“Non è la prima volta che la linea aerea di Istanbul fa, per usare un termine pokeristico, un “buio” con i suoi ticket acquistabili. Ci prova, non riempie e rimanda le prenotazioni al mittente, lasciandogli spesso pochi giorni per dirottare su un altro volo”.
Questo scrivevamo lo scorso 7 ottobre riguardo alla cancellazione dei voli su Mombasa da parte della compagnia aerea Turkish Airlines. Non era la prima volta, appunto, ed è stata l’ultima in cui ci siamo fidati dei loro annunci, con tanto di campagna pubblicitaria, di riaperture della linea diretta Istanbul-Mombasa e soprattutto della presunta comodissima connessione con una decina di aeroporti italiani da cui normalmente non è facile decollare per il Kenya, né tanto meno per le destinazioni più vicine a quelle più desiderate dai nostri connazionali.
Come sempre senza un comunicato diretto da parte della compagnia (questa volta è arrivato tardivamente citando i mancati permessi da parte della Kenya Civil Aviation) ma attraverso cancellazioni direttamente a chi aveva acquistato i biglietti e notifiche alle agenzie di viaggio, anche questa volta arriva la notizia della soppressione del volo Istanbul-Mombasa e di conseguenza di tutte le coincidenze con l’Italia.
Noi sinceramente, pur sperando nel contrario, ce lo aspettavamo. Non siamo fan del "ve l'avevamo detto", anzi spesso quando siamo meno ottimisti del solito speriamo di poter dire "ci eravamo sbagliati".
Di fatto però, nonostante sia nostra volontà e idea di servizio d’informazione farlo, abbiamo volutamente ignorato la notizia arrivata poco prima di Pasqua, della prossima, ennesima riapertura della rotta.
Non ci credevamo e anche sulle nostre pagine social e gruppi Facebook abbiamo sempre risposto in maniera dubbiosa a chi chiedeva informazioni sul previsto volo Turkish. “I prezzi sono buoni” era il leit-motiv dei lettori. Non tanto uno specchietto per allodole, quando un tentativo disperato di riempire quei voli all’inverosimile. Ma non è solo la crisi a limitare la compagnia aerea turca, che fino a cinque, sei anni fa era tra le migliori e più organizzate per destinazioni a medio-lungo raggio, ma anche i disservizi e contrattempi che sono stati creati ai clienti: coincidenze troppo strette che hanno lasciato a terra chi arrivava dall’Italia, bagagli non arrivati a destinazione e rudezza di chi avrebbe dovuto essere preposto ad aiutare. Spiace per tutti i viaggiatori e lettori che ci hanno preso per “cassandre” e per quelli che si sono fidati. Per molti, la soluzione prospettata è quella di riparare su Nairobi, rotta che Turkish Airlines dovrebbe (condizionale d’obbligo) mantenere. Ma chiedere il rimborso invece che la riprotezione su altra destinazione, è legittimo.