Editoriali

SILVIA

20 novembre 2018, Silvia Romano e un anno di buio

I nostri silenzi tra tante urla virtuali, aspettando uno spiraglio di luce

20-11-2019 di Freddie del Curatolo

E’ il 20 dicembre di un anno fa.
Sono quasi le otto di sera.
Mi trovo in cucina e mi sto accingendo a preparare un manicaretto a base di pesce fresco, broccoli pomodorini e curcuma.
Arriva un messaggio da un amico: “hanno rapito una ragazza italiana a Chakama”.
Chiamo subito un paio di persone che vivono da quelle parti, mi confermano.
Mi sento con le nostre autorità.
Non si sa ancora niente ma si spera di recuperarla in poco tempo.
Non è mai accaduto nulla del genere da queste parti ai danni di stranieri.
L’unico paragone è con l’arcipelago di Lamu, ma lì al confine con la Somalia c’è la pirateria che vende ad Al Shabaab. E in ogni caso l’ultimo episodio risale a sette anni fa.
Passano i minuti e pesano come gli Ak 47 che hanno ferito parecchia gente nel piazzale del villaggio. Un bimbo rischia di perdere un occhio.
Non c’è nessuno in pericolo di vita, mi dicono.
Però di Silvia, Silvia Costanza Romano, non c’è traccia.
E’ una volontaria di 23 anni della Onlus Africa Milele.
Mi ricordo di questa Onlus e della sua fondatrice, Lilian.
Mi chiese anni fa una consulenza e d’accordo con il Console Italiano, le consigliai un avvocato locale e la accompagnai per farle da traduttore.
Stava per iniziare un programma di solidarietà a Chakama, mi disse, e aveva qualche problema.
Intanto la cena è andata, il pesce è insapore e la birra è come acqua.
Mi vengono in mente tutte le Silvie che ho conosciuto in undici anni di malindikenya.net. Tutti i sorrisi incrociati, le speranze ascoltate, i consigli chiesti e propinati, le interviste fatte.
Penso alle nostre visite a Chakama, a quelle ancora più numerose a Langobaya dove abbiamo spesso incontrato volontarie che passavano giorni, settimane in una casetta un po’ più sicura di quella affittata da Africa Milele, ma sempre in mezzo al nulla d’Africa.
A mezzanotte le voci si rincorrono:
“Hanno guadato il fiume”
“Sono scappati con le moto”
“Si sono sentiti degli spari”
Tutto il resto è buio, un buio che aveva ragione d’essere alle porte della savana, ma che prosegue il mattino dopo quando arrivo a Chakama.
Un buio che ci accompagna da un anno e che, come se non bastasse, si è riempito delle voci assordanti di media e social, delle congetture di chi vende e si vende, dei rigetti gastrointestinali di frustrati da tastiera e delle voci ascoltate dai frustrati di carriera.
Io in questi dodici mesi ho cercato di assecondare il tempo con il silenzio, perché solo rispettando il buio puoi sperare che torni un bagliore di luce.
Sono tante le cose che avrei potuto scrivere, e con me alcuni colleghi che conoscono l’Africa e ancora credono che avere un’etica serva a qualcosa e faccia bene al fegato.
Ogni tanto ancora oggi quando esce qualche presunta indiscrezione, o i cronisti autoreferenziati si lanciano in supposizioni, ci scriviamo “ah, sì...ma questo lo sapevamo da mesi...”
Dovrebbero capirlo anche gli insensibili, i professionisti del cinismo, gli intrepidi arrampicatori che non solo si fanno tanti errori di battitura e di pensiero, ma non c’è gusto e soprattutto non porta alcun beneficio, scrivere al buio.

L’unica cosa che mi è venuta da scrivere, guardando una delle foto di Leni a Chakama, è una poesia. Un impotente grido dell’anima per dire che ti stavo pensando e che ti penso ancora.

#ROOM 7

(per Silvia)

L’Africa non chiude le porte
ha catene e lucchetti se vuoi dormire
la luce della luna se vuoi pensare
un lenzuolo di stelle se sai sognare.

L’Africa non chiude le porte
le colora di giallo, di rosa o di verde
le macchia di sesso o di sangue
e non ha acqua per cancellare

L’Africa ha il bagno in comune
con tutti i miasmi del cosmo
profumo di fiori e di grano bollito
uccelli e insetti di sottofondo

L’Africa è la casa di tutti
di chi la compra con l’inganno
di chi non le paga l’affitto
e chi dorme per terra nel fango

L’Africa non chiude le porte
quello è il mondo degli altri
di chi non ha più la speranza
di chi è morto dentro da anni

L’Africa non chiude le porte
apre il cuore, a chi ce l’ha.

TAGS: silvia romanorapimento kenya

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