Editoriali

EDITORIALE

Malindi e Watamu, sempre più diverse ma complementari

Alta stagione alle porte, si riparte tra speranze e richieste

31-10-2022 di Freddie del Curatolo

Una nuova alta stagione turistica è alle porte in Kenya e migliaia di turisti stranieri si apprestano a sbarcare nel paese africano, specialmente per assaporare climi caldi e godere di spiagge e oceano indiano. Ma anche approfittare di una destinazione come nessun altra al mondo in grado di offrire nel giro di poche ore l’attrazione di un paradiso di relax tra palme e barriera corallina e la sconfinata savana popolata dagli animali selvaggi, con il Re Leone in testa, ma anche elefanti, giraffe, rinoceronti e via dicendo.
Secondo l’ormai ex Ministro del Turismo keniano Najib Balala, che dopo 12 anni è stato “pensionato” dal nuovo governo, entro la fine dell’anno torneremo a quota 1 milione di turisti, come era avvenuto negli ultimi anni pre-pandemia quando c’era stata una decisa ripresa dopo le scorie delle elezioni del 2017 e la sua coda di proteste e violenze che, per quanto si siano sviluppate solo in certi quartieri della capitale Nairobi e di Kisumu, sul lago Vittoria, città ben lontane dalle zone frequentate dai turisti, aveva creato difficoltà. Quest’anno, nonostante le “gufate” di certa stampa e le preoccupazioni (anche motivate) degli addetti ai lavori, le elezioni sono passate tranquillamente così come il Covid-19 non spaventa più di tante altre malattie. Viaggiare è più agevole anche se i prezzi dei voli sono meno abbordabili di un tempo.
Ma chi ama l’Africa e sogna una vacanza speciale, non fa attenzione a 100 o 200 euro in più. Perché se non può permettersela, non pensa neanche al Kenya.
Ecco allora che per i nostri connazionali tornano fatalmente di attualità le due destinazioni di mare (e a un’ora dalla savana) più conosciute e frequentate negli anni: Malindi e Watamu.
O forse dovremmo invertire l’ordine, volendo partire dalla più ambita e presente nei cataloghi delle agenzie viaggi o nelle pubblicità online. E dire che un tempo Malindi era regina e Watamu conosciuta da un turismo di nicchia o di tour operator che si affacciavano per la prima volta in Africa. A quel tempo, e si parla degli anni Ottanta e primi Novanta, Watamu era un satellite di Malindi, che attraeva dagli 80 mila ai 100 mila turisti all’anno. Bei tempi, non solo per il Kenya ma per il turismo internazionale in generale.
Oggi le due mete sono quantomai diverse, ma insieme possono diventare complementari ed aiutarsi a vicenda: Watamu è la “perla dell’oceano indiano” e sta crescendo in qualità e clientela da ogni parte del mondo, grazie alle sue favolose baie e spiagge e ad una serie di “facilities” pensate anche per le nuove generazioni: locali, ristoranti, ritrovi, sport acquatici, alloggi immersi nell’ecosistema e tanto altro.
Malindi ha i servizi, il commercio, più locali notturni e beach party ed una comunità italiana insediata da anni che significa anche rinomati ristoranti e cucina del nostro paese e possibilità di conoscere la realtà della costa keniana attraverso chi ci vive da tanti anni. Malindi però rischia di perdere il tram con i nostri tempi, anche se mantiene il fascino decadente della sua storia millenaria e anche dei fasti non troppo antichi del turismo d’elite di cui si è tanto parlato e non solo da quando è arrivato Briatore.
Se queste due destinazioni, mai tanto diverse come ai giorni nostri si unissero nella promozione e la loro imprenditoria turistica iniziasse da subito a farsi sentire con la nuova ministra del Turismo nominata dal presidente Ruto per l’apertura dei voli internazionali all’aeroporto di Malindi, potremmo avviarci verso una o più stagioni positive, facendo tesoro di quel che è stato per questi luoghi speciali e immaginando con ottimismo quel che sarà.

TAGS: turismowatamudestinazionialta stagione

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