Personaggi

ITALIANI IN KENYA

La totale dedizione di Matteo per gli orfani di Emali

La storia del giovane volontario che da 10 anni opera in Kenya

09-07-2021 di Freddie del Curatolo

Una storia d’amore e dedizione totale nel cuore arido e povero del Kenya.
E’ quella del ventinovenne italiano Matteo Bonato, che da dieci anni vive e presta la sua opera come volontario a Emali, agglomerato di case e baracche affacciate sull’autostrada Mombasa-Nairobi, a circa 120 km dalla capitale.
Tra i rombi degli autoarticolati che alzano terra e polvere, rendendo spettrale il paesaggio ai bordi del Kajiado, una delle regioni più assetate del Kenya, l’associazione veneta Betania Onlus nel 2005 ha deciso di estendere la sua opera di misericordia attiva da Italia e Albania, anche in Kenya. Le basi per la nuova missione in territorio africano, risalgono a luglio di quell’anno, in seguito ad un viaggio in Kenya della Fondatrice Antonietta Vitale e di alcuni volontari per verificare le situazioni di necessità della popolazione.  
“Sono nato praticamente nella solidarietà e nella carità cristiana– racconta Matteo a Malindikenya.net – i miei genitori erano coinvolti in prima persona nel centro italiano che accoglieva extracomunitari con situazioni disperate. Fin da piccolo passavo buona parte del tempo con loro. A 15 anni ho chiesto a mio padre se potevo dedicare un po’ del tempo rubato allo studio e al pallone per dare una mano. A 19 anni, dopo la maturità e con delle buone possibilità calcistiche, la decisione di approcciarmi all’Africa”.
Già, perché nel frattempo Betania Onlus, ha aperto il centro di Emali. La scelta del luogo da parte dell’associazione non è casuale: lì e in tutto il Kajiado, negli anni precedenti si è abbattuta una delle più devastanti siccità degli ultimi vent’anni in Kenya ed è cresciuto a dismisura il numero di infanti abbandonati da madri che non avevano risorse per crescerli. Nel 2006 infatti partono i primi due missionari laici, Paola, consacrata, ed Enrico a gestire l'emergenza alimentare dovuta alla grave siccità e nel 2007 sotto la loro guida inizierà a tutti gli effetti la missione ad Emali.
Tra i primi volontari che hanno aiutato a costruire la scuola e gli alloggi per i primi orfani, c’era il fratello maggiore di Matteo.
Una famiglia votata al bene per il prossimo
“Nel 2011 sono arrivato a Nairobi e ho capito che stava accadendo qualcosa di straordinario nella mia vita – racconta il giovane volontario – uscendo dalla metropoli, attraversando le periferie degradate, percorrendo la strada fino ad Emali e penetrando sempre più un Africa arida in cui la terra si sollevava come borotalco e le piante parevano scheletri, ho sentito un colpo al cuore e mi sono chiesto dove stessi andando e se avrei potuto sopportare tanta miseria, pensando che equivalesse ad altrettanta infelicità e rassegnazione. Quando invece sono arrivato alla missione, ho visto gli sguardi di decine di bambini, i loro sorrisi, le urla sguaiate di gioia e la voglia di considerarmi uno di loro, di abbracciarmi e stabilire un rapporto di spontaneo affetto. Dopo qualche giorno ero già un loro parente e ho pensato che quello era il senso più alto che si possa dare alla vita e che non sarei mai più andato via da lì”.
Tanto più che la vita di chi apre il proprio cuore agli altri, anche senza donarsi completamente a Dio, può riservare altre meravigliose sorprese. Così è arrivata ad Emali Godlove.
“E’ una ragazza italiana di origine ghanese, cresciuta nel centro d’accoglienza italiano. Ci eravamo conosciuti prima della mia partenza e stava nascendo un’amicizia – racconta Matteo – nel 2015 decide anche lei di fare un’esperienza in Africa, anche per tornare alle sue radici. Lavorando insieme, frequentandoci giorno dopo giorno, ci siamo innamorati. Lei ha deciso di restare ad Emali come scelta di vita, per restituire tutto il bene che aveva ricevuto in Italia da Betania. Tre anni dopo ci siamo sposati e nel 2019 è nato Giacomo che, come me e Godlove crescerà in una grande famiglia che dà e riceve amore”.
La missione di Emali fa crescere in maniera salvifica e più che dignitosa 100 bambini, quasi tutti orfani e alcuni dei quali sieropositivi e una popolazione complessiva di 260 studenti, tra orfanotrofio e scuola che include due classi di asilo e le otto classi della scuola primaria, con annessi dormitori. Sotto la direzione dei responsabili della missione, Matteo e la moglie prestano la loro opera 24 ore su 24, sette giorni su sette.
Così dall’istruzione e dal sostegno alimentare, che sarebbero impossibili senza la rete di generosità attivata dall’associazione veronese, il centro di Emali con il supporto della Diocesi di Ngong ha potuto iniziare importanti progetti di assistenza per la popolazione locale, ad esempio costruendo case in pietra per le famiglie più bisognose.
“Ne abbiamo già create 35 e vogliamo andare avanti – spiega Matteo – questa gente non ha niente ed è continuamente flagellata dal clima, in una zona in cui la terra fa fatica a dare i suoi frutti. Per noi è fondamentale poter dare continuità alla nostra opera. Dopo le scuole primarie, cerchiamo di garantire a tutti l’istruzione secondaria che in Kenya è molto più costosa e che non tutte le adozioni a distanza riescono a supportare. Ma gli sforzi sono spesso ripagati: una ventina dei primi orfani che abbiamo cresciuto si sono appena diplomati e stanno trovando il lavoro che potrà fargli avere una vita decente: uno è meccanico, un’altra parrucchiera. E’ un periodo duro, aggravato dalla pandemia, ma negli anni ho potuto constatare che la solidarietà degli italiani è grande e chi viene a conoscenza di questa realtà e della passione con cui portiamo avanti il progetto di Emali, ci sostiene fin quando può. Ringrazierò sempre Dio per tutto l’amore ricevuto, per il grande dono che mi ha fatto dandomi la possibilità di diventare le sue mani attraverso Betania, alla Fondatrice che mi ha sostenuto ed incoraggiato in questa missione ma soprattutto ringrazio tutte le persone e gli amici che ci aiutano nella nostra missione rendendo tutto questo possibile”.
Matteo si è votato a questa gente e alla speranza di un futuro migliore per chi non viene considerato da un’umanità che passa veloce come i camion sull’autostrada a due passi, copre di polvere la miseria e non si volta a guardare.
Per sapere come aiutare l’associazione Betania Onlus e la missione di Emali, visitate il sito https://www.associazionebetaniaonlus.org
O contattate Matteo alla mail: teo92bona@live.it
 

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TAGS: italiani kenyavolontari kenyaonlus kenyaemali

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