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IL CANTO DEL KENYA (23-12)

Di oggi, mercoledì 23 dicembre 2020

23-12-2020 di Freddie del Curatolo

Il Canto del Kenya di oggi, mercoledì 23 dicembre 2020, in realtà è il controcanto di ieri.
Come un lamento dei nativi americani, sommesso e monotonale, è uno dei tanti rovesci della medaglia.
Si va dal volonteroso falegname di Ganze che con i suoi risparmi costruisce il suo nido d’amore, nel Transmara, dove una famiglia proprietaria di un terreno che oggi vale oltre 2 milioni di euro sta patendo la fame e vive in condizioni miserabili.
Tutta colpa del padre di famiglia, Ole Kapen, che sei anni fa decise di cedere alle richieste di una grossa compagnia con sede nella periferia di Nairobi e cedette in leasing per 33 anni i 75 acri di terreno con annessi campi e colture, incassando una cifra notevolmente inferiore al valore d’affitto di un così grande appezzamento. Ma soprattutto, pretese che l’intera cifra gli fosse versata per intero in un anno.
Chissà quali progetti aveva in mente per se, la moglie e ben tredici figli, Ole Kapen. Dopo aver preso in affitto una modesta abitazione a Kilgoris, la cittadina più vicina, secondo quanto raccontato dal sito “kenyans” in poco tempo si è mangiato quasi tutti i 30 mila euro incassati, tra bar, donne e affari improbabili. “Viaggiava in taxi, fumava sigari, andava e veniva da Nairobi sognando grandi business” racconta la moglie, con cui la relazione è naturalmente naufragata, dopo le ripetute violenze ed il rifiuto di pagare l’istruzione ai figli ancora in età scolare.
Il valore decuplicato di molti terreni è una delle cause di omicidi, cause giudiziarie e liti tra parenti in Kenya. E Ole Kapen ricorda drammaticamente uno dei tanti capitribù Navajo o Apache non più fieri come un tempo ma alcolizzati e psichicamente labili che non solo hanno svenduto le terre dei loro avi, ma anche la loro stessa dignità. Speriamo che questo canto triste possa essere d’insegnamento a tanti suoi connazionali.     

TAGS: terra kenyamiseria kenyaalcolizzati kenya

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