E’ corsa contro il tempo per avere più voli sulla rotta Europa-Kenya per l’altissima stagione, dalla seconda metà di dicembre in poi.
La sbandierata “politica dei cieli aperti”, che lo scorso agosto sembrava potesse essere realtà, con l’annuncio dell’arrivo di Emirates e della sua compagnia low cost Fly Dubai all’aeroporto internazionale Moi di Mombasa, di fatto non è stata ancora ufficializzata.
La stessa Fly Dubai non ha ancora annunciato l’inizio delle operazioni ma potrebbe partire prima delle feste di fine anno.

L’ approvazione in tempi rapidi della Open Sky Policy aprirebbe il varco ad altre compagnie aeree, prima tra tutte Turkish Airlines per cui la rotta Istanbul-Mombasa sarebbe un ritorno dopo anni di collegamenti non solo con l’Italia (13 aeroporti) e con l’Europa, ma con mezzo mondo.
L’ulteriore notizia, lo scorso mese, del raddoppio dei voli quotidiani da Addis Abeba di Ethiopian, sembrava il preludio alla decisione finale che non significa “apertura sconsiderata a chiunque voglia invadere i cieli keniani”, come ha invocato qualche nazionalista della prima ora, fedele alla (vecchia) linea di Kenya Airways.

Invece a tutta metà ottobre non si hanno ancora notizie sull’evoluzione della questione e le associazioni del turismo guardano avanti, cucinando il minestrone con le verdure che hanno nell’orto.
Le speranze, quindi, di vedere arrivare Turkish per Natale a Mombasa sono ridotte al lumicino. Un segnale credibile è vedere come si stanno muovendo altre compagnie di bandiera, come ad esempio Lufthansa e KLM, che hanno già rimandato l’inizio delle probabili operazioni di volo sulla città costiera keniota per metà 2024.

E’ chiaro che questo effetto ritardo costituisca un piccolo vantaggio per Kenya Airways e la sussidiaria Jambojet che continuano a collegare la costa, non solo Mombasa ma anche Diani (Ukunda), Malindi e Lamu, sempre con il contagocce e spadroneggiando con le tariffe, ma ancor di più per Ethiopian che, insieme ai charter Eurowings e Condor dalla Germania, Neos dall’Italia e probabilmente alcune compagnie dell’Est Europeo, nonostante la situazione ancora problematica tra Russia e Ucraina, è l’unica che ha accesso diretto sulla costa.

Il turismo italiano resta così tra i due fuochi: da una parte la compagnia di bandiera keniota non crea voli diretti, nemmeno su Nairobi con coincidenze per la costa come fece qualche anno fa, perché è in grave crisi economica con dinamiche che ricordano la nostra ex-Alitalia, ora ITA. Dall’altra non vuole dare spazio ad altre realtà ben organizzate e più solide economicamente, per timore di perdere anche la loro fettina di mercato. Quindi i voli restano pochi, abbastanza cari e chi sceglie il Kenya ha sempre troppe difficoltà, rispetto ad altre mete.

Nella voce del ministro dei trasporti Kipchumba Murkomen e il quella, lo scorso agosto, del presidente Ruto, la questione è in fase di risoluzione, anche se la priorità del governo sarebbe quella di vendere Kenya Airways, come già ha fatto con la maggioranza delle azioni dell’operatore nazionale delle comunicazioni Telkom ad un’azienda di Dubai. Ma l’ex “pride of Africa” che fino a vent’anni fa era la linea continentale più apprezzata, non sembra essere così attraente.

Vedremo se prima di Natale accadrà qualcosa, anche solo qualche volo aggiunto “last minute” e senza prezzi esageratamente alti.
Che l’unica politica non sia quella di aprirci qualche altra cosa che non sono i cieli…