Non è ancora tempo per il Kenya di accettare una politica dei “cieli aperti” che permetta a tutte le compagnie aeree che intendano volare verso il paese ed atterrare a Nairobi e Mombasa, comprese quelle di bandiera che, secondo gli accordi globali, darebbero lo stesso diritto quella keniota, a Kenya Airways.
L’attuale ministro dei Trasporti, Kipchumba Murkomen,  ha dichiarato che non cederà alle richieste del settore turistico e dell’hospitality che lui ha chiamato “pressioni, sia interne che esterne, per liberalizzare i cieli kenioti e dare ai vettori stranieri un facile accesso ai diversi aeroporti del Paese”.
Sono effettivamente mesi e mesi, almeno dalla ripresa dei viaggi in pianta stabile, dopo il periodo della pandemia, che più parti, imprenditori ed esperti, operatori e soggetti internazionali, cercano di far capire al governo, anche attraverso esempi positivi di altre nazioni, anche africane, quali sarebbero i vantaggi per tutto il paese, a partire da un probabilissimo aumento del numero di turisti, con conseguenti entrate dai visti, ai possibili nuovi investimenti, con posti di lavoro locali e tutto l’indotto, alle rimesse di valuta straniera in contante e alle tasse pagate da chi lavora nei diversi settori dell’accoglienza. Non ultima, la possibilità di aumentare i voli cargo, quindi abbassare i costi del trasporto di merci e migliorare le condizioni del mercato locale, facilitando l’import-export.


Dall’altra parte, il governo intravvede un solo grande beneficio, quello per le compagnie locali, di cui peraltro solo una opera voli internazionali, Kenya Airways appunto, mentre la sussidiaria Jambojet al massimo vola in Africa orientale e le altre minori sono private.
Kenya Airways quest’anno ha riportato un piccolissimo utile, dopo sette anni di perdite consistenti, ma di certo un paese in via di sviluppo e con grandi potenzialità di crescita, che aspira ad attirare capitali e investitori da mezzo mondo, non può permettersi di continuare a far volare, anche localmente, i suoi passeggeri, solo con i propri mezzi.
Anche perché, lo abbiamo ripetuto alla nausea, portare più compagnie aeree in Kenya aumenterebbe la concorrenza e farebbe abbassare i costi dei voli, rendendo la destinazione competitiva.
Certo, se Kenya Airways avesse una forza stile “Qatar” o “Emirates”, il discorso sarebbe diverso.
Arrivo a Nairobi e coincidenza diretta su Malindi, Diani, Lamu e Mombasa con bagaglio imbarcato all’origine per la metà finale, sarebbe già una buona cosa, per non parlare di un volo diretto Milano e Roma-Mombasa con Kenya Airways, o appunto Italia-Malindi con il cambio a Nairobi, come è avvenuto una decina di anni fa.


Ai tempi numerosi tour operator erano disposti ad acquistare pacchetti volo da destinare ai propri clienti albergatori o costruirne di loro. Pensate ad esempio ad una compagnia di charter keniota, con voli diretti su Malindi/Watamu.
Ma tutto questo è utopia e nel frattempo sarebbe il caso di aprire i cieli a chi da subito è pronto a portare viaggiatori in Kenya, anziché dirottarli su altre mete più disponibili e meglio organizzate dal punto di vista dei servizi, nonostante siano sicuramente meno attraenti.
Secondo Murkomen, il problema non è solo indebolire Kenya Airways, ma c’è anche “la mancanza di reciprocità da parte di altri Paesi che permettono alla compagnia di bandiera Kenya Airways di volare direttamente su alcune delle loro rotte locali”. Il ministro però non dice quali sarebbero questi Paesi.
Poi però, da un’altra dichiarazione, riportata dal quotidiano The Standard, si capisce che è il Kenya a non avere interesse a volare in paesi le cui compagnie si muoverebbero volentieri per fare il percorso inverso.
“I nostri negoziati internazionali in termini di rotte e di permesso alle compagnie aeree di volare qui devono essere bilanciati con l'interesse del Kenya a volare verso quei mercati" ha detto il ministro dei Trasporti.


"Stiamo anche lavorando duramente per proteggere il nostro settore aereo dalla concorrenza sleale. So che ci sono interessi contrastanti per gli operatori del settore turistico, che vogliono che apriamo le rotte di questo Paese affinché tutte le compagnie aeree possano volare direttamente, soprattutto a Mombasa" - ha detto ancora Murkomen - È mia responsabilità bilanciare tutti questi interessi, compresi quelli dell'industria del turismo, ma anche proteggere gli investimenti nei servizi di trasporto. Vogliamo proteggere le nostre compagnie aeree locali dalla concorrenza sleale, soprattutto considerando il tempo, l'energia e le risorse necessarie per investire in una compagnia aerea".
Questo ennesimo ostacolo alla politica dei cieli aperti costringerà ad una prossima stagione senza troppe variazioni di condizioni, tratte e orarie, con forse qualche altra compagnia aerea aggiunta, con il contagocce.
Nella speranza che una presa di posizione così decisa, faccia seguire un aumento di voli da Nairobi per la costa e qualche coincidenza studiata meglio e soprattutto gestita esclusivamente da Kenya Airways.