Editoriali

EDITORIALE

Perché "Karibu" è l'opposto di "Karibuni"

Per non confondere chi fa del bene in Kenya con le vicende italiane

28-11-2022 di Freddie del Curatolo

La differenza tra le parole kiswahili “karibu” e “karibuni” non sono soltanto un fatto grammaticale. Per quello ce la potremmo sbrigare con una breve annotazione: “karibu” è il singolare dell’affermazione “benvenuto!” (inglese “Welcome!”) che viene usata anche come avverbio per intendere “vicino a”. “Karibuni” è il plurale, quindi “benvenuti”. Pur avendo entrambe accezioni di accoglienza, in questi giorni ci sembra doveroso estrapolare le due parole da fatti di cronaca italiana che mai vorremmo sentire o vedere legati con le realtà dell’impegno sociale in Kenya.
Il fatto è noto a molti di voi lettori, “Karibu” è il nome della cooperativa creata dalla moglie dell’onorevole italiano di origine ivoriana Aboubakar Soumahoro, e dalla sua famiglia. La moglie del deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Italiana, noto per le sue battaglie per l’accoglienza degli immigrati in Italia, è ruandese così come la madre. Quindi conoscono il kiswahili, parlato e compreso bene o male in tutti gli stati dell’Africa Orientale. E conoscono il significato, ormai panafricano, della parola “Karibu”.
La cooperativa ora è nell’occhio del ciclone per sospetta evasione, mancato pagamento di dipendenti e per le spese di lusso di Lilian Murekatete, la consorte di Soumahoro.
Parallelamente a queste vicissitudini del nostro “basso impero” e alla politica che antepone i propri interessi a quelle degli italiani e cerca di lucrare anche su questioni sensibili e che riguardano vite umane, ci sono le realtà sociali italiane che da anni hanno cercato di operare preventivamente al “Karibu Italia”, sia perché non hanno altri interessi se non aiutare il prossimo ed altre spinte emotive se non l’amore per la terra d’Africa, sia perché la miglior politica solidale nei confronti dei popoli del continente africano è “aiutare ad aiutarsi” nella loro patria, all’interno delle proprie comunità.
“Aiutiamoli ad aiutarsi” è anche il motto di “Karibuni Onlus” (eccoci, con il suffisso “ni” che designa il plurale) che è nata 20 anni fa a Como, proprio con questo presupposto. “Benvenuti” era la parola con cui nell’entroterra di Malindi accoglievano il fondatore Gianfranco Ranieri ed i soci della sua associazione.
Oggi, nell’era dei media che si ingarbugliano con i social e di cervelli bombardati di informazioni e fumanti che fanno confusione, è facile confondere “Karibu” con “Karibuni” e finire con il far di tutta l’erba un fascio. Mentre in questo caso possiamo dire che i due lemmi rappresentano filosofie (e morali) diametralmente opposte
“Stiamo ricevendo messaggi e telefonate che ci chiedono se ci sono legami fra noi e la coop sociale Karibu al centro di una indagine della magistratura in merito alle proprie attività nella gestione di migranti – spiega Ranieri - Ovviamente Karibuni Onlus Como nulla ha a che vedere con questa indagine, ma è opportuno fare chiarezza... Karibunii Onlus opera solo in Kenya attraverso progetti di sostegno alla educazione , creazione di lavoro e supporto al miglioramento dei servizi sanitari in loco . Karibuni Onlus opera con l'obiettivo di dare il massimo sostegno alle persone affinché possano vivere con dignità, possibilità di autonomia economica attraverso il lavoro, creare giuste aspettative per il futuro delle nuove generazioni. E su questa strada continueremo a mettere il massimo impegno e con totale trasparenza”.
Anche noi di Malindikenya.net conosciamo bene la differenza tra “Karibu” e “Karibuni”, quando si parla di solidarietà e continueremo a sostenere i progetti di una delle onlus italiane più serie che operano sulla costa del Kenya.

TAGS: karibukaribunisocialesolidarietàranieri

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