La questione senza fine dell'aeroporto internazionale indigna sempre più gli imprenditori del turismo di Malindi e Watamu.
L'ultima notizia che ha fatto scattare un moto di insofferenza nelle sedi delle associazioni di categoria e nelle chat avviate dagli operatori turistici, proviene da Ukunda, ovvero l'aeroporto di Diani Beach.
Lì i lavori per allungare la pista in vista dello status di "internazionale" (che, a differenza di Malindi, a Ukunda non c'è ancora) stanno procedendo e sembra che per adeguare lo scalo si stia procedendo addirittura a spostare un'intera scuola governativa, per ricostruirla altrove.
Cose mai pensate e attuate per l'aeroporto di Malindi, di cui si parla da almeno vent'anni e per il quale sono stati stanziati nella scorsa finanziaria i fondi per ricompensare chi verrà sfollato per far posto ai 2.7 km di pista per far atterrare e decollare i boeing.
Ma c'è un'altra questione che fa ribollire il sangue a chi ha investito ed opera nelle località vacanziere della Kilifi County: l'ipotesi reale ma mai suffragata dai fatti dell'arrivo di Ethiopian Airways da Addis Abeba a Malindi, con possibili coincidenze con l'Italia ed altre destinazioni europee.
Mentre il Governo dava il via libera per un secondo volo su Mombasa, non sono state ancora rese spiegazioni plausibili sull'accantonamento della richiesta su Malindi, con un volo effettuabile anche domani, con un aereo bombardier da 80 posti.
"La destinazione Watamu è richiestissima e un tour operator prestigioso come Alpitour ha deciso di investire anche quest'anno - dice Roberto Lenzi, proprietario di 7Island Resort, Crystal Bay e Paparemo - ma già l'anno prossimo sorgerebbero dubbi allorché dovessero far affrontare nuovamente tre ore di strada da Mombasa ai propri clienti. Rischiamo di perdere tutto se non ci diamo da fare".
Una "chiamata alle armi" arriva anche dal responsabile dell'associazione albergatori per la Costa Nord, Philip Chai: "Noi investitori stiamo facendo molto per queste destinazioni - dice Chai - dalle riunioni positive con i beach operators alla promozione dei nostri resort, ora è tempo che il Governo nazionale e quello di Contea si uniscano con l'obbiettivo comune di portare a termine questi lavori che vanno a singhiozzo ormai da anni".
Secondo Chai, così come per Roberto Marini di Ocean Beach Resort e Roger Sylvester del Driftwood Club, è arrivato il momento di mettere pressione alle autorità locali e centrali. Sono allo studio un documento comune ed altre iniziative.