L’anno nuovo non ha ancora portato novità politiche in Kenya, a poco più di sei mesi dalle elezioni presidenziali e parlamentari.
I due candidati principali che cercheranno di sostituire l’attuale presidente Uhuru Kenyatta, al secondo mandato, non hanno ancora nominato il loro vice.
L’attuale vicepresidente William Ruto e l’eterno sfidante dell’opposizione ed ex primo ministro Raila Odinga, oggi però alleato con l’ex rivale Kenyatta, mentre Ruto pur essendo ancora nel Governo rappresenta di fatto l’opposizione, stanno ancora elaborando la mossa decisiva per dare scacco all’avversario con alleanze che portino allo stesso tempo voti e poteri forti dalla loro parte.
L’ultimo sondaggio effettuato da Radio Africa Group conferma la tendenza al possibile ballottaggio. Nessuno dei due candidati infatti avrebbe la maggioranza assoluta che permetterebbe di formare il nuovo Governo senza alleanze, potendo contare solo su uomini del proprio partito.
Odinga ha ulteriormente ridotto il gap che lo separa da Ruto, sempre in vantaggio nel consenso popolare, ma quest’ultimo secondo i sondaggi avrebbe guadagnato poco più di tre punti percentuali (da 42.7% a 46,1%) mentre l’ex primo ministro si sarebbe salito dal 28,6% dello scorso luglio all’attuale 35,1%, guadagnando quindi il 6,5%.
Questo perché mano a mano che si procede verso il 9 agosto, cala la percentuale degli indecisi.
Non sembrano esserci candidati terzi che possano ambire a diventare aghi della bilancia, semmai il colpo lo farebbe chi riuscisse a portare dalla sua l’intera alleanza OKA, composta da Musalia Mudavadi (2,4%) che rappresenta l’etnia Luhya, Kalonzo Musyoka (1,4%) kamba e dal figlio del secondo presidente del Kenya, Gideon Moi attestato poco sotto l’un per cento.
Mentre si attendono le mosse decisive, aumenta il fronte dei delusi e di chi non si recherà alle urne per protesta, iniziando come accadde anni fa in Italia a considerare i politici una casta di privilegiati e disinteressandosi dei loro giochi di potere.
Tra questi sono soprattutto i giovani a dichiarare che non andranno a votare e a far supporre manifestazioni di protesta a ridosso degli ultimi mesi di campagna elettorale.
Da tutti i pulpiti delle istituzioni si predica la pace e recenti scontri durante comizi a nord del Paese sono stati presi ad esempio per alcune azioni di prevenzione, come l’arresto di parlamentari che nei loro discorsi avrebbero incitato all’odio nei confronti di rivali, anche a livello di contee.
Su questo fatto sia Ruto che Odinga sembrano sulla stessa linea: prima di tutto elezioni pulite e senza quelle recriminazioni che nelle passate tornate hanno portato parte del paese al caos.