E’ ormai assodato che quest’estate gran parte degli italiani, più per comodità e sicurezza che per scelta di cuore, trascorrerà le ferie all’interno dei confini nazionali o al limite entro quelli dell’Europa Unita.
Ma è anche un dato di fatto che su 60 milioni di persone, anche una percentuale minima di viaggiatori abituali e di chi vuole “staccare” dal nostro paese e ritrovare il piacere di mete lontane, può significare molto per alcune destinazioni turistiche che ancora oggi, dopo un anno e mezzo di pandemia, sembrano impossibili da raggiungere.
E’ il caso del Kenya che rappresenta uno dei casi emblematici di questo periodo: sembra ormai chiaro che fino al prossimo 31 luglio non sarà possibile per un cittadino italiano recarsi in Kenya per una semplice vacanza, quindi per turismo.
Questo non significa che il paese africano non possa rilasciare un visto turistico, dato che il divieto, frutto di una lettura “radicale” da parte di Roma di una normativa europea (alcune Nazioni, come Germania e Francia, ad esempio “consigliano vivamente” ai propri cittadini di non recarsi nei paesi di fascia E per turismo, ma non lo vietano) non è reciproco. Il Kenya accetta cittadini italiani, anche non residenti, lavoranti, missionari, volontari o diplomatici.
Tuttavia come abbiamo potuto verificare da casistiche ormai così numerose da poter fare statistica, per chi è avvezzo al Kenya e anche ai viaggi non “mordi e fuggi”, arrivare a Nairobi o Mombasa non sia impossibile. Negli aeroporti di partenza dall’Italia sono state accettate autocertificazioni comprovanti un cambio temporaneo di domicilio, ad esempio.
E’ stato sufficiente mostrare un contratto d’affitto di una casa (per chi non ne fosse proprietario) e dichiarare lo spostamento provvisorio. Per quanto riguarda questa soluzione non ci sono stati riferiti disguidi e soprattutto nessuno, tra qualche centinaio di casi osservati, è stato lasciato a terra perdendo il biglietto.
Altri tentativi più fantasiosi, originali o raffazzonati sono stati invece vanificati dai controlli in percentuale maggiore.
Tra i più utilizzati, il ricongiungimento di “coppie di fatto” e il volontariato non comprovato da permessi di lavoro o dalla lettera di invito di una Onlus o NGO locale.
Da voci raccolte da noi in più corridoi istituzionali italiani, sembrerebbe che il Governo (anche in forza di appelli come quello di malindikenya.net sottoscritto da più di mille lettori) stia valutando sia la possibilità di riaprire al turismo per alcuni Paesi della fascia E, da agosto, sia quella più probabile di permettere i soggiorni non brevi e di viaggiatori abituali in quei Paesi.
Gli italiani, come detto, sono tanti e non è facile accontentarli tutti. Per questo motivo noi del portale degli italiani in Kenya, inserito nelle rassegne stampa delle agenzie che si occupano di notizie internazionali, teniamo a far sapere quali possono essere le soluzioni per permettere anche alle destinazioni turistiche più frequentate dai nostri connazionali di tornare gradualmente a frequentarle.