Editoriali

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Lettera del candidato ideale per Malindi alle elezioni

"Fratelli keniani, vi rendete conto in che paradiso viviamo?"

06-07-2017 di Freddie del Curatolo

Buongiorno, mi presento: sono il candidato ideale per Malindi al Parlamento del Kenya, nelle prossime elezioni nazionali.
Innanzitutto voglio premettere che non appartengo nè alla maggioranza, cioè al partito del Presidente Kenyatta e del suo alleato Ruto, il Jubilee, né all’opposizione rappresentata da un’alleanza guidata dal suo sfidante Raila Odinga.
Non che abbia nulla di personale contro di loro, intendiamoci.
Sono keniano anch’io ma sono contrario al tribalismo, che secondo me ha sempre impedito a questo Paese di crescere socialmente e culturalmente.
Capisco bene che la nostra storia comincia dai villaggi, dai nuclei famigliari e dalle tribù; che è una storia fatta di discendenze, tratti somatici, dialetti diversi.
Ma non è così in tante altre nazioni del mondo?
Quindi, per quanto riguarda la politica nazionale, i rapporti con l’estero, l’economia, le strategie di difesa e gli accordi con le multinazionali non mi sento in grado di dare consigli a nessuno, tantomeno a due politici di professione come Uhuru e Raila, anche perché non ho l’ambizione di candidarmi alla Presidenza della Repubblica.
Quello che mi interessa è fare il bene di Malindi, per questo motivo voglio parlare al cuore, prima ancora che al cervello, dei miei elettori.
Ma ci tengo che queste mie parole arrivino anche a voi “mzungu” che da tanti anni vivete o frequentate Malindi, che date lavoro a tanti di noi e spesso ci aiutate a migliorare le nostre condizioni di vita.
Fratelli keniani, vi rendete conto in che paradiso viviamo?
Certo, siamo sempre stati poveri anche se un tempo eravamo poveri senza vestiti addosso, senza nemmeno le scarpe e oggi siamo poveri con il telefonino, la tariffa internet e la motoretta cinese.
Però la nostra terra è il nostro patrimonio, quello che da sempre ha attirato i turisti, fa crescere frutta e verdura, pascolare gli animali ed è sempre bellissima da vedere.
Vogliamo poi parlare del mare, con tutto il pesce che basta avere una barchetta ed è gratis?
E il clima così piacevole?
Pensate se avessimo le temperature di Eldoret, o di Meru…moriremmo di freddo nelle nostre casette senza camini e con muri sottili, con i nostri tetti di makuti.
E i turisti non si farebbero vedere.
Dobbiamo insieme pensare a proteggere e curare il nostro ambiente, perché ci può far vivere meglio e allo stesso tempo guadagnare più soldi, indispensabili per uscire tutti insieme dalla povertà.
Perciò nelle mie intenzioni, se verrò eletto, vorrei innanzitutto vorrei ripulire le strade e le piazzole dalla sporcizia e dall’immondizia latente.
Malindi rappresenta una delle cittadine storiche del Kenya, è meta di turisti e di interesse mondiale, è triste e controproducente per tutto il Paese vederla in uno stato di semiabbandono.
E’ vero, siamo in Africa e non si può pretendere di cambiare radicalmente le cose.
Ma anche a Kigali, in Ruanda, avrebbero potuto pensarla così, e invece se la vedete oggi è curata e pulita, nonostante non sia una località marittima e di turismo come Malindi.
Per fare questo non ci vogliono grandi spese, basta un servizio di raccolta quotidiano della spazzatura, che tra l’altro darebbe lavoro a tanti disoccupati, e uno smaltitore di rifiuti di modello europeo.
Nel frattempo, se verrò eletto, farò costruire marciapiedi e strade come si deve, con aiuole fiorite e attraversamenti  pedonali.
A Nyali, la propaggine vacanziera di Mombasa, lo hanno fatto, perché non possiamo farlo anche noi?
Mi piacerebbe poi mettere a posto la zona del porto, che è anche la più antica e ricca di suggestioni dell’intera costa.
Qui approdò Vasco Da Gama e qui c’è la cittadella araba di Shella.
Qualcuno di voi ha visto l’omonimo quartiere di Lamu?
Nella Shella di Lamu sono state creati vicoli e viuzze caratteristiche, con una pavimentazione elegante che mantiene però l’idea swahili che appartiene alla storia della nostra costa.
Seguendo quell’esempio, la parte araba potrebbe diventare un gioiello e permettere a tanti negozianti che oggi fanno fatica a mantenere aperte le loro attività, di avere una rinascita economica.
Immagino un quartiere come Stone Town a Zanzibar, con tanti bazar e negozietti di artigianato, spezie, profumi, tessuti, sandali e quant’altro.
Anche Lamu Road, la parte moderna e commerciale della cittadina, con le sue banche, i bar europei e i locali notturni, avrà bisogno di marciapiedi e parcheggi, di illuminazione e sicurezza.
Qui bisognerà convincere il Governo ad investire, così come per completare finalmente l’aeroporto internazionale.
Ci sarà anche da agire abbastanza velocemente per snellire le arterie stradali principali dal traffico che, mese dopo mese, sta diventando sempre più caotico.
Da anni si parla del “by pass”, una tangenziale che dalla zona dell’aeroporto taglia la città all’esterno per poi uscire prima del fiume Sabaki.
Si potrebbe vietare ai TIR e ai grossi camion, così come agli autobus diretti a nord, di passare dal centro della cittadina.
E che dire della via centrale della Old Town, quella del mercato vecchio, assediata dai grossi pullman che fanno capolinea proprio lì.
Vorrei spostarli in una zona commerciale adatta a loro, con un grande parcheggio e spazi per i loro uffici, e decongestionare una zona che dovrebbe essere pedonale, senza smog e casino.
Sono tutte cose che da solo un politico locale, con il suo poco potere, non potrà mai fare, ma se partiamo dalle cose semplici, abbellire Malindi e renderla più ospitale e appetibile, anche le istituzioni, così come i soggetti privati, capiranno che converrà puntare su questi luoghi e agiranno di conseguenza.
Facendo la prima mossa, non dispero di trovare anche sponsor per i progetti che ho in mente.
Per la popolazione locale invece bisogna pensare a rendere vivibili i sobborghi, a garantire l’educazione primaria a tutti, e se ciò non avviene a livello nazionale, almeno farlo qui.
Anche per non dover vedere più nelle nostre strade ragazzini giovanissimi che chiedono l’elemosina. Così come una delle cose da fare sarà regolarizzare i beach boys.
Quello dei lavoratori sulla spiaggia può diventare un mestiere come un altro, se regolamentato e svolto in maniera rispettosa dei turisti.
A Bamburi è stato fatto, perché da noi no?
Le nostre spiagge sono un bene comune importantissimo e devono essere costantemente monitorate, pulite e tenute in ordine.
Sono sicuro che se da un politico locale o un’amministrazione si iniziassero a vedere azioni e buona volontà, anche tanti operatori stranieri del turismo farebbero la loro parte, dandoci una mano.
Per questo, una volta dato il buon esempio, mi piacerebbe formare una sorta di consiglio cittadino alternativo a quello della Contea, composto da tutti i soggetti che operano o vivono ormai da tempo a Malindi e tengono a questo posto.
Per fare tutto questo, se mi eleggerete cari concittadini, sono disposto a devolvere metà del mio futuro stipendio da parlamentare, per essere il primo a dimostrare che insieme si possono migliorare le cose.
Ecco cosa mi piacerebbe fare per la mia cittadina, il luogo dove sono nato e che mi ha permesso di diventare uomo e di tentare oggi l’avventura politica.
Potete dirmi che sono un sognatore o, peggio, che vi sto prendendo in giro e che una volta guadagnato lo stipendio di parlamentare non farò nulla di quello che ho promesso.
In realtà c’è una sola cosa che mi dispiace e per la quale non posso fare proprio nulla.
Il fatto che io, purtroppo, non esisto.

TAGS: Elezioni MalindiFreddie MalindiMalindi Kenya

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