Editoriali

INCENDIO

Milioni in fumo sulla spiaggia di Malindi

Bruciate non solo case di italiani, ma di tanti keniani

14-03-2021 di Freddie del Curatolo

La famiglia indiana Shah, come altre keniane e pochi europei per via della pandemia, si stava godendo la giornata tra piscina e spiaggia, nel “casermone” di Silversand, quando improvvisamente fiamme e fumo hanno invaso la loro quiete e hanno trasformato la loro vacanza in un incubo, fortunatamente senza vittime ma con milioni andati in fumo, per loro come per decine di proprietari degli appartamenti dell’Oasis Village a Malindi.
Quella struttura più volte salita ai disonori delle cronache per liti intestine tra ex proprietari e gestori, e forse solo per queste dispute dichiarata anche in parte inagibile dalla Corte di Malindi tempo addietro. Un luogo nato negli anni Novanta con l’intento di garantire un appartamento a turisti di lungo corso che volessero fare un affare, acquistando sulle rive dell’Oceano Indiano un “buen retiro” a poche decine di milioni. In Italia era il tempo delle teleaste, degli imbonitori e delle multiproprietà. E Malindi era sulla bocca e nei sogni di tanti connazionali e non solo vip alla Briatore. C’era chi vedeva la cittadina come un luogo unico, perché a sette ore e mezzo di charter dall’Italia, con una comunità pregressa di conterranei e anche tanti locali che parlano la lingua di Dante.
In questo senso, edificato ma non troppo edificante, è un simbolo della presenza italiana a Malindi e anche uno dei simboli del suo lento svuotamento, dato che ultimamente parecchi appartamenti sono stati acquistati da keniani, specialmente di origine indiana e araba che amano trascorrere le loro vacanze o weekend sul mare e con il clima gentile di Malindi, specie rispetto a quello di Nairobi.
E’ da questo crogiuolo di una Malindi vecchia e nuova che è partito l’incendio.
Secondo più di un testimone, le fiamme si sarebbero attivate da un appartamento fronte mare al secondo piano, probabilmente per una bombola difettosa o un fornello lasciato inavvertitamente acceso. Su questo indagherà chi di dovere, quel che è certo è che in men che non si dica, purtroppo, il fuoco è arrivato al tetto di makuti, molto secco, e da lì il vento ha fatto il suo, portandolo prima nei cottage di fianco, del Key Park, che sono quasi tutti di proprietà di italiani, poi oltre la strada dove fortunatamente altre ville sono state attaccate solo marginalmente. Ma solamente oggi si potranno contare i reali danni e capire quante altre strutture private siano state totalmente o parzialmente distrutte. Intanto quel che è sicuro è che sarà difficile poter rendere agibile nuovamente l’Oasis Village, che è stato seriamente danneggiato finanche nei piani inferiori e nelle strutture esterne, oltre che all’interno di tanti appartamenti. Al disastro e allo sciacallaggio nei cottage, si aggiunge la pena di tanti italiani che in questo periodo di restrizioni non possono venire a rendersi conto di persona dei danni per iniziare eventualmente a capire se si potrà ricostruire qualcosa. Tante case infatti sono chiuse da anni e molti proprietari non sono in grado o nella volontà di spendere soldi. Il rischio di avere a Silversand una nuova struttura fantasma è molto alto. Più facile pensare alla ricostruzione delle villette e dei cottage del Key Park 1 e 2, quasi tutte seriamente danneggiate. In ogni caso, anche questa volta, come vedete nel nostro videoservizio, per Malindi è un brutto colpo, che si somma ai già gravi problemi che la mancanza di turismo ha portato. Ma la forza di questo angolo di mondo è sempre stata quella di sapersi rimboccare le maniche, e forse per questo più che per il clima mite, abbiamo tutti le camicie con le maniche corte.

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TAGS: incendio malindicase malindifumo malindidanni malindi

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