EDITORIALE
17-10-2014 di Freddie del Curatolo
Che palle, sì proprio "che palle" dover passare le giornate a chiedere smentite, a tranquillizzare chi sta prenotando una vacanza in Kenya, a rasserenare gli animi di operatori e imprenditori, a parlare con i residenti e chi fa avanti e indietro con Malindi e Watamu.
Tutto per replicare alle "non notizie" della stampa allarmista e terrorista che sventola il virus ebola in faccia ai lettori ad ogni diarrea e vomitata di essere umano nel pianeta.
Ora non si puà più avere una gastroenterite che si rischia di finire in prima pagina come "caso sospetto", non si può nemmeno essere ricoverati senza sapere di stare recando un grave danno al turismo, non certo per colpa delle ostriche andate a male mangiate la sera prima.
Le multinazionali e altre lobby che lucrano sulla paura della gente si sfregano le mani da settimane e i media che aumentano i loro lettori con titoloni ad effetto e spaventevoli si crogiolano. Ormai non è più nemmeno cialtronaggine, è un vero e proprio sistema collaudato: prima si spara la notizia non vera ma solo presunta come dato di fatto, e poi si smentisce, lasciando però online la precedente. Mentre i TG non usano più da tempo il condizionale, così un "potrebbe trattarsi di ebola" diventa "caso sospetto di ebola". Ma che cos'è un "caso sospetto"?
E' tutto e niente: la tosse, ad esempio è un caso sospetto di tubercolosi!
La stanchezza un caso sospetto di osteoporosi, il sonno un caso sospetto di morte. La verità è che la questione Ebola è riesplosa da tre mesi e in questo tempo nessuno dei Paesi confinanti con i 4 che hanno il focolaio (Gambia, Liberia, Guinea e Mali) come ad esempio la Costa d'Avorio o il Senegal, hanno avuto pazienti infetti.
Ormai gli stati sono isolati, anche se sembra (ma è ancora da verificare) che in alcuni casi il virus possa stare anche due mesi in incubazione. In questo caso ricordiamo che i cittadini dei 4 stati arrivati in Italia o italiani rimpatriati sono centoventi volte superiori a quelli entrati in Kenya prima che chiudessero le frontiere.
Ergo: virus eventualmente molto più probabile in Italia che in Kenya. E finiamola di dire e scrivere minchiate per tenere la gente in casa, incollata davanti alla televisione o internet e murata viva nei Centri Commerciali a comperare cose rassicuranti. Ormai il fine delle notizie è solo unicamente guadagnare, non informare. Il nostro obbiettivo è dire le cose come stanno riguardo a Malindi e al Kenya, a mentire non avremmo nessun tornaconto.
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