BRACCONAGGIO
28-02-2018 di redazione
Due ippopotami trovati decapitati, un altro nella morsa di una trappola mortale, il classico laccio di acciaio stretto alla gola.
Il segnale inquietante che la caccia all'ippopotamo sia arrivata anche nello Tsavo Est mette in serio pericolo la sopravvivenza di questo animale spesso dimenticato, quando si parla di protezione.
Burbero, non bellissimo da vedere, seminascosto nel greto dei fiumi, l'ippopotamo mantiene quel minimo di charme grazie all'immagine di animale "mite" propangandata dai media e resa quasi automatica dalla sua stazza.
In realtà l'hippo non è affabile ma è anche molto indipendente e la sua immagine richiama agli ambienti incontaminati e pieni di vita, come sa essere la terra d'Africa quando incontra la salvezza dell'acqua.
Quello che pochi considerano è che anche i denti di questo mammifero anfibio erbivoro, sono d'avorio. Sia le due zanne esterne che gli spaventosi molari. Ma a differenza dell'elefante e del rinoceronte, l'ippopotamo non è salvaguardato contro il traffico nazionale, cioè non rientra tra le specie da proteggere a tutti i costi.
Quindi i denti degli ippopotami sono più facili da contrabbandare in molti Paesi del mondo in cui il loro commercio è ancora legale. Senza contare il fatto che il costo sul mercato globale è più basso rispetto a quello delle zanne d'elefante.
Negli ultimi anni Uganda e Tanzania hanno rappresentato il mercato ideale per il contrabbando di denti d'ippopotamo, ma questi ultimi ritrovamenti fanno pensare che la morsa del Kenya contro il traffico di zanne, stia spostando i bracconieri verso un nuovo efferato business.
Tanto più che la carne di ippopotamo, a differenza di quella dell'elefante, piace alle popolazioni locali e con le condizioni di povertà che non migliorano, per la gente dell'entroterra trovarsi un animale di quella stazza già morto e decapitato significa dar da mangiare carne a un intero villaggio.
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