Le alluvioni in Kenya delle ultime settimane e le conseguenti tragedie, figlie anche dell’impreparazione del Paese ad eventi del genere che, come hanno dichiarato diversi deputati ed altre autorità nazionali, “non hanno precedenti in Kenya”, non fermano la voglia di visitare la destinazione turistica da agosto in poi.
Le prenotazioni per le regioni costiere stanno lievitando di giorno in giorno ed è sempre più arduo trovare soluzioni di voli a buon prezzo, tanto che in molti si stanno orientando su settembre ed ottobre e addirittura fioccano già le richieste per Natale e gennaio.
Per quanto riguarda i safari, la grande migrazione che solitamente attrae migliaia di turisti internazionali a partire da giugno, non dovrebbe essere compromessa dalle inondazioni del Maasai Mara, conseguenti allo straripamento del fiume Talek che ha causato la temporanea chiusura di ben 19 strutture, tra lodge e campi tendati, che sorgono sulle rive del fiume. L’attesa per l’epico trasferimento degli gnu dal Kenya alla Tanzania e ritorno, con la presenza dei predatori terrestri e dei coccodrilli ad approfittarne, potrebbe anche ritardare per via delle piogge, che offriranno vegetazione e relativo nutrimento. Nel frattempo la situazione climatica e delle strade dovrebbe tornare alla normalità.


Nessun problema, infine, per le conseguenze del ciclone tanzaniano Hidaya, come scritto nei giorni scorsi. La costa ne potrebbe risentire in questi giorni a livello di forte vento, piogge e mareggiate per cui sono sconsigliate attività legate al mare, come pesca e nuoto.
Anche in questo caso, il comparto turistico è pronto a ripartire con ottimistiche previsioni, tanto che i voli charter su Mombasa da parte della compagnia Neos sono “schedulati” per fine giugno, tornando a date di riapertura per gli hotel che non si vedevano dal periodo pre-pandemia.
In attesa di una stagione turistica che si prevede in crescendo, l’attenzione è ora rivolta a come il Kenya affronterà le emergenze umanitarie relative ai danni e alle vittime del maltempo. Oltre ai morti (ufficiali) che raggiungeranno presto quota 250 ed a un centinaio di dispersi, bisognerà fare i conti con oltre 200 mila sfollati e con chi non avendo una casa o un terreno di proprietà, non sa se mai ritroverà un tetto per sé e per la sua famiglia.