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Palme, risorsa e bellezza da preservare sulla costa del Kenya

Quasi 200 specie a rischio estinzione, la loro utilità

15-02-2024 di Leni Frau

Tra le specie di palme in via d’estinzione, e quelle minacciate dalle attività umane, secondo uno studio recente ci sono anche quelle che rendono la costa del Kenya ancora più affascinante e “vacanziera”, oltre a fornire un aiuto essenziale per le popolazioni locali sia per i suoi frutti, sia per le foglie che vengono usate come tetti e non solo.
Le palme hanno sempre rappresentato una certezza per gli abitanti della costa e del suo immediato entroterra, e adesso anche loro iniziano a soffrire per via dei cambiamenti climatici e del poco rispetto che l’uomo ha di loro.

I ricercatori del Royal Botanic Kew Gardens di Londra hanno utilizzato l'intelligenza artificiale per valutare i rischi per l'intera famiglia delle palme keniane, dalle classiche “da cocco” alle Dumdum, all’iconica palma del viaggiatore. I dati danno un'idea molto più precisa che in passato (insomma, pare che l’AI non faccia solo danni) di quante e quali specie di tali piante vitali che possono risolvere gran parte dei problemi della popolazione locale, siano a rischio. La civilizzazione e l'edilizia selvaggia nelle zone turistiche e industriali ne ha già eliminate molte, tagliate per far spazio a costruzioni (infatti le palme sopravvivono anche perché il loro legno non ha grossi utilizzi pratici) in più i cambiamenti climatici hanno fatto proliferare nuovi insetti e tarme che le minacciano e a cui ancora la popolazione locale non trova gli antidoti. Questo oltre all'eccessiva frenesia dell'attività dei raccoglitori di cocco e degli spillatori del liquore alcolico tratto dai semi.

Fondamentale preservarle e non sfruttarle oltremodo, perché grazie alle noci di cocco, chiamate “madafu” ci si può nutrire con la loro polpa fresca e dissetarsi nei periodi di siccità con la sua acqua ricca di minerali. Con il frutto seccato invece si può ricavare una polvere che può arricchire i piatti poveri e soprattutto, bagnandola con acqua o latte, ottenere una panna cremosa che dà gusto e proteine nei sughi di carne e di pesce, nei fagioli, e nelle verdure.
Le palme però sono imprescindibili anche per le loro foglie che, una volta seccate, costituiscono con i cosiddetti “makuti” (fasci di foglie secche intrecciati a divenire tegole) i tetti di buona parte delle abitazioni locali, dalle capanne di fango alle grandi ville della fascia litoranea e dell’entroterra fino a cento chilometri e più. Anche se ultimamente c’è grande polemica sulle abitazioni moderne, specie nei centri urbanizzati, sui tetti in makuti, perché altamente infiammabili e a grande rischio di trasmissione del fuoco e di gravissimi danni, per la popolazione locale costituiscono l’unica possibilità di riparo dalla pioggia e anche dal sole, nelle loro spartane residenze.

Dal cocco si ricava anche l’olio che può essere sia utilizzato per cucinare (ed in questo periodo con l’aumento dei prezzi dell’olio di semi diventa ancora più importante), sia per uso cosmetico.
C’è un quarto aspetto, poco considerato ma molto diffuso e che di questi tempi più criticato del solito: dalla linfa delle palme si ricava il cosiddetto vino di palma o “mnazi”.
Il vino di palma è la bevanda popolare più utilizzata dalle tribù Mijikenda della costa, tradizionalmente bevuto durante cerimonie come matrimoni e funerali. Se sorbito fresco, appena spillato, è moderatamente alcolico (kajama) e abbastanza insapore, mentre più fermenta, più diventa acido, alcolico e nocivo. L’abuso di mnazi può portare a stati di trance, allucinazioni e l’utilizzo prolungato dare coma etilico.
In questi tempi gli spillatori di mnazi sono nell’occhio del ciclone perché è stato dimostrato che le palme da cocco si seccano maggiormente durante la stagione torrida e rischiano di perdere la loro produttività e addirittura di morire.

"Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere la biodiversità, che comprende più di mille specie di palme che ora sappiamo essere minacciate", hanno spiegato gli esperti ricercatori, affermando che è necessario intervenire per conservare le piante in loco e raccogliere più dati su di esse, il che non può essere fatto senza le persone che vivono nelle regioni in cui crescono le palme e che le utilizzano quotidianamente.
Secondo la ricerca, pubblicata su Nature Ecology and Evolution, almeno 185 specie di palma che hanno un uso, sono a rischio estinzione e necessitano particolarmente di attenzioni per non condizionare negativamente un intero ecosistema.

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