Dalla Germania al Kenya, nel nome del gusto italiano. “Fa’ la cosa giusta!” strillano i manifesti da una parte all’altra di Colonia a fine settembre.
Come se fosse facile... La fiera alimentare dell’ANUGA in programma la prossima settimana è la più grande Fiera biennale del mondo. Espongono i loro prodotti migliaia di produttori di più di centoventi Paesi.
Visitandola, da una parte si intuisce che nutrirsi, scegliere, abitare, supportare cibi e prodotti buoni, ingredienti ‘puliti’ apre gli esseri umani ad un futuro migliore.

Dall’altra, non si può avere facoltà di scelta: o diventiamo rapidamente eco-compatibili con il pianeta che ci ospita, o finiremo malissimo. Siamo 8 miliardi di persone, 75 anni fa eravamo solo 2 miliardi, cresciamo ad un ritmo ormai insostenibile! Per fortuna, ogni giorno la tavola ci aiuta a “fare la cosa giusta” senza troppo pensarci. Perché cioccolato e caffè, zucchero e spezie, cereali e frutta, vini e formaggi ci conducono in giro per il mondo, in un viaggio affascinante e virtuoso. Bastano un pizzico di attenzione e un palato goloso per capire le opportunità alimentari che ci arrivano dalla catena produttiva. Non è solo una questione di consapevolezza etica. Le nuove tecniche di lavorazione, pur senza nulla concedere alle scorciatoie delle produzioni intensive, hanno aiutato i contadini a alzare gli standard. Oggi non c’è chef bravo e curioso che si sottragga al piacere di impreziosire una ricetta con l’olio novello appena fatto, di corroborare un tiramisù usando il vero mascarpone.

Parlando di mascarpone e di Kenya, in arrivo fresco e via aerea dunque, dalla solita Vinyasa di Malindi, ormai punto di riferimento dei grandi marchi alimentari  italiani che vogliono entrare sul mercato africano, il mascarpone di Granarolo, l’azienda italiana più grande nel dairy che rispetta l’ambiente, e che fa della qualità un pilastro non negoziabile. Il mascarpone è  tipico di alcuni territori lombardi, in particolare della zona di Lodi e Abbiategrasso. Il termine mascarpone deriva probabilmente da "mascherpa", che nel dialetto locale significa crema di latte. Tradizionalmente, nei territori d'origine, veniva preparato in occasione delle festività invernali, mentre oggi, grazie all'impiego delle moderne tecnologie, viene prodotto tutto l'anno ed è presente su tavole di diverse nazionalità. In alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, il mascarpone è sostituito dal Cream Cheese (il Philadelphia, in Italia), prodotto simile ma preparato con una diversa tecnologia alimentare.

Densa e cremosa, la crema al mascarpone è adatta per farcire torte, bignè e pasticcini o anche servita da sola come dessert al bicchiere. Il suo utilizzo comunque è destinato soprattutto alla preparazione del vero tiramisù, il dolce italiano più popolare al mondo e presente in tutti i menu di tutto i ristoranti italiani in Kenya, tanto che l’anno scorso, per la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, a Nairobi l’Ambasciata d’Italia ha indetto un contest per eleggere il miglior tiramisù della capitale. Ma senza un mascarpone fresco, genuino e gustoso come quello di Granarolo, la qualità del celeberrimo dessert non può essere la stessa.

“Ogni giorno facciamo un grande lavoro di ricerca e lunghi viaggi per portare a Malindi quello che per noi vale di più: il rispetto per la tradizione culinaria italiana e per le persone che la condividono”, dicono orgogliosi a Vinyasa.