Il Kenya ad agosto potrebbe dare una grossa “botta” alla sua campagna vaccinale, attuando un programma che consentirà a molte categorie, tra cui quella del turismo, di mettere in sicurezza il Paese non solo portandosi avanti nell’ottica dell’immunità di gregge, ma anche rendendosi di nuovo appetibile per i viaggi internazionali. Attualmente infatti lo scoglio più alto da superare è quello di garantire ai cittadini delle nazioni straniere e particolarmente del blocco UE la sicurezza di poter sostare per vacanza o business in Kenya senza essere sottoposti al ritorno a regime di quarantena.
Ad agosto, infatti, come ha annunciato il responsabile della Task Force Vaccini del Kenya e numero due dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel continente africano, dottor Morris Akwale, arriveranno in Kenya 13 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson grazie ad un programma dell’Unione Africana. La richiesta era stata fatta direttamente dal Governo keniano lo scorso aprile, all’indomani dell’emergenza che si era venuta a creare in India e che aveva difatto interrotto le forniture del vaccino AstraZeneca, prodotto su licenza dall’istituto Serum di Dehli, di cui l’India aveva già inviato 1 milione e 200 mila dosi, con la sovvenzione del programma Covax.
Nel frattempo, dopo l’arrivo annunciato ieri di 358 mila dosi AstraZeneca dalla Danimarca e ulteriori 500 mila entro luglio da altre donazioni, si garantirà la copertura degli operatori sanitari e dei dipendenti del Governo, continuando a raccomandare ai maggiori di 58 anni che non lo avessero ancora fatto, di procedere con la vaccinazione.
Con il vaccino Johnson & Johnson, che è dose unica, si coinvolgeranno presumibilmente nuovi settori, tra cui come ventilato anche dal Ministero, quelli dell’industria turistica. Sarà importante anche in questo caso attuare una campagna d’informazione puntando sulla necessarietà (dato che il Governo ha escluso l’obbligo) per chi lavora a contatto con il pubblico di fare il vaccino, per riattivare completamente l’economia.
Oltre a questo, molti Paesi africani si stanno attivando per produrre autonomamente il proprio vaccino. Nei giorni scorsi l’Uganda ha annunciato di essere già al lavoro, mentre i ricercatori degli istituti Etiopi faranno presto conoscere i loro risultati. Anche Cuba si è detta disposta a collaborare con l’Est Africa, dichiarando il suo vaccino sicuro al 92%.
Ieri, la Coalition for Dialogue in Africa (CoDA), un team indipendente che sostiene l'Unione Africana a mettere in atto sistemi per la produzione di vaccini essenziali, ha annunciato una nuova commissione per supervisionarne la produzione.
E’ una mossa per convincere i Paesi che non hanno attuato serie misure e non hanno fondi per acquistare vaccini dall’estero a non attendere per forza gli aiuti Covax o di generose nazioni preoccupate per il futuro dell’Africa.