INIZIATIVE
07-12-2022 di Freddie del Curatolo
Cosa possono avere in comune i “filmati di famiglia” italiani girati in superotto e la memoria dei rifugiati in Kenya?
Lo ha raccontato nel migliore dei modi possibili una splendida iniziativa che ha messo insieme arte, recupero della memoria e culture diverse tra loro si è concretizzata domenica scorsa a Nairobi, con la presentazione del breve documentario “Shine Again”, realizzato dall’associazione torinese “Superottimisti” grazie all’iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi e al centro rifugiati in Kenya di JRS.
Superottimisti è un pool di filmmaker ed educatori, diretto da Giulio Pedretti e Giulia Carbonero, che recupera in Italia i vecchi filmini privati conservati o ritrovati da famiglie o discendenti di videoamatori del secolo scorso che giravano su pellicola, e li utilizza per scopi sociali, educativi o divulgativi. Nel caso dell’iniziativa di Nairobi, che ha visto la partecipazione di Pedretti e Carbonero, il workshop ha coinvolto i giovani studenti che seguono corsi di arti visive grazie ad un accordo tra JRS (Jesuit Refugee Service) e l’Università americana del New Hampshire.
Così è nata la collaborazione che ha visto i “Superottimisti” presentare il concetto e alcune immagini del loro archivio agli studenti, alcuni dei quali hanno alle spalle esperienze terribili, da profughi del genocidio ruandese e della guerra civile in Congo.
Ne è scaturito un lavoro d’equipe in cui i vecchi filmati di famiglia italiani commentano i ricordi di uno dei rifugiati, una ragazza ruandese. Risultato che ha stupito ma ha convinto tutti, durante la proiezione in anteprima avvenuta nella sala cinematografica del locale “Unseen” della capitale.
“All’inizio l’abbiamo presa come una grande sfida – spiega Giulio Pedretti a Malindikenya.net – perché se quando facciamo questi workshop con gli studenti affrontiamo le difficoltà della distanza temporale tra i filmati e la nostra epoca, e di conseguenza le straordinarie mutazioni della tecnologia e del senso dell’intimo, del privato nel mondo dell’immagine, qui in Kenya abbiamo avuto a che fare anche con la distanza geografica e con quella culturale di chi ha partecipato a questo lavoro di gruppo”.
Eppure, a guardare “Shine Again” e ancor più dopo aver ascoltato i ragazzi di JRS, non si direbbe.
“In effetti è scattata un’empatia inaspettata, per assurdo più spontanea e diretta di quella che avviene con i ragazzi italiani – conferma Giulia Carbonero – i rifugiati che hanno ricordi pesanti impressi nella loro mente ma nessun archivio di immagini, hanno trovato relazioni con ricordi di altre persone in altri tempi ed in un altro “mondo”. L’intimità svelata, sia nelle immagini che nei racconti, è la chiave per entrare in contatto con la memoria di un altro e capire l’importanza di documenti che mostrano la verità, scene di vita senza filtri, in contrapposizione alla caducità dei video di oggi che mettono sui palcoscenici dei social una realtà contraffatta”.
Anche la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi, Elena Gallenca, è convinta della bontà di un lavoro sull’asse Italia-Kenya che avrà sicuramente un seguito ed altri sviluppi.
“Iniziativa dall’esito molto positivo – chiosa Gallenca – perché attraverso il recupero e la valorizzazione del “cinema di famiglia” il workshop di Nairobi ha dimostrato che non ci sono distanze incolmabili e che una delle risposte alle immagini stereotipate e spesso innaturali dei nostri tempi può essere proprio creare percorsi comuni sul filo della memoria e dare loro un significato più profondo e meno transitorio, quello dell’arte”. Per chi vuole sapere qualcosa di più sul lavoro dei superottimisti (gioco di parole tra il lavoro di appassionati che ci credono e le vecchie pellicole in superotto, appunto): www.superottimisti.it
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