorso e agli inizi di questo, con le due guerre del golfo, e altri conflitti e poi in questi ultimi vent’anni, con la coscienza di nuovi problemi, legati al riscaldamento globale.

I miei quadri sono di barche al riposo, con delle luci e colori diversi e anche di regate di “dhow” che ormai non si fanno più qui a Malindi, l’ultima o la penultima è stata quella del 2010, che ho documentato nelle fotografie, o come quelle di Lamu, che ancora si fanno a gennaio o durante il festival della cultura della costa, a fine anno, grazie anche a qualche amico che mi ha dato le immagini e che mostro qui.

Ho cercato la rotta migliore per navigare nei mari della vita. Ho sbagliato, perso la bussola e orzato a destra e a sinistra cercando nuove vie. Di sicuro sbaglierò ancora e ancora, e ormai non c’è più tanto da sbagliare. Ma una volta arrivato alla fine del viaggio, penserò serenamente alle fatiche e ai porti lasciati, certo di aver fatto comunque del mio meglio.

Dove, se non qui a Malindi, mi dovevo di esporre, dove secoli fa, altri naviganti, capitani di una qualche Pinta o Maria, esploratori sempre in viaggio, di porto in porto, son venuti a cercare nuove sfide o forse nuovi amori.

TAGS: nembrinithe lawfordmostraarteculturamalindibarchevela

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