PANDEMIA
26-02-2021 di Freddie del Curatolo
Il Kenya è pronto a ricevere i primi vaccini la prossima settimana, ma non ha ancora ordinato i freezer per conservarli nella maniera idonea.
Questo emerge dalle dichiarazioni del Ministero della Sanità e dei vari responsabili che tengono i rapporti con il COVAX, comitato che si occupa della distribuzione equa dei vaccini in Africa e di GAVI, l’organizzazione mondiale di sostegno di cui fanno parte soggetti istituzionali, Nazioni come anche l’Italia e soggetti privati come la Fondazione Gates. Gavi per il Kenya ha già messo sul piatto 20 miliardi di scellini, gli altri 14 miliardi per arrivare a vaccinare almeno 30 milioni di cittadini, ovvero il 60% della popolazione, dovranno uscire dalle finanze del Governo di Nairobi.
Ieri il Ministero keniano ha annunciato che il primo lotto di vaccini arriverà nella prima settimana di marzo e servirà ad immunizzare (si spera) per primi gli operatori sanitari, poi i dipendenti del Governo nei settori nevralgici.
Il Covax aveva già annunciato che il Kenya era stato inserito tra i Paesi che avrebbero ricevuto per primi i vaccini Pfizer-Biotech, grazie all’attivazione di una procedura d’emergenza approvata dall’OMS. Il Kenya riceverà a marzo circa 1.2 milioni di dosi, e più avanti altri 3 milioni di vaccini.
Ma dal Ministro della Sanità Mutahi Kagwe arriva la richiesta di 1.4 miliardi di scellini per l’acquisto delle strutture di conservazione alla temperatura di 70 gradi sotto zero dei vaccini.
Il Kenya non dispone infatti dei “freezer” e nell’accordo dei donatori GAVI è previsto che i Paesi, una volta fornite gratuitamente le dosi, provvedano allo stoccaccio e alla distribuzione.
Nel frattempo il Governo aveva anche proceduto all’ordine del vaccino AstraZeneca da Oxford, benché non sia ancora accertata la sua idoneità a contrastare le nuove varianti del virus, specialmente quella Sudafricana che è arrivata anche a Nairobi e dintorni.
Secondo il capo della Task Force per la distribuzione nazionale del vaccino, Willis Akhwale, in Kenya sono già operative celle di refrigerazione per uso medico e potrebbero ospitare oltre 20 milioni di fiale, ma sono in gran parte già occupate da altri medicinali.
“Strutture che possono arrivare a meno 70 gradi sono disponibili nelle strutture della Kemri e in poche altri istituti – ha detto Akhwale - ma stanno già conservando altri prodotti biologici. Non vogliamo contaminare i vaccini con altri elementi. Specie quelli biologici che sono prodotti che contenengono componenti di organismi viventi. E dobbiamo fare attenzione a non interrompere l'immunizzazione di routine nel momento in cui inizieremo a distribuire i vaccini”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già avvertito che in molti Paesi del Terzo Mondo metà dei vaccini distribuiti sono già inutilizzabili a causa del mancato controllo delle regole di conservazione.
Pfizer dal canto suo ha presentato recentemente nuovi studi secondo i quali il loro vaccino resisterebbe per due settimane anche a temperature meno fredde, fino a 25 gradi sotto zero.
Il Kenya accetta di buon grado le donazioni del vaccino Pfizer ed ha già concluso un contratto d’acquisto a condizioni favorevoli con AstraZeneca, ma in ogni caso il Governo si ritiene pronto eventualmente ad acquistare altri milioni di dosi della Pfizer.
Ma indispensabile prima sarà investire nelle strutture di conservazione e quelle, per adesso, non fanno parte di nessuna donazione internazionale. Secondo l’African Center of Disease Control and Prevention un congelatore certificato di tipo medico costa circa 1,6 milioni di dollari.
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